lunedì 28 gennaio 2019

LA VOCE DEI POETI-2019 IV EDIZIONE: PACE E GIUSTIZIA - VERSIONE COMPLETA




                                                                   IV EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE
“LA VOCE DEI POETI”
“Insieme per la Pace e la Giustizia” 
                      
LA VOCE DEI POETI-2019 IV EDIZIONE: PACE E GIUSTIZIA

La IV Edizione del Premio Internazionale "La Voce dei Poeti" intende:
• far conoscere le esigenze di giustizia e pace nelle varie situazioni in cui viviamo.
• promuovere nuovi stili di vita.
• sensibilizzare ad una cittadinanza mondiale e ai problemi del pianeta.
Il tema verrà esplorato attraverso diversi percorsi culturali: antropologico, artistico, letterario, giuridico.
Un mondo pacificato, formato da società inclusive, in cui tutti abbiano uguali diritti e ugual accesso alla giustizia, con istituzioni governative efficienti ed efficaci, raggiungere una pace mondiale, eliminando i conflitti, combattendo il terrorismo e riducendo la criminalità ad ogni livello, è indispensabile per permettere uno sviluppo sostenibile che includa tutti.
Ma si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere: uno dei principali ostacoli è la corruzione. La violenza, l'ingiustizia e l'insicurezza possono essere presenti anche dove non sono in atto conflitti e nei Paesi più avanzati...lavoriamo insieme per

1. l'Umanità;
2. una coscienza ecologica globale;
3. l'eguaglianza: società del diritto eguale tra le differenze  (a partire dalla differenza tra maschile e femminile,persone abili e diversamente abili);
4. la nonviolenza;
5. la conversione all’economia della sobrietà.


BANDO DI PARTECIPAZIONE
R E G O L A M E N T O
1. Al Premio Internazionale “La voce dei Poeti” possono partecipare tutti gli autori italiani e stranieri 
2. Il Premio prevede 6 sezioni a tema:
“TUTTI INSIEME PER LA PACE E LA GIUSTIZIA”

  • A-VIDEOPOESIA: Tema “ABBATTIAMO LE BARRIERE ARCHITETTONICHE E CULTURALI” Per partecipare alla videopoesia occorre un video che sia attinente al tema proposto, inviare anche il testo della poesia del video in word. Non sono ammessi pdf.  Il video deve essere della durata max di 5 minuti, potrà essere realizzato in formato: .avi / mpeg (1-2-4) / .mov / flv /wmv su supporto mini dv / dvd / cd-r. Scrivere che l’opera è frutto del proprio ingegno, per i diritti d’autore.

  • B-FOTO POESIA: Tema “NON C’È PACE SENZA GIUSTIZIA” (massimo 2 poesie) da inserire sovrapposta o a lato ad una immagine a colori o in bianco e nero. Aggiungere in wordTimes New Roman 12 anche il testo della poesia.
  • C-POESIA a Tema (Le ingiustizie del Mondo di oggi: femminicidio, pedofilia, razzismo, bullismo, terrorismo, guerre di religione, intolleranza, danni all’ambiente, ecc. ) - Inviare 2 poesie, massimo 40 righi, in word Times New Roman 12.
  • D. RACCONTO: a Tema (Le ingiustizie del Mondo di oggi: femminicidio, pedofilia, razzismo, bullismo, terrorismo, guerre di religione, intolleranza, danni all’ambiente, ecc. )  un racconto di lunghezza non superiore alle 3 cartelle editoriali (1800 BATTUTE)
  • E. SAGGIO: a Tema (Le ingiustizie del Mondo di oggi: femminicidio, pedofilia, razzismo, bullismo, terrorismo, guerre di religione, intolleranza, danni all’ambiente, ecc.)  di lunghezza non superiore alle 3 cartelle editoriali (1800 BATTUTE)
  • F. LIBRI EDITI: a Tema (Le ingiustizie del Mondo di oggi: femminicidio, pedofilia, razzismo, bullismo, terrorismo, guerre di religione, intolleranza, danni all’ambiente, ecc.). I libri vanno spediti a Verbumlandiart Via Raffaele Vaglio, 15 - 73044 Galatone (Lecce)

Le poesie, i racconti, i saggi sono considerati validi se inediti e non premiati in altri concorsi.
Non sono ammessi contenuti: razzisti, diffamatori, offensivi della dignità altrui, con riferimenti politici, oppure erotici.
·       La partecipazione al Premio è di Euro 15,00 a sezione.
·       La partecipazione per le SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO E GLI AUTORI STRANIERI È GRATUITA.
·       I minorenni partecipano a titolo gratuito.
·       L’autore deve inviare entro il 31 Marzo 2019 (farà fede la data di spedizione) le poesie, i racconti, i saggi, i libri,  i video con le schede compilate, al fine di permettere il corretto svolgimento delle diverse fasi di selezione del Premio e la pubblicazione stessa.

