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lunedì 23 settembre 2019

Pesaro Arte & Cultura 27 Settembre 2019 Mostra Di Arte Contemporanea Critica Poetico-Artistica Di Yuleisy Cruz Lezcano





ARTISTI
Cristian Bellini



“Cristian Bellini, un artista tanto eclettico quanto sperimentatore, grazie alla molteplicità delle sue esperienze e ovviamente alla sua capacità di trasferire figurativamente uno stato d’animo, una sensazione, un concetto…
E questi concetti arrivano al fruitore delle sue opere, molto semplicemente, molto direttamente, anche perchè viene stimolata la curiosità di chi guarda, e questi rimangono colpiti dalle scelte cromatiche, dagli accostamenti di materiali, di tecniche pittoriche.



Molto particolare poi nei suoi dipinti figurativi la scelta di rappresentare così spesso il denaro, la carta moneta così come le monete in metallo che spesso vengono inglobate fisicamente nel dipinto, diventando un tutt’uno e trovando quindi una dimensione nuova, mai vista prima. Gli effetti cromatici sono poi molto interessanti e colpisce il vedere come accostamenti anche insoliti, in realtà sono al posto giusto, ottengono l’effetto giusto.
Non si può poi non menzionare i disegni di Cristian, realizzati quasi tutti con penna su carta, in una meticolosità del tratto, in un contrasto tra bianco e nero che affascina, rende quasi magico l’effetto ottico di intravedere in quei segni una figura, un oggetto. Si tratta di piccoli capolavori che amplificano la capacità di far scaturire il soggetto dell’opera, quasi in simbiosi con lo spettatore e i suoi stati d’animo.”
Cecilia Rosina



I suoi paesaggi, spesso, rispondono al quesito di perché fermare l’istante se non si riesce a fermare il tempo? Le sue tele fermano, insieme ai colori, le emozioni, con una carica di stupore senza voce. Il viaggio al quale invita lo sguardo è, spesso, un volo di onde sul Golfo di Sorrento. L’innesto di fantasia nella ricerca di tonalità vivide non è forzato, ma sincronizza con la realtà una nuova realtà.



Le raffigurazioni dell’artista sembrano reagire con lo sguardo per consegnare una risposta ai sensi. Le evocazioni emozionali, di frequente, manifestano una dicotomia fra la nostalgia e la gioia, così da ricollocare l’elemento paesaggistico in un’interpretazione più ampia.
Daniela Cantergiani



La sua pittura potrebbe essere accostata alla pittura astratta, ma a differenza delle pitture astratte comuni spesso mentalmente richiama, nell’immaginario, oggetti reali, anche se le forme e colori somigliano vagamente agli oggetti fisici da cui traggono origine.
La sua rappresentazione usa linee, geometrie e accostamenti di colori, che evocano emozioni profonde e incoscienti.



Daniela impiega la sua arte come strumento per accedere direttamente alla mente degli spettatori.
I suoi colori puliti, naturali e brillanti, sono di grande impatto visivo ed emozionale.
Eros Mariani



Con le sue sculture in ferro l’artista non si limita a dare forma al metallo colpendolo, ma lo modella, prende il materiale e lo costringe nel perimetro di una figura. Lo sottomette, lo addomestica e lo avvia alle regole dell’arte, ad un lirismo figurativo che proviene sia dall’intuizione che dal sapere. Eros è un artista plastico che trasforma il ferro in figure femminili e non solo, ma estrae dalle figure il mito, esprimendo, insieme, l’universo onirico e quello immaginario. Attraverso le sue opere si coglie le sue inquietudini primordiali, che l’artista rappresenta tramite l’esplorazione della natura umana e, in particolare, la relazione del corpo con la femminilità.



Le sue sculture raccontano la relazione della donna con le altre creature, il suo potere riproduttivo, di cambiamento, tramite la metamorfosi, così come rappresentano il mondo reale e ingenuo del volto femminile in contrasto con l’erotismo del corpo.
Felice Arcamone



L’artista possiede la rara qualità di dipingere in maniera leggera ed armonica, con un contrasto cromatico e dalle immagini lievi e soffici.



