L’ingiustizia regna oggi ovunque nel mondo.
La situazione non è però peggiore di quella di altri tempi; l’umanità è sempre vissuta in mezzo alle ingiustizie.
Basta, infatti, dare una scorsa, anche sommaria, alla storia umana per rendersi conto che la forza e la violenza, il sopruso e l’ingiustizia hanno quasi sempre prevalso sulla giustizia e sul diritto; che i ricchi ed i potenti hanno quasi sempre sfruttato e dominato i poveri e i deboli.
Quello che c’è di nuovo è il fatto che, nel nostro tempo, un numero sempre crescente di uomini ha preso coscienza della situazione di ingiustizia in cui vive il mondo; non nel senso che ora, per la prima volta, gli uomini si sono accorti di una simile situazione, ma nel senso che ora, per la prima volta, si sono resi conto che l’ingiustizia non è una necessità ed una fatalità storica, a cui bisogna pazientemente sottostare, perché non ci si può sottrarre, come non ci si può sottrarre alle calamità naturali imprevedibili, ma è una situazione creata dall’egoismo e dalla prepotenza dell’uomo, dalla sua sete di ricchezza e di dominio. Una situazione che si può e si deve cambiare.
Tante e di ogni tipo sono le ingiustizie che affliggono gli uomini del nostro tempo.
Mentre un terzo dell’umanità vive nel benessere e nell’abbondanza, due terzi vivono nella miseria più atroce, nella fame e nell’ignoranza, attanagliati dalle malattie e destinati ad una morte precoce. Di fronte a popoli ricchi, che si accaparrano la massima parte delle risorse della terra e possono disporre di tutti i mezzi necessari allo sviluppo dell’uomo e al suo benessere fisico e materiale, ci sono i popoli della fame, a cui restano solo le briciole delle immense ricchezze del pianeta, e che sono sprovvisti di tutti i mezzi più elementari ed essenziali di crescita umana; questi ultimi, perciò, oltre che dalla fame sono afflitti dall’analfabetismo, dalla mancanza di cure mediche, dalle malattie, che ne compromettono per sempre lo sviluppo fisico e mentale e li rendono inabili al lavoro.
In paesi come le Filippine, l’india, il Pakistan si vive con meno di 2000 calorie giornalieri, mentre il fabbisogno minimo del corpo umano è di 2300-2500 calorie. Il 60% della popolazione dei paesi sottosviluppati soffre di malnutrizione, cioè ha un’alimentazione povera di proteine e di grassi ed assai poco varia. Conseguenze di questo stato di cose sono la forte mortalità infantile, il cattivo stato di salute, la scarsa speranza di vita e, soprattutto, la fame ed il sottosviluppo.
La fame, indebolendo l’individuo e togliendogli ogni voglia e gusto di lavorare, impedisce lo sviluppo economico che è legato al lavoro, e, a sua volta, il sottosviluppo crea altra fame. Così i popoli sono chiusi in un tragico ciclo di miseria.
Esiste ancora il razzismo e sono moltissimi coloro che, a causa della razza e del colore della pelle, vengono discriminati, esclusi ed emarginati dalle società in cui vivono.
E’ quanto capita ai negri, ai portoricani ed ai pellirosse negli Stati Uniti, ai negri della repubblica razzista dell’Africa del Sud, che, pur essendo l’enorme maggioranza della popolazione, sono stati fino ad oggi esclusi dalla vita pubblica e costretti a vivere nelle riserve, loro destinate dai bianchi ; agli zingari ed in genere ai nomadi, nei paesi europei.
Ma questi non sono che gli esempi più clamorosi del razzismo della società attuale. Ci sono forme minori, ma non meno umilianti di razzismo nei paesi europei, nei confronti dei lavoratori di altri paesi emigrati per lavoro, ed anche in Italia nei confronti dei lavoratori del Sud, emigrati al Nord.
Ed ancora : ogni anno 180/220 miliardi di dollari, cioè una cifra enorme viene inghiottita nella corsa agli armamenti. Se tale somma venisse spesa per dare pane e lavoro all’umanità, risolverebbe di colpo il problema della fame del mondo.
Mentre una ricchezza così grande viene sottratta ai bisogni vitali degli uomini, l’accumulo di armi nelle mani di alcune grandi potenze dà a queste uno strapotere, che le porta a schiacciare, e a sottomettere le altre potenze, che non dispongono di così potenti armamenti, e fa incombere su tutta l’umanità il pericolo della distruzione totale, pericolo che non è affatto immaginario, dato che l’umanità è stata già più volte sull’orlo della guerra atomico-nucleare.
Questa è la situazione nel mondo, oggi.
I beni e le ricchezze della terra sono nelle mani di pochi e servono solo ad una parte dell’umanità, che, essendosene appropriata per egoismo ed avidità, li tiene per sé e non ne fa partecipi gli altri.
Gli uomini dovrebbero nascere tutti con eguali diritti, ma la miseria e il razzismo li discriminano, mentre il mondo tende ad autodistruggersi.
Occorre, quindi, lottare tutti per un mondo più giusto; far comprendere ai giovani l’urgenza e la drammaticità della fame, del sottosviluppo, del razzismo, della pace, far nascere ovunque iniziative e favore della giustizia e contro qualsiasi tipo di discriminazione; fare appello alle loro forze e alle loro capacità inventive per creare un mondo più giusto e più umano, dal quale scompaia ogni tipo di violenza.