Il materiale dovrà essere inviato via email all’indirizzo:verbumlandiart2@gmail.com con l’indicazione PREMIO INTERNAZIONALE “La Voce dei Poeti” 2019, insieme alla ricevuta di versamento delle spese di segreteria.
·       La quota di iscrizione come contributo volontario di segreteria può essere versata:
su c/c postale n° 001012364095 intestato a “VerbumlandiArt”
op. Bonifico sul Conto Corrente Banco Posta IBAN: IT09N0760116000001012364095
Causale: contributo volontario spese di segreteria “LA VOCE DEI POETI” 2019
La premiazione avverrà a ROMA, data e luogo da definire
PREMI:
1° CLASSIFICATO EURO TARGA + Premio sponsor
2° CLASSIFICATO TARGA E PERGAMENA
3° CLASSIFICATO COPPA E PERGAMENA
MENZIONI MEDAGLIA E PERGAMENA
• I premi saranno dati al momento della premiazione.
A tutti i partecipanti verranno fornite con debito preavviso tutte le informazioni inerenti la data e al luogo di premiazione. I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia per ritirare il premio; qualora non possano intervenire hanno facoltà di inviare un delegato solo con delega scritta inviata per e-mail all’associazione entro una settimana prima dalla cerimonia di premiazione all’indirizzo verbumlandiart2@gmail.com
• NOMI DEI COMPONENTI DELLA GIURIA:
·       MASSIMO ENRICO MILONE- PRESIDENTE ONORARIO - Direttore Radio Vaticano
·       TIZIANA GRASSI Presidente di Giuria - Giornalista
·       PIERFRANCO BRUNI - Scrittore, Poeta, Giornalista
·       ANNELLA PRISCO - Scrittrice, VPresidente Centro Studi Michele Prisco
·       GOFFREDO PALMERINI - Giornalista e Scrittore
·     FRANCO ROBERTI Assessore della Giunta Regionale della Campania, ex procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo“
·       FIORELLA FRANCHINI - Giornalista, scrittrice
·       COSIMO LORE' - Docente Universitario di Medicina Legale e Criminologo
·       SALVATORE MATTIA MARIA GIRALDI - Presidente Federiciana Università Popolare
IL GIUDIZIO DELLA GIURIA È INSINDACABILE E INAPPELLABILE: ALLA GIURIA È RISERVATA LA FACOLTÀ DI ESCLUDERE DAL CONCORSO LE OPERE NON CONFORMI AL PRESENTE REGOLAMENTO O IN EVIDENTE CONTRASTO CON LO SPIRITO DELLO STESSO.
  • L’invito ufficiale alla cerimonia di premiazione non dà diritto al rimborso delle spese di viaggio e soggiorno per nessuno, compreso i soci.
  • Sarà realizzata un’antologia con le opere premiate
  • Con la partecipazione al concorso gli interessati autorizzano l’organizzazione all’utilizzo e al trattamento dei loro dati personali ai fini dello svolgimento del concorso stesso e alla realizzazione di un’antologia o catalogo.

Per ogni altra ulteriore ed eventuale informazione inviare una e-mail a
oppure telefonare al numero 338 6341006


SCHEDA DI PARTECIPAZIONE

IV EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE “LA VOCE DEI POETI” –2019
Nome/Cognome ____________________________________________________________
Nato/a____________________________________________________________________
il__________________________Residente_________________________________________
in via __________________________________________________________________
Città________________________________________Cap._________________________
Provincia___________________Tel./Cell_______________________________________
E-mail _______________________________
Partecipo alla/e sezione/i:
o    A _________________________________________________________________
o    B _________________________________________________________________
o    C 1)________________________________________________________________
                2)________________________________________________________________
o   D__________________________________________________________________
o   E___________________________________________________________________
o   F___________________________________________________________________
Per la sezione A specificare il titolo della video-poesia e di eventuali nomi di regista, musiche e voce recitante.
___________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
Data_________________                                                                                    Firma
DICHIARAZIONE PER I PARTECIPANTI DI TUTTE LE SEZIONI
□ Dichiaro che i testi presentati sono frutto del mio ingegno. Dichiaro, pertanto, che essi non sono soggetti a D.A. (Diritti d’Autore) in quanto non ripresi da testi coperti da tutela di cui alla L. 22/04/41 n°633 e successive modificazioni e integrazioni.
□ Autorizzo l’Associazione Culturale Internazionale Verbumlandiart (Galatone), organizzatrice di questo Premio, a pubblicare in cartaceo i miei testi all’interno dell’opera antologica del Premio senza nulla avere a pretendere né ora né in futuro.
□ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi della disciplina generale di tutela della privacy (DL. n° 101/18 del 10 agosto 2018) allo scopo del concorso in oggetto e per le iniziativa organizzate dalla Associazione Verbumlandiart.
□ Sono a piena conoscenza delle responsabilità penali previste per le dichiarazioni false, secondo l’art. 76 del D.P.R. 445/2000.