Le sensazioni che trasmettono i suoi quadri sono di un mondo armonico, arioso, positivo che è un tutt’uno con chi guarda il dipinto.
Oltre a ritrarre persone, la natura acquista cosi una propria finestra espressiva che trasporta lo spettatore ad ammirare la bellezza di luoghi, paesaggi, cose, con una precisione quasi fotografica.
I suoi quadri emozionano in modo leggero ma trasmettendo soavità e voglia di vita, chiari segni di quella meditteraneità dell’autore, che parla continuamente tramite le sue pennellate.
Gabrio Vicentini



Quando penso alla pittura astratta mi viene in mente la frase di Kandinski che racconta il significato che ha la sua pittura per lui: “espressione di sentimenti che si formano nel mio interiore …”



In effetti è questo che rappresenta la pittura di Gabrio Vicentini, un corredo di emozioni, che non richiede nessun bagaglio culturale filosofico esteso, nemmeno conoscenze profonde sulle arti estetiche, ma basta aprire la mente e aggiustare lo sguardo per porre davanti alla tela la propria sensibilità. Le lezioni accademiche qui non servono, il razionale può attendere per un attimo, affinché le emozioni prendano il sopravvento. Così si possono apprezzare le tele di Gabrio, perché in ogni tela i colori esprimono sentimenti, ogni pittura è una storia: la storia surreale, che racconta l’artista, che dipinge con le sabbie del Po.
Giorgio Maria Palma



La sua arte si orienta su un filone dell’espressionismo astratto, nato nel secondo novecento americano sotto la voce di action painting. Le sue pitture in effetti usano i colori con violenza deformante in cui non è riconoscibile alcuna figurazione ma una sorta di primitivismo trasferimento dei colori con violenta energia psichica.



L’artista riempie così tutta la tela con altrettanta paura del vuoto e ogni dipinto si presenta come un tutto pieno che dà la sensazione dell’entropia con un  rituale quasi sciamanico. La sua opera coinvolge lo sguardo dello spettatore con schizzi di colore primari brillanti, che rappresentano quasi un urlo cromatico capace di gettare i sensi di chi guarda verso una rappresentazione magica tutta da interpretare.
Giuseppe Zanda



La sua pittura percorre la tela con pennellate morbide. Egli si esprime con una sintesi cromatica tenue, con spazi confluenti fra i colori, nei quali un colore si avvicina, fluisce in modo delicato nell’altro. Sono frequenti le macchie, non spinte verso gli estremi, ma estese in modo scorrevole.
Nelle tele del pittore si può cogliere qualche nota d’ispirazione sia dal post-impressionismo che  dall’arte astratta.



Le sfumature di colori che Zanda adopera, sono molto accurate e quindi l’apparente disordine crea emozioni forti. È indiscutibile che questo pittore sa bene come parlare con le mani, sa raccontare il paesaggio in un modo tutto suo, creando una carezza quando le sue tele avvicinano il contatto visivo dello spettatore.
Lilian Rita Callegari



I suoi dipinti possono essere accostati, con qualche nota di differenziazione stilistica e di ricerca di nuove forme, al movimento di astrazione lirica nato a Parigi dopo la seconda guerra mondiale. In effetti le pennellate gestuali sono caratterizzate da un fondo espansivo che può racchiudere in sè qualche nota di surrealismo, ma soprattutto esprimono emozioni alla ricerca di un “io interiore”.



L’artista bilancia in modo elegante i colori carichi di contenuto onirico e di armonia che contrastano con immagini dissonanti piene di angoscia riprodotte da altri gruppi di espressionisti. La scelta stilistica adoperata mira a rappresentare la realtà oggettiva così da convogliare gli spettatori alla ricerca delle emozioni. In tal modo la sua pittura, libera da preconcetti, consente a ciascuno di lasciarsi andare e meglio interpretare le proprie sensazioni.
Maria Luigia Ingallatti



Considerare Maria Luigia Ingallati una pittrice risulta altamente riduttivo. In lei si parte da lontano, dai suoi studi sulla grafologia, sulla storia medioevale o sull’elemento esoterico che ha un ruolo fondamentale nella città di Bologna, sua terra di adozione. La sua curiosità e la sua mente analitica ma sempre dinamica la fa spaziare appunto tra tante forme di espressione, letteraria e visiva. Qui ci soffermeremo su quest’ultima, dove si passa da una sorta di rappresentazioni naif della realtà (eventi, persone incontrate, flash di momenti significativi…) ai paesaggi ed alberi di Bologna, usando gli acquerelli e poi la tempera.