Dal web.
La situazione non è però peggiore di quella di altri tempi; l’umanità è sempre vissuta in mezzo alle ingiustizie.
Basta, infatti, dare una scorsa, anche sommaria, alla storia umana per rendersi conto che la forza e la violenza, il sopruso e l’ingiustizia hanno quasi sempre prevalso sulla giustizia e sul diritto; che i ricchi ed i potenti hanno quasi sempre sfruttato e dominato i poveri e i deboli.
Quello che c’è di nuovo è il fatto che, nel nostro tempo, un numero sempre crescente di uomini ha preso coscienza della situazione di ingiustizia in cui vive il mondo; non nel senso che ora, per la prima volta, gli uomini si sono accorti di una simile situazione, ma nel senso che ora, per la prima volta, si sono resi conto che l’ingiustizia non è una necessità ed una fatalità storica, a cui bisogna pazientemente sottostare, perché non ci si può sottrarre, come non ci si può sottrarre alle calamità naturali imprevedibili, ma è una situazione creata dall’egoismo e dalla prepotenza dell’uomo, dalla sua sete di ricchezza e di dominio. Una situazione che si può e si deve cambiare.
Tante e di ogni tipo sono le ingiustizie che affliggono gli uomini del nostro tempo.
Mentre un terzo dell’umanità vive nel benessere e nell’abbondanza, due terzi vivono nella miseria più atroce, nella fame e nell’ignoranza, attanagliati dalle malattie e destinati ad una morte precoce. Di fronte a popoli ricchi, che si accaparrano la massima parte delle risorse della terra e possono disporre di tutti i mezzi necessari allo sviluppo dell’uomo e al suo benessere fisico e materiale, ci sono i popoli della fame, a cui restano solo le briciole delle immense ricchezze del pianeta, e che sono sprovvisti di tutti i mezzi più elementari ed essenziali di crescita umana; questi ultimi, perciò, oltre che dalla fame sono afflitti dall’analfabetismo, dalla mancanza di cure mediche, dalle malattie, che ne compromettono per sempre lo sviluppo fisico e mentale e li rendono inabili al lavoro.
In paesi come le Filippine, l’india, il Pakistan si vive con meno di 2000 calorie giornalieri, mentre il fabbisogno minimo del corpo umano è di 2300-2500 calorie. Il 60% della popolazione dei paesi sottosviluppati soffre di malnutrizione, cioè ha un’alimentazione povera di proteine e di grassi ed assai poco varia. Conseguenze di questo stato di cose sono la forte mortalità infantile, il cattivo stato di salute, la scarsa speranza di vita e, soprattutto, la fame ed il sottosviluppo.
La fame, indebolendo l’individuo e togliendogli ogni voglia e gusto di lavorare, impedisce lo sviluppo economico che è legato al lavoro, e, a sua volta, il sottosviluppo crea altra fame. Così i popoli sono chiusi in un tragico ciclo di miseria.
Esiste ancora il razzismo e sono moltissimi coloro che, a causa della razza e del colore della pelle, vengono discriminati, esclusi ed emarginati dalle società in cui vivono.
E’ quanto capita ai negri, ai portoricani ed ai pellirosse negli Stati Uniti, ai negri della repubblica razzista dell’Africa del Sud, che, pur essendo l’enorme maggioranza della popolazione, sono stati fino ad oggi esclusi dalla vita pubblica e costretti a vivere nelle riserve, loro destinate dai bianchi ; agli zingari ed in genere ai nomadi, nei paesi europei.
Ma questi non sono che gli esempi più clamorosi del razzismo della società attuale. Ci sono forme minori, ma non meno umilianti di razzismo nei paesi europei, nei confronti dei lavoratori di altri paesi emigrati per lavoro, ed anche in Italia nei confronti dei lavoratori del Sud, emigrati al Nord.
Ed ancora : ogni anno 180/220 miliardi di dollari, cioè una cifra enorme viene inghiottita nella corsa agli armamenti. Se tale somma venisse spesa per dare pane e lavoro all’umanità, risolverebbe di colpo il problema della fame del mondo.
Mentre una ricchezza così grande viene sottratta ai bisogni vitali degli uomini, l’accumulo di armi nelle mani di alcune grandi potenze dà a queste uno strapotere, che le porta a schiacciare, e a sottomettere le altre potenze, che non dispongono di così potenti armamenti, e fa incombere su tutta l’umanità il pericolo della distruzione totale, pericolo che non è affatto immaginario, dato che l’umanità è stata già più volte sull’orlo della guerra atomico-nucleare.
Questa è la situazione nel mondo, oggi.
I beni e le ricchezze della terra sono nelle mani di pochi e servono solo ad una parte dell’umanità, che, essendosene appropriata per egoismo ed avidità, li tiene per sé e non ne fa partecipi gli altri.
Gli uomini dovrebbero nascere tutti con eguali diritti, ma la miseria e il razzismo li discriminano, mentre il mondo tende ad autodistruggersi.
Occorre, quindi, lottare tutti per un mondo più giusto; far comprendere ai giovani l’urgenza e la drammaticità della fame, del sottosviluppo, del razzismo, della pace, far nascere ovunque iniziative e favore della giustizia e contro qualsiasi tipo di discriminazione; fare appello alle loro forze e alle loro capacità inventive per creare un mondo più giusto e più umano, dal quale scompaia ogni tipo di violenza.
Dal web.
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