Data_____________________________________                                                  Firma

DICHIARAZIONE PER PARTECIPANTI ALLA SEZIONE A
□ Dichiaro, sotto la mia unica responsabilità, di aver fatto uso, nell’elaborazione della video-poesia di immagini/video/suoni di mia proprietà o di dominio pubblico o, laddove abbia usufruito di materiali di terzi, di aver provveduto a richiedere relativa liberatoria degli autori per l’autorizzazione a usarli nell’ elaborazione del video, sollevando l’Organizzazione da qualsiasi disputa possa nascere in merito all’attribuzione di paternità dei componenti della video-poesia.

Data___________________                                                                        Firma



MODULO PER MINORENNI LIBERATORIA Partecipante minorenne:

Nome___________________________________________________________________________
Cognome________________________________________________________________________
Nato/a a ________________________________________________________________________
il _______________________________________________________________________________
Residente in______________________________________________________________________
Via_________________________________________________ N°Civico_____________________
Città________________________________________________Prov.________Cap.____________



AUTORIZZAZIONE DI UN GENITORE IO SOTTOSCRITTO/A:


Nome__________________________________________________________________________
Cognome_______________________________________________________________________
Padre/Madre di _________________________________________________________________

AUTORIZZO Mio/a figlio/a a partecipare al Premio “La Voce dei Poeti” 2019 Verbumlandiart

Il minore ________________________________________________________________
Data_____________________
Firma del genitore _____________________________________
Liberatoria Privacy: Si autorizza il trattamento dei dati personali nel rispetto di quanto disposto dal (DL. n° 101/18 del 10 agosto 2018)  in materia di tutela dei dati personali Firma del genitore__________________________________
DICHIARAZIONE LIBERATORIA Dichiaro di essere a conoscenza dei rischi connessi alla partecipazione del mio tutelato all'attività in questione. Con la sottoscrizione della presente dichiaro di voler liberare ed esonerare gli organizzatori da ogni e qualsiasi responsabilità civile e penale possa derivare al partecipante, anche a causa di infortuni o di danni a persone o cose verificatesi a proprio discapito o causati a terzi, impegnandomi a non esperire alcuna azione giudiziale o extragiudiziale e non elevare alcun tipo di denuncia nei confronti di chicchessia, e comunque a non sollevare alcuna eccezione riguardo alla organizzazione della suddetta attività e dei suoi rappresentanti
Firma del genitore______________________________




 

























mercoledì 23 gennaio 2019

Vivo nel tuo silenzio - Regina Resta




Vivo nel tuo silenzio,
nel nostro silenzio che si fa tempesta,
oltre l’inquietudine
che scuote come un tornado le cime degli alberi.
La nostra pazzia è in equilibrio con il tempo
avvolta da un filo di pensieri
che tramano un ordito di stupore.
Troppo rumore ancora ricolmo di rimpianti
possiamo volare prendendoci per mano
in questo vortice infinito che svanisce tra la luce
 e disperde le nostre voci.

© Regina Resta

Come è triste la parola dolore... Regina Resta


 Come è triste la parola dolore, non vi è scampo quando lo si incontra sul nostro cammino, viene a noi per accoglierci fra le sue braccia e una volta chiusi nella sua stretta non vi è altra via che affidarsi e lasciarsi guidare da lui. E’ come una tempesta improvvisa che ci fa naufragare miseramente e una volta travolti non vi è più scampo perché riduce la nostra vita ad un rottame facendoci vagare inconsciamente senza poter reagire, senza avere la forza di ribellarci. Chi non ha sofferto non può comprendere un’anima dove il dolore ha messo le sue radici.
Si è paragonati ad un cane randagio senza padrone che va ramingo per le strade buie in cerca di qualcosa, in cerca soprattutto di un po’ di affetto e quando vede qualcuno gli si avvicina desideroso, viene scacciato e pur sapendo che non potrà mai avere una casa e un po’ di cibo per sfamarsi, continua a vagare fiducioso in un domani migliore.
Però il dolore è anche una battaglia dove ognuno deve dimostrare di saper combattere per poter vincere; lo si deve sopportare dignitosamente: basti pensare che tutti hanno sofferto, incominciando da Cristo.
“Dal dolore sorgono le grandi cose e nascono i forti caratteri, come il fiore nasce dalle spine” afferma il Giusti, ed è vero, ogni grande uomo giunge alle sue mirabili conclusioni scientifiche, letterarie, ecc. solo attraverso la lotta e le contraddizioni.
Il mondo, come dice il Leopardi, è realmente dolore ma per il poeta pessimista al dolore non c’è rimedio. Per l’uomo e la donna che accettano il dolore e vivono nella speranza che esso sarà vinto e che la pace e la tranquillità torneranno, l’accettazione della sofferenza è grandezza spirituale d’incalcolabile valore morale e umano.
Regina Resta