La maturazione avviene poi con la serie di ballerine di Degas, quasi un omaggio al maestro. Qui si ha la sensazione che il mondo sia movimento, grazia legata alla danza e ai suoi sacrifici di cui si vede lo stare sulle punte, ma sempre col sorriso. Il mondo attorno alle ballerine non esiste, lo spazio è riempito di turbini concentrici, tutto è dinamico, ma sempre in modo regolare, disciplinato. I colori sono vivaci, catturano l’occhio dello spettatore, ma anche la sua mente, emozionandolo in maniera semplice e diretta.
Temenuga Babanova



Alcuni dipinti dell’artista indiscutibilmente appartengono all’arte figurativa, con la particolarità di avvicinarsi all’idealismo artistico: distorce la realtà con colori vivaci e impreziosisce la tela nel tentativo di esagerare la parte bella dei colori, così sopprime la volgarità della realtà che la circonda. Gli oggetti rappresentati, in genere paesaggi, vengono stilizzati con un proprio stile e nuovamente reinterpretati, in modo di lanciare lo spettatore in una realtà onirica.



Altri dipinti richiamano l’arte astratta con piccole isole di realtà interpretabili da indizi scelti volutamente per dare una localizzazione alla propria rappresentazione artistica, così in un paesaggio si può capire se ci troviamo in un prato o in un mare. Il resto rimane tutto da interpretare con libero spazio alle emozioni.



Yuleisy Cruz Lezcano. Nata a Cuba il 13 marzo 1973, vive a Marzabotto (Bo). In Italia dall’età di 18 anni, ha studiato all’Università di Bologna laureandosi in “Scienze infermieristiche e ostetricia” ed in “Scienze biologiche”. Svolge attività lavorativa nella sanità pubblica.
Nel tempo libero ama dedicarsi alla scrittura di poesie e racconti, alla pittura, alla scultura e alla fotografia.
Numerosi sono i concorsi letterari a cui ha partecipato, ottenendo premi, riconoscimenti e apprezzamenti della critica. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni.
La sua poetica trae ispirazione sia dalla letteratura Europea (Rimbaud, Baudelaire, H. Hesse, F. Pessoa, G. D’Annunzio, E. Montale, G. Gozzano, P. Salinas …) sia da quella dei poeti americani e latino-americani (Edgar Lee, Walt Whitman, Rubèn Darìo, Julio Cortàzar, Alejandra Pizarnik …).

domenica 8 settembre 2019

Una Pesarese alla 57esima Esposizione Internazionale d’Arte della “Biennale di Venezia” 2017. di Giuliano Nardelli