domenica 20 gennaio 2019

Il pensiero vola - Regina Resta



Il pensiero vola
e sono lì che accarezzo l'immenso,
dolce tempo dell'oggi.
Dormienti i miei occhi
sono perle del mio vivere
percorrono i ricordi
che accompagnano la sabbia
che scorre fra le dita del tempo,
sono rocce che si dissetano,
mute, parlano a complici lacrime
di speranze indefinite.
Mi chiama quell'eco lontano
di un’anima che mi ama;
a stento respiro, tu sei battito,
temi i pensieri mascherati,
mordicchiando parole.
L’amore non si scrive, si vive …
Non sosta ad alcun passaggio,
è ritrovarsi in una lacrima a navigare,
un desiderio prigioniero dentro un sogno.
@ Regina Resta

giovedì 17 gennaio 2019

Sotto la pioggia- Regina Resta


E’ un giorno come un altro
uno qualunque segnato sul calendario
nato distratto senza alcuna nota sull’agenda.
Poi arriva inaspettata
quella pioggia battente, rovinosa
che tutto lava e cancella.
Non ci sono ripari di sorta
che possano coprirti e proteggerti.
Sono gli eventi della vita
che ti prendono di sorpresa
e c’è sempre quel dubbio amletico
Resto o vado via?
Ed invece resto sempre lì
bagnata fradicia ad aspettare
quel sole che asciugherà i miei stracci.
@Regina Resta 2019

TROPPE LE INGIUSTIZIE CHE DOMINANO IL MONDO


L’ingiustizia regna oggi ovunque nel mondo.
La situazione non è però peggiore di quella di altri tempi; l’umanità è sempre vissuta in mezzo alle ingiustizie.
Basta, infatti, dare una scorsa, anche sommaria, alla storia umana per rendersi conto che la forza e la violenza, il sopruso e l’ingiustizia hanno quasi sempre prevalso sulla giustizia e sul diritto; che i ricchi ed i potenti hanno quasi sempre sfruttato e dominato i poveri e i deboli.
Quello che c’è di nuovo è il fatto che, nel nostro tempo, un numero sempre crescente di uomini ha preso coscienza della situazione di ingiustizia in cui vive il mondo; non nel senso che ora, per la prima volta, gli uomini si sono accorti di una simile situazione, ma nel senso che ora, per la prima volta, si sono resi conto che l’ingiustizia non è una necessità ed una fatalità storica, a cui bisogna pazientemente sottostare, perché non ci si può sottrarre, come non ci si può sottrarre alle calamità naturali imprevedibili, ma è una situazione creata dall’egoismo e dalla prepotenza dell’uomo, dalla sua sete di ricchezza e di dominio. Una situazione che si può e si deve cambiare.
Tante e di ogni tipo sono le ingiustizie che affliggono gli uomini del nostro tempo.
Mentre un terzo dell’umanità vive nel benessere e nell’abbondanza, due terzi vivono nella miseria più atroce, nella fame e nell’ignoranza, attanagliati dalle malattie e destinati ad una morte precoce. Di fronte a popoli ricchi, che si accaparrano la massima parte delle risorse della terra e possono disporre di tutti i mezzi necessari allo sviluppo dell’uomo e al suo benessere fisico e materiale, ci sono i popoli della fame, a cui restano solo le briciole delle immense ricchezze del pianeta, e che sono sprovvisti di tutti i mezzi più elementari ed essenziali di crescita umana; questi ultimi, perciò, oltre che dalla fame sono afflitti dall’analfabetismo, dalla mancanza di cure mediche, dalle malattie, che ne compromettono per sempre lo sviluppo fisico e mentale e li rendono inabili al lavoro.
In paesi come le Filippine, l’india, il Pakistan si vive con meno di 2000 calorie giornalieri, mentre il fabbisogno minimo del corpo umano è di 2300-2500 calorie. Il 60% della popolazione dei paesi sottosviluppati soffre di malnutrizione, cioè ha un’alimentazione povera di proteine e di grassi ed assai poco varia. Conseguenze di questo stato di cose sono la forte mortalità infantile, il cattivo stato di salute, la scarsa speranza di vita e, soprattutto, la fame ed il sottosviluppo.
La fame, indebolendo l’individuo e togliendogli ogni voglia e gusto di lavorare, impedisce lo sviluppo economico che è legato al lavoro, e, a sua volta, il sottosviluppo crea altra fame. Così i popoli sono chiusi in un tragico ciclo di miseria.
Esiste ancora il razzismo e sono moltissimi coloro che, a causa della razza e del colore della pelle, vengono discriminati, esclusi ed emarginati dalle società in cui vivono.
E’ quanto capita ai negri, ai portoricani ed ai pellirosse negli Stati Uniti, ai negri della repubblica razzista dell’Africa del Sud, che, pur essendo l’enorme maggioranza della popolazione, sono stati fino ad oggi esclusi dalla vita pubblica e costretti a vivere nelle riserve, loro destinate dai bianchi ; agli zingari ed in genere ai nomadi, nei paesi europei.
Ma questi non sono che gli esempi più clamorosi del razzismo della società attuale. Ci sono forme minori, ma non meno umilianti di razzismo nei paesi europei, nei confronti dei lavoratori di altri paesi emigrati per lavoro, ed anche in Italia nei confronti dei lavoratori del Sud, emigrati al Nord.
Ed ancora : ogni anno 180/220 miliardi di dollari, cioè una cifra enorme viene inghiottita nella corsa agli armamenti. Se tale somma venisse spesa per dare pane e lavoro all’umanità, risolverebbe di colpo il problema della fame del mondo.
Mentre una ricchezza così grande viene sottratta ai bisogni vitali degli uomini, l’accumulo di armi nelle mani di alcune grandi potenze dà a queste uno strapotere, che le porta a schiacciare, e a sottomettere le altre potenze, che non dispongono di così potenti armamenti, e fa incombere su tutta l’umanità il pericolo della distruzione totale, pericolo che non è affatto immaginario, dato che l’umanità è stata già più volte sull’orlo della guerra atomico-nucleare.
Questa è la situazione nel mondo, oggi.
I beni e le ricchezze della terra sono nelle mani di pochi e servono solo ad una parte dell’umanità, che, essendosene appropriata per egoismo ed avidità, li tiene per sé e non ne fa partecipi gli altri.
Gli uomini dovrebbero nascere tutti con eguali diritti, ma la miseria e il razzismo li discriminano, mentre il mondo tende ad autodistruggersi.
Occorre, quindi, lottare tutti per un mondo più giusto; far comprendere ai giovani l’urgenza e la drammaticità della fame, del sottosviluppo, del razzismo, della pace, far nascere ovunque iniziative e favore della giustizia e contro qualsiasi tipo di discriminazione; fare appello alle loro forze e alle loro capacità inventive per creare un mondo più giusto e più umano, dal quale scompaia ogni tipo di violenza.
Dal web.

martedì 15 gennaio 2019

ARTE POÉTICA di Pablo Neruda - Don Yorty



...
...
Entre sombra y espacio, entre guariciones y doncellas, 
dotado de corazón singular y sueños funestos, 
precipitadamente pálido, marchito en la frente 
y con luto de viudo furioso per cada día de vida, 
ay, para cada agua invisibile que bebo soñolientamente 
y de todo sonido che mi piace, 
tengo la misma, che mi ha lasciato la misma fiebre in una canzone 
, un angustia indiretto, in cui mi 
sento in pace o in fantasmi, 
in una storia di estinzione e in profondità, in 
un camarero umiliato, in una campana poco ronca, 
como un espejo viejo, como un olor de casa sola 
in la que los huéspedes entran de noche perdidamente ebrios,
y hay un olor de ropa in a suelo, y una ausencia de flores 
-posiblemente de otro modo aún menos melancólico-, 
pero, la verdad, de pronto, el viento que azota mi pecho, 
las noches de substancia infinita caídas en mi dormitorio, 
el ruido de un día que arde con sacrificio 
me piden lo profético que hay en mí, con melancolía 
y un golpe de objetos que llaman peccato ser respondidos 
hay, y un movimiento sin tregua, y un nombre confuso.
Tra lo spazio e l'ombra, tra barricate e vergini 
dotate di un cuore sincero e sogni che sono condannati 
impallidiscono troppo rapidamente, rugosi in fronte 
come la furia quotidiana di un vedovo in lutto 
-Oh, bere acqua sognante invisibile 
che accoglie ogni suono che sento tremante- 
Ma la stessa sete assente, la stessa febbre fredda 
un orecchio indistinto che mi sveglia preoccupante 
come se ladri o fantasmi stessero entrando 
e in un lungo guscio fisso e profondo 
come un cameriere umiliato, come una campana un po 'spenta 
come un vecchio specchio o l'odore di una casa vuota i 
cui ospiti tornano a casa la notte bevono irrimediabilmente 
odore di vestiti gettati a terra - non di un fiore
anche se forse in un altro modo meno malinconico - 
ma sinceramente, improvvisamente il vento sferza il mio petto 
notte di significato infinito caduto nella mia camera da letto 
il rumore di un giorno che brucia di sacrifici 
chiede il profetico dentro di me, ma malinconia 
un conflitto di oggetti che chiamano ma non ha risposto 
all'infinito, e un nome non sa cosa sia.
Il poema è letto dallo stesso poeta. Una registrazione Caedmon. Traduzione da parte  di Don Yorty
 