Lilian Rita Callegari, di origine italo-venezuelana, nata a Caracas da genitori italiani, ma residente a Pesaro, ha esposto alla 57a Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta dal titolo VIVA ARTE VIVA.
Presso il Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, ci riferisce in un suo articolo pubblicato su “Il Resto del Carlino” il famoso critico e storico dell’arte Floriano De Santi, (curatore di mostre nazionali e internazionali per l’artista), Callegari ha esposto dapprima nel Padiglione della Spagna e poi in quello del Venezuelanella mostra iniziata il 13 maggio e conclusasi il 26 novembre scorso, con il dittico dal titolo “Lettera Scarlatta”.
La Mostra è stata affiancata da 86 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono stati tre i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria.
“Una Mostra ispirata all’umanesimo – sottolinea Christine Macel – un umanesimo nel quale l’atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità”.
L’artista Callegari ci narra: “La mia opera dal titolo Lettera Scarlatta è solo un vezzo, ma è comunque riferibile ad una sorta di denuncia che ogni artista può fare solo attraverso il proprio mezzo. Nel mio è la pittura o la scultura o qualsiasi altra forma creativa, per dire al mondo che la natura deve essere salvata, perché la natura è vita. Andando in Sudamerica dai popoli autoctoni possiamo scoprire come sia alto il rispetto verso l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra: perché sono fonti di vita. Non a caso la Biennale è intitolata Viva Arte Viva e quindi anche per questa motivazione la mia esperienza mi ha portato ad amare sempre di più i quattro elementi della natura”.
Lilian Callegari
Ma chi è questa pittrice?
Sin da piccola viene introdotta all’uso del colore in quanto il nonno, il padre e lo zio erano specialisti in arte grafica e pubblicitaria di grandi dimensioni, affisse ai grattacieli di Caracas. Arriva in Italia e a 11 anni si stabilisce a Roma, con i genitori, vicino a uno zio architetto e pittore che abitava poco distante da via Ripetta 67, (adiacente l’Accademia di Belle Arti) e dove si trovava la bizzarra libreria “Al Ferro di Cavallo”, che esibiva con spigliato brio le avanguardie letterarie e artistiche. Conobbe così già in età adolescenziale poeti e scrittori quali Ungaretti, Sinisgalli, Pound, Pasolini ma anche artisti visivi come Burri, Afro, Schifano, Festa, Mastroianni e Rotella che frequentavano lo studio romano dello zio, vedendoli usare spatole e pennelli.
Facendo frequentemente spola con il Venezuela fino all’eta di 25 anni circa, esordisce come conduttrice di “Radio Nueva Esparta” a Isla de Margarita, con un programma personale, avendo modo di conoscere artisti, politici, cantanti, top model, personaggi di spicco e altri a sfondo sociale-collettivo, che a lei interessava maggiormente in quanto anche scrittrice di periodici e riviste. In seguito si laurea in Lingue e Letterature Moderne e Contemporanee all’Università di Urbino, studia scienze grafologiche, consegue le lauree in Pittura e in Scenografia all’Accademia delle Belle Arti e insegna Arte della Moda e del Costume all’I.S.A. Ferruccio Mengaroni di Pesaro.
Di natura versatile e poliedrica, si dedica alla pittura e alle molteplici forme espressive che spaziano dal costume, alla scenografia teatrale, alla ceramica, all’incisione, all’oreficeria e alla scultura. Dal 1970 al 1980 espone in varie città del mondo tra cui Caracas (dove frequenta gli studi dei famosi artisti spagnoli Pedro de Loyzaga e Osvaldo Vigas), New York, Los Angeles, Ginevra, Berna, Seul, Lyon, Parigi, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Toronto, Bogotà e Madrid. Nel 1992 la sua prima Antologica italiana intitolata “Le Mappe, le Icone, gli Itinerari”, a Palazzo Lazzarini di Pesaro, e nel 2008 è presente con due tele (accanto a maestri come Appel, Chagall, De Chirico, Dalì, Lam, Marini, Mastroianni e Matta) alla rassegna “La Fable du Monde” nel Museo Fondazione Matalon di Milano. All’artista, chiamata “La pintora de los caballos” (la pittrice dei cavalli), viene tra l’altro commissionato dall’Ippodromo di Caracas un dipinto raffigurante una corsa con fantini da 6 metri x 2, dove si notano muscoli, postura e movenze di cavalli, così forti e nobili. Tra l’altro il padre, artista e creativo, è stato proprietario del famoso campione di galoppo Ribot.

Lettera Scarlatta (dittico), Tecnica mista su tela
Lettera Scarlatta (dittico), Tecnica mista su tela
La sua pittura è complessa, profonda ed equilibrata dove si intravedono due poetiche, la prima con la riscoperta della cultura precolombiana e l’altra, assai aggiornata sul piano pittorico, dell’astrazione kandinskyana. E’ una artista che dipinge con estrema sensibilità e competente qualità pittorica: i suoi colori contemplano una varietà e una vastità di cromie che variano dal viola all’azzurro, dal blu di Prussia al verde smeraldo, dalla terra di Siena al rosso fuoco rivelandosi come una pittura spirituale, quasi come una melodia musicale dolce e malinconica. Si avvicina a quella astrazione lirica e della pittura informale di Mathieu, dove l’astrattismo prevale con le sue forme, linee e colori sulla rappresentazione della realtà; modelli molto spesso epici e narrativi e con un coinvolgimento totale del corpo. Inoltre quelle tinte accese e quei contrasti discordanti, ci portano alla voce simbolista di Bonnard, dove ricerche esoteriche l’allontanano progressivamente dal realismo e dal naturalismo impressionista avvicinandola ad una pittura simbolista. Per la sua pittura paesistica e impressionista preferisce quella della pittrice francese Pauline Morisot, mentre il fluire dell’acqua tersa la ritroviamo come allo stato liquido di Boudin, così anche in Balke, pittore norvegese romantico con le sue sperimentazioni coloristiche e nordiche, per concludersi all’astrazionismo più estremo dell’ultimo Monet.
Tuttavia nei suoi tratti distintivi ed espressivi non perde mai la felicità inaspettata della pennellata, soprattutto quando le forme della natura scure e torbide, mantengono un fascino arcano e per nulla tenebroso. La sua pittura è un urlo munchiano di colore, quasi fosse una liberazione di un pensiero che si sforza a restare imprigionato nella sfera limitata dell’uomo, ma dove alla fine viene ad essere affrancato da una liberazione, ed il suo astrattismo lirico si permea con la natura. La sua esperienza artistica si snoda attraverso vari passaggi che si inoltrano dalla pittura, inizialmente figurativa e dal vero, sia dei paesaggi che dalla natura, anche morta o dei ritratti. Poi mano a mano si è trasformata facendo un’astrazione piena di segni, e indirettamente ha assorbito, a livello onirico, certe lezioni di Chagall, ma anche il tocco molto incisivo di Tobey che quasi va nell’astratto, negli elementi della natura o la natura medesima.
Per il futuro si prefigge di rivisitare l’astrazione con dei nuovi colori e dei nuovi materiali e realizzare un sodalizio tra pittura e scultura, creando uno sviluppo che si converte con l’uso di materiali impiegati in modo diverso, e muovendosi su nuovi lidi forse più onirici o forse più razionali.

sabato 3 agosto 2019

“MATERA I SASSI”: LA MOSTRA FA TAPPA A TARANTO


“MATERA I SASSI”:
LA MOSTRA FA TAPPA A TARANTO


TARANTO. Dopo La Lopa Matera, toccherà al Castello Aragonese di Taranto (Galleria Meridionale) ospitare dal 24 agosto al 1° settembre 2019 la Mostra fotografica di Cataldo Albano “MATERA I SASSI”, che illuminerà successivamente la città di Verona (dal 25 ottobre).

La Mostra è organizzata da Cataldo Albano, con il Patrocinio del Comune di Taranto, Comune di Matera, Provincia di Verona, Lucana Film Commission; con la partnership di Comando Marittimo Sud della Marina Militare, Vitis in Vulture, Panificio Cifarelli, Cantine Ruggieri Lizzano, Casa Vestita Grottaglie, Simeoni Arti Grafiche Verona, Dolci Colori S.r.l. Verona.

Si tratta di un’esposizione multimediale, foto e video, frutto del reportage nel mese di ottobre 2017 di Cataldo Albano in compagnia dei Sassi, di tre Artigiani e due Modelle.

All’inaugurazione prevista per sabato 24 agosto 2019, ore 20,00, ai saluti di Salvatore Vitiello (Ammiraglio di Divisione comandante il Comando Marittimo Sud della Marina Militare) faranno seguito gli interventi di Mariella Cuoccio (poetessa), Mimmo Vestita (ceramista), Francesco Lenoci (docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

L’ingresso è libero.




NOTE BIOGRAFICHE SU CATALDO ALBANO

Nato a Taranto nel 1950, è residente a Verona dal 1980.
Dopo essersi laureato in Scienze dell’Informazione, ha lavorato presso grandi aziende del settore informatico, dalla progettazione alle vendite, interessandosi parallelamente di comunicazione visiva. Negli ultimi anni ha ripreso la sua passione per la fotografia e le riprese video.

Foto e Video
Dal 2007 ha seguito, documentando, con foto report e filmati, allenamenti, gare, competizioni e contest sportivi nel campo della Vela, del Windsurf e dello Snowboard.
Nel 2009 è stato fotografo ufficiale nelle gare organizzate dall’Associazione Italiana Windsurf.
Nel 2010 è stato fotografo ufficiale di tutte le gare in calendario del Circolo Surf Torbole e altre gare di Vela e Windsurf del Lago di Garda, Sardegna e Calabria.
Nel 2010 e 2011 ha costruito un Diario di Action Wind del Lago di Garda, con la produzione di 2 DVD. “Garda Dimension” e “Garda Dimension Chapter II”.
Nel 2010 e 2011 ha diretto lo Stand del Windsurf allo Sport Expo di Verona.
Nel 2011, 2012 e 2013, alla ricerca del movimento e del colore, ha documentato con foto e video il Making Of ufficiale del Gala d’Oro di Fieracavalli.