...

domenica 6 gennaio 2019

Before Being - Sethi Krishan Chand



Before Being
My words
source
my feelings, 
My verses
come from
my thoughts;
Each of them
dipped in my soul
to secure,
to shine
before being
delivered .
kc sethi(c)2019
Picture:Courtesy


domenica 23 dicembre 2018

NATALE, LA STORIA di Mario Setta


NATALE, LA STORIA

di Mario Setta




Cominciamo col dire che Gesù non è nato il 25 dicembre. La sua data di nascita, anagraficamente, è sconosciuta. Il Natale cristiano di oggi sostituisce l’antica festa romana del solstizio d’inverno. Gli antichi romani festeggiavano la (ri)nascita del dio-sole, mentre per i cristiani il vero Sole che (ri)nasce è Cristo, che illumina le coscienze degli uomini. I Vangeli di Matteo e Luca dicono che Gesù è nato a Betlemme. Secondo il calcolo, errato, di Dionigi il Piccolo l’anno di nascita fu stabilito nel 753 dalla fondazione di Roma (ab urbe condita).

La data di nascita di Gesù è stata assunta per separare il tempo cronologico della storia occidentale: avanti Cristo (a.C.) e dopo Cristo (d.C.). La descrizione della vita di Gesù, nei Vangeli, viene presentata come realizzazione della visione profetica del Messia presentata nell’Antico Testamento. La nascita a Betlemme è la realizzazione della profezia di Michea, riportata dal Vangelo di Matteo: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele” (Matteo 2,6 – Michea 5,2).

Oggi, sotto il profilo della storicità biografica di Gesù sono sorti molti dubbi. Alcuni ritengono, ad esempio, che il luogo di nascita sia Nazareth o addirittura Cana di Galilea, dove pare risiedesse la madre, Maria. Si tratta comunque di ipotesi, perché allora non esistevano registri anagrafici. La tradizione ha sempre presentato Betlemme come luogo di nascita. E per di più una stalla. Un rifugio per poveri sventurati, come erano i genitori, Giuseppe e Maria.

Oggi, Betlemme è una cittadina nella zona araba di Israele. Una cittadina chiusa dalla cinta muraria costruita dallo Stato di Israele. Per giungervi bisogna attraversare il check-point, la rigorosa frontiera tra Israele e l’eventuale Stato Palestinese che non esiste ancora. A Betlemme c’è una clinica pediatrica per bambini palestinesi, la Baby Caritas, finanziata dalla Caritas Internazionale. Una clinica gestita anche da suore italiane, boicottata e spesso avversata dallo Stato d’Israele. È la testimonianza che Gesù rinasce ancora povero e abbandonato nella sua terra martoriata.

Il Cristianesimo è una religione che ha umanizzato Dio e, contemporaneamente, ha divinizzato l’uomo. Non più quindi “homo homini lupus” (Plauto), ma “homo homini Deus” = “Ogni uomo è Dio per l’altro”. Cristo ha elevato tutta la natura. Ha sublimato persino la materia, come sosteneva   Teilhard De Chardin, gesuita e grande paleontologo: “Benedetta sii tu, Materia, nelle altezze serene dove si crede a torto che ti evitino i Santi… In virtù della Creazione e, più ancora, dell’Incarnazione, nulla è profano, quaggiù, per chi sa vedere”. Cristo è nato ed è vissuto per darci l’esempio di come si debba vivere. Il suo messaggio è contenuto nel famoso discorso della montagna: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici… fate il bene a chi vi ha fatto il male…” (Vangelo di Matteo, capp. 5-7).

Gesù Cristo ci ha insegnato a chiamare e riconoscere Dio come Padre. A non temerlo. Ad amarlo, perché Dio ci ama. E Dio, come un vero padre, non condanna. Non punisce nessuno con una pena eterna. Perché nessuna creatura può meritare una pena eterna. “Se c’è un dogma completamente squalificato - ha scritto Sergio Quinzio - è il dogma della dannazione eterna”.

Nella religione ebraica Dio è ineffabile, indicibile. Il suo nome “YHWH” (Jawhé) era pronunciato solo una volta l’anno, nel Sancta Sanctorum del tempio, dal sommo sacerdote. Perfino la pronuncia era sconosciuta e si tramandava, in gran segreto, da sommo sacerdote a sommo sacerdote. Era il nome che Mosè aveva ricevuto sul Sinai, alla consegna delle tavole della Legge: “Io sono Colui che sono”. Erich Fromm, nel libro dal titolo “Voi sarete come Dei” scrive: «La traduzione libera della risposta di Dio a Mosè sarebbe: “Il mio nome è Senzanome; di’ loro che Senzanome ti ha mandato”».

Secondo Fromm “c’è uno sviluppo e un’evoluzione del concetto di Dio che accompagnano lo sviluppo e l’evoluzione di una nazione”. E il grande filosofo della morale, Immanuel Kant, scrive: «Per quanto le mie parole possano sorprendervi, non dovete biasimarmi se affermo: “Ogni uomo crea il proprio Dio” […] anche voi dovete creare il vostro Dio, per venerare in Lui il vostro creatore.» Oggi, molti teologi e intellettuali ritengono che Dio Padre non abbia mandato suo Figlio, Gesù Cristo, nel mondo per riparare la colpa di Eva, commessa col peccato originale, errata interpretazione della Sacra Scrittura, ma per elevare la persona, maschio e femmina, al più alto grado dell’umanità. La croce e la crocifissione, fenomeni terribilmente reali, si ergono a segni dell’elevazione umana verso la realizzazione del regno di amore e di pace, annunciato da Gesù.

Purtroppo in tutte le guerre, Dio è stato coinvolto dalle parti in causa. Il grido “Dio-Con-Noi” (Gott Mit Uns) ha risuonato negli opposti fronti. In nome di Dio, gli uomini e le religioni continuano a scannarsi. Perfino a Betlemme, nella Basilica della Natività, si sono verificati e continuano a verificarsi scontri tra cristiani dalle diverse confessioni. Il sociologo Zygmunt Bauman, ebreo, ha scritto: “La storia è piena di massacri e omicidi di massa commessi nel nome di Dio… la storia insegna che non c’è crudeltà, anche atroce ed efferata, che non si possa commettere nel Suo nome”.

Ma il vero nome di Dio è “Amore” (I Giov.4,8). È l’Amore che si fa carne in Cristo: nella sua Parola e nella sua Vita. Quel “Figlio dell’Uomo”, come spesso si definiva Gesù, nato povero a Betlemme e ucciso come un “malfattore” a Gerusalemme, ci ha insegnato che cosa è la forza dell’Amore. Purtroppo, chissà ancora quanti secoli e millenni dovranno passare perché tutti gli uomini accolgano e realizzino il messaggio che proviene dalla grotta di Betlemme.