Mostre
Nel 2009 ha esposto con la Prima Personale d’Audiovisivi “Cerco il Vento…per FotografarLo!” il Mondo del Windsurf a Torbole presso la nuova sede del Circolo Surf di Torbole durante il Surfestival e a Castelvecchio, ospite del Circolo Ufficiali, con il Patrocinio del Comune e della Provincia di Verona.
Nel 2012, insieme con il fotografo Valerio Di Domenica, ha esposto una personale di Foto dal titolo “Hai mai visto il Circolo?” a Castelvecchio, ospite del Circolo Ufficiali con il Patrocinio del Comune di Verona.
Nel 2013, insieme al fotografo Flavio Castellani, ha esposto una personale dal titolo “Le Pietre del colore” a Castelvecchio ospite del Circolo Ufficiali.
Nel 2014, sempre a Castelvecchio, ospite del Circolo Ufficiali con il Patrocinio del Comune di Verona e del Comune di Lizzano (TA) ha esposto foto e video della cultura vitivinicola dal titolo “dal primitivo al negroamaro”.
Nel 2015, con il Patrocinio di EXPO Milano 2015, del Comune di Verona, del Comune di Taranto, con la collaborazione del Circolo Unificato dell’Esercito di Verona e del Settore Pubblica Lettura del Comune di Verona ha organizzato e esposto la personale Foto e Video “Pane Vino e Pesce” a Verona presso la Biblioteca Civica (dal 30 maggio al 14 giugno 2015), a Taranto presso la Galleria Comunale nel Castello Aragonese (dal 17 agosto al 4 settembre).
Dal 2016 è operatore certificato ENAC per guida APR (droni) in operazioni critiche e non.
Nel 2017 ha prodotto un contenitore multimediale (video, foto, portfolio in iBook e cartaceo) su Matera e I Sassi. Con il Patrocinio del Comune di Matera e della Lucana Film Commission.
Dal 2018 ha realizzato diversi servizi fotografici e video, con utilizzo anche del drone, all’interno e all’esterno delle Chiese Veronesi gestite dall’Associazione Chiese Vive, d’intesa con Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Verona.


venerdì 2 agosto 2019

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domenica 25 giugno 2017

The Enchantment of Calabria Goffredo Palmerini



En Route from Matera

Rocca Imperiale 


Crotone's Castle


Siberi's Archeological Park
An ancient village crowning a hill, Rocca Imperiale was founded around the year 1000 and, because of its proximity to the sea, fortified by Emperor Frederick II, the Duke of Swabia


The Tavole Palatine - Palatine Tables - in Metaponto (Calabria)

Policoro, picturesque beach resort situated just 3 kilometres from the Ionian sea, just down from Metaponto

Save for the first golden rays of sunshine over the “Sassi,” most of the ravine is still covered in darkness as we wave goodbye to the marvels of Matera.
The route to the other side of the ravine is long and abounds in caves and Rupestrian churches carved out of the rock side. The churches are from different epochs, the majority of which date back to the Late Medieval Period, and the most interesting house Byzantine frescoes and sculptures. The churches stand as a testament to the significant, centuries-old presence of Byzantine and Benedictine monks who devoted their lives to prayer and contemplation in this evocative, rock-and-shrub strewn wilderness overlooking the ravine. Each merits an extensive visit to fully appreciate its rough beauty, but we can only make so many stops en route to Calabria. 
Our first is to Cristo la Selva, a church with a Romanic façade and square floor plan. Inside this enchanting space you’ll find frescoes of Saints John and Joseph, and a magnificent, wrought iron candelabrum. Next up is a group of grottoes occupying four different tiers linked by a network of white stone stairs and tunnels. Amid this group is San Nicola all’Ofra, a little church consisting of a single- nave chapel with a seashell niche and a fresco depicting the Madonna and Child. As we climb down toward Montescaglioso, we’ll make another stop at the Cripta della Scaletta. The view and setting here are breathtaking. The leafy plants and shrubs add to the landscape’s splendor and signal to us that we’re close to Murgia. The little rock-hewn temple has a stone wall dividing the presbytery from an area reserved for worshippers. 
Back on the road, we make a windy descent toward Bradano. Here, the river coils through rushes and vegetation, which, at the start of spring, is nearly bursting with deep greens. In the distance, an eastern sun dapples the blue and turquoise Ionian Sea. Prior to Metaponto, we’ll turn onto the Ionic highway that carries us to Calabria, but not before we pay a visit to Policoro, where, in the 7th century B.C, Heraclea was founded. One of the most vibrant of the Greek colonies, it extended from the Gulf of Taranto along the entire Ionian coastline of Calabria and on into Sicily, forming the area that would become known as Magna Grecia. From the archaeological ruins, we can discern an orthogonal urban plan, an acropolis where the Policoro Castle now stands, and sanctuaries dedicated to Demeter and Dionysus. The precious, open-air archaeological digs at the Siritide Museum provide proof of the wealth and refinement of the area’s ancient inhabitants, thanks to the influence of the Achaean civilization. 
The journey continues. A mix of salt air and eucalyptus drift up from the sea on our left. On our right, the large lush plain, once marshland, is getting ready to produce delicious fruit and vegetables bound for markets in Italy and half Europe. On the horizon, the mountainous profile of Pollino, with its crags and narrow gorges carved into its side by flowing water, slopes down toward the sea.  
Entering Calabria
We’ve arrived in Calabria. Those looking to escape the crowds are in for a real treat. In fact, we immediately come upon Rocca Imperiale, an ancient village crowning a hill. The village was founded around the year 1000 and, because of its proximity to the sea, fortified by Emperor Frederick II, the Duke of Swabia. Magnificent views can be had from its uniform houses, which are reached by a series of built-in steps that run all the way up the hill to the Castle, a Frederick-era construction resembling Lagospele and Lucera. Magna Grecia’s lushest strip of land often fell victim to the armies of Pyrrhus, Hannibal, the Goths, and Spartacus’ gladiators when they revolted against Rome. Now this countryside produces tasty lemons and other quality biological products.   
We proceed at a good clip, past rolling hills scored by gullies rising up to forest-covered mountains. Below us, the green of the sea gives way to rows of cacti, which in the summer turn yellow and red, and produce delicious fruit. More villages dot the hills, more towns the marina. On one hill sits the Swabian Castle of Amendolara.  Further on, Trebisacce anticipates the Sibari Plain. There’s Cassano al Ionio, a scenic city with ancient roots that stretch back to the Neolithic Period. Neolithic ceramics and utensils were found in the karstic caves of Sant’Angelo. Here, in 720 B.C., the Achaeans founded Sibari. The colony flourished for two centuries until being destroyed by armies led by the famous Greek athlete Milo of Croton. Under the Romans, Cassano became Municipium. Then came a series of conquests at the hands of the Lombards, Normans, Swabians, Anjous, and Aragonese. In the decades spanning the year 1000, it was sacked several times by the Saracens. 
But let’s return to ancient Sibari for a moment. The port of the Greco-Roman city was the primary stopover in the West for merchants from Mileto selling precious goods from Asia. Sibari was famous for the wealth of its land and the refinement of its citizens. After its destruction at the hands of the Crotons in 510 B.C., Pericles ordered that the Hellenic city Thurii be built over Sibari’s ruins. Three centuries later, it became a Roman colony named Copia. Today the ruins of Sibari’s ancient city are visible at a large site where archaeologists discovered baths, a temple, a theater, and the remains of Thurii. Invaluable relics are kept in the Sibaritide Archaeological Museum.   