IL PRESEPE di Franco Presicci




   Quando ero un ragazzino ed ero così basso che il tabaccaio di fronte a casa mi sentiva ordinare il sale per la nonna ma non mi vedeva, alcuni giorni prima di Natale facevano la loro comparsa gli zampognari con l’abito da pastori abruzzesi e suonavano la cornamusa. La gente si affacciava alle finestre e al termine di un paio di suonate lanciava i soldini. Li davano volentieri, anche se i tempi erano magri e la carne si mangiava una volta la settimana. A Milano me li ero quasi dimenticati e ne ho rivisti qualche anno fa nel cortile del grande acquafortista Gigi Pedroli, sull’alzaia Naviglio Grande; e ancora al mercato del giovedì, a Niguarda, in una giornata molto fredda che però non scoraggiava le file davanti al banco del pesce e a quelli della frutta.
   Gli zampognari erano personaggi attesi anche perché incrementavano l’aria natalizia. Ne ho ritrovati tanti nel laboratorio storico di Manola Artuso e Gianluca Seregni, legati nella vita e nell’arte, in viale Certosa 91, arteria così chiamata perché l’arcivescovo Giovanni Visconti vi sistemò alcuni certosini in cerca di una dimora e assegnò loro dei terreni per costruirvi una cappella. I suonatori non sono da soli, ma in compagnia di taglialegna, fornai, fabbri, calzolai, donne con la brocca, con il cesto, pecorai, re Magi e naturalmente pecorai assediati dal gregge. Tutte le figure che abitano il presepe, che in anni più recenti ha cominciato ad ospitare anche il pescivendolo e il pizzaiolo, tipici del presepe napoletano. Sono manufatti prestigiosi, come le Madonne, i Bambinelli e altri santi che poi vengono spediti all’estero: in Argentina, Spagna, Medio Oriente…
   Sono rimasto estasiato di fronte a questa folla esposta sugli scaffali di questa bottega storica e alle architetture sacre che con amore e pazienza i due artisti elaborano per clienti comuni e collezionisti. Si ha difficoltà a muoversi in questo ambiente che merita il nome di regno del presepe tra statue ad altezza naturale e tutto questo popolo che i bambini vedranno con gioia scendere da una montagna o seduto in una grotta bene illuminata tra conigli, galline, asinelli, pomodori, granturco, cipolle appesi nelle scenografie messe in piedi dai papà con abilità o improvvisazione. Comunque il presepe è arte, sogno, luce, un messaggio di pace, di serenità ad un mondo che si lacera nelle guerre; a uomini che hanno perso i valori di un tempo. E serenità si avverte ammirando le opere di Manola, laureata in pittura a Brera, e di Gianluca, tra l’altro delicato, sensibile pittore naif, laurea in restauro e in conservazione dei Beni Culturali.
   Se si ha la fortuna di trovarli un po’ più liberi del solito si può avviare una conversazione ed emergono perle sulla storia del presepe, che grande o piccolo che sia, geniale o modesto, ricco o povero, in gesso, in sughero, in cartapesta, in terracotta, non vi possono mancare la stella cometa, che guida i re Magi alla grotta, il bue e l’asino, che erano assenti ini tempi molto lontani e oggi onnipresenti, simboleggiando il primo l’umiltà e il secondo la costanza  (quando ritiene di aver lavorato abbastanza non c’è verso di farlo muovere, consapevole dei suoi diritti, che difende senza l’intervento dei sindacati). Ascoltiamo e guardiamo le varie composizioni artistiche, gli impianti scenici creati da Manola e Gianluca e le loro statuine in gesso di alabastro e acqua oltre a elementi segreti che si rifanno ai modelli originali del ‘700.
   Si parte dal ‘300, quando sembra che in Toscana fossero già stati allestiti presepi a tutto tondo con figure anche ad altezza naturale e si finisce al presepe lombardo e al museo del presepe di Brembo di Dalmine, che accoglie centinaia, forse mille presepi provenienti da ogni parte del mondo. Si parla delle statuette di Matera, del presepe in cera colorata del Museo di Messina, delle statuine della bottega Bongiovanni-Vaccaro di Torino…
   Il presepe diventò popolare nel ‘400. Da allora se ne fanno anche un legno, materiale preferito dagli Alemanno, probabilmente lombardi, e nel 1480 da Bongiovanni Lupi da Lodi, custodito a Rivolta d’Adda, in territorio di Cremona. A Napoli emersero atti che testimoniano presepi di corte già in epoca quattrocentesca. E presepi abbondavano sul Sacro Monte di Varallo… La Puglia è ricca di artisti che sagomano la cartapesta o l’argilla, come il leccese Carlo Zimari (ricordiamo il suo albero della cuccagna), e il carro a due ruote di Filandro De Giovanni, leccese anche lui, Gianluca, persona squisita come Manola, oltre che appassionato è un vero conoscitore di botteghe e artigiani famosi e dei materiali che trattavano. A Bergamo erano specializzati nella lavorazione del gesso e una volta le loro opere erano richieste prevalentemente da chiesi e conventi. A Milano in via San Pietro all’Orto c’era il presepe meccanico, aperto fino a Pasqua, vicino all’”omn de preja “, l’uomo di pietra, una statua su cui venivano lasciati foglietti di protesta.
   Presepi ovunque, dunque, nelle case, nelle chiese, nelle piazze, magari sotto l’albero di Natale. Con il nonno a raccontarne la storia di questi panorami intrecciandola con la fantasia. Prendiamo in mano un Bambinello dall’incarnato roseo, di grandezza naturale, e Manola ci dice che è destinato a un collezionista, mentre si prepara a “a dar vita” a un San Giuseppe alto un metro e mezzo, l’espressione pensosa e le mani giunte in preghiera.  E’ faticoso farla posare con Gianluca per una foto, nonostante sia lei che lui siano di una gentilezza e di un’ospitalità commovente.
    Ancora qualche dettaglio non da poco. Come detto, sono anche restauratori eccezionali, noti per aver restituito la bellezza a centinaia di pezzi dal’enorme valore storico, compresi i 40 pezzi in legno ad Albonese. Una signora impacchetta un presepe suggestivo e rispondendo a una domanda dell’acquirente mormora: “Presepe vuol dire recinto chiuso, mangiatoia”. Ma il giaciglio di Gesù Bambino è collocata tra sentieri, discese, montagne, cortili, ponti, stazzi…, tra personaggi in adorazione. E’ comunque una composizione straordinaria, con elementi essenziali come l’acqua, che con la fontana, il laghetto, il ruscello, la cascata… la purificazione, e il fuoco, con il camino, la fornace del fabbro, la luce che pulsa dietro la cometa e nelle caverne la salvezza. I presepi sono ambienti da favola, in cui vorresti entrare, magari nelle vesti del vecchietto con la lanterna o del contadino attorniato da tanti animali da cortile per sentirti protetto nella casa che sogni.
                                                                               Franco Presicci