History and Beauty
We set off once more on the arterial road that brushes up against the sea. The intense offshore colors of the Ionian turn to pearl nearer the golden shore. The water’s transparent. There’s a pleasant vibe. The small towns along the coast are modestly built and un-invasive as we draw closer to the turnoff for Corigliano Calabro. That city sits prominently on a hilltop. Its origins are probably Arabic, dating back two centuries before the year 1000. After the Norman conquest led by Robert Guiscard, the year 1073 saw the construction of the castle and church of St. Peter. The rest of the city developed around them. Corigliano was the fief of the Sangineto family, then the Sanseverino family. You can visit its beautiful churches—St. Peter’s Collegiate Church, the Carmelite Church of SS. Annunziata, the Church of San Antonio, and the church of Santa Maria di Costantinopoli, which houses an amazing 17th c. crucifix by Umile Pintorno. The mother church, Santa Maria Maggiore, was built in the 10th century and contains remarkable engraved wooden furniture and a 17th century painting attributed to Cesare Fracanzano. Also of note are the churches of Santa Anna and San Francesco di Paolo. The Castello Ducale is superb too.      
Not 15 miles on is Rossano Calabro, another magnificent city and home to a Diocesan Museum containing the Rossano Gospels, recognized by UNESCO as one of the oldest illuminated manuscripts in the world. This ancient city (c. 1100 B.C.) became a colony of Magna Grecia and a Roman outpost when Emperor Hadrian ordered the construction of a port that could hold 300 ships. For five centuries, until 1050, the city thrived under the Byzantines both economically and culturally, and it was able to ward off invasions from barbarians, Lombards, and Saracens. Thanks to its treasure trove of Byzantine art, the city earned the nickname “Ravenna of the South.” The delicate purplish parchment of the Rossano Gospels contains 188 illuminated pages written in admirably miniature Greek characters in gold and silver ink. It dates back 14 centuries. One of the codex’s scenes (the resurrection of Lazarus) resembles one of Giotto’s frescoes in the Scrovegni Chapel in Padua, as well as a fresco by Beato Angelico in Florence’s San Marco convent. The codex is an extraordinarily beautiful work. Behind Rossano, you can see the spur of Sila up above, a wide mountainous plateau that, along with Pollino and Aspromonte, forms the Apennine spine of Calabria.  
From Rossano we make our way toward Crotone. Halfway to Crotone is Cirò Marina, a beautiful city on the ancient site of the colony of Krimisa. Nearby, around Punta Alice, are the remains of a temple to Apollo. A popular beach resort known for its pristine waters and quality service industry, Cirò also earned a reputation for a wine of the same name made from Gaglioppo grapes, and a citrus fruit known as “Calabrian clementines.” The other wines in the area are Il Greco and Il Savuto. There are numerous monuments to visit in pretty Cirò Marina. 
Crotone and its Vicinity
Another 25 miles and we arrive in Crotone, the capital city of the province that has a population of 63,000 inhabitants. A former colony of Magna Graecia known as Kroton, the city is famous for its wealth, Pythagoras, and the school of metaphysics. The imposing castle, situated on a promontory over the ancient acropolis, and the 16th century fortifications erected by the viceroy of Naples Pedro da Toledo to defend again Turkish invasions, surround the mazelike old city facing the massive port. (Crotone is, in fact, the largest industrial center in Calabria.) The cathedral is definitely worth a visit, as are the castle housing the civic museum, and the archaeological museum, which has artifacts from Capo Colonna and the area around ancient Kroton. In Capo Colonna you can tour the remains of the Hera Licinia sanctuary (the base and column of a Doric temple are still standing). Grave goods, money, terracotta votives and other artifacts are on display in the archaeological museum. The coastal terrace from Capo Colonna to Capo Rizzuto is stunning: steep and rugged cliffs, bursts of Mediterranean scrub, little white sand beaches, and a sea that vaunts a variety of colors, from deep blue to emerald green, and a stupendous seabed of flora and fauna. This tract of coast has been declared a protected area by Capo Rizzuto and preserves an important environmental legacy. There are several well-established tourist facilities in the area. The coastal terrace runs all the way to Le Castella, an islet with a small Aragonese castle that now functions as a welcome center. Our journey ends (for now) in this enchanting place.
* Writer and journalist Goffredo Palmerini continues his fascinating journey through the beauty of Italy.

En Route from Matera
* Writer and journalist Goffredo Palmerini continues his fascinating journey through the beauty of Italy.
The Ionian coast of Calabria—those looking to escape the crowds are in for a real treat. Less developed than the Tyrrhenian side of the region, this coast offers plenty of archaeological sites, enchanting natural beauty, and gorgeous food and wine.
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