mercoledì 28 settembre 2016

Goffredo Palmerini “Le radici e le ali” – recensione di Patrizia Tocci



“Le radici e le ali”
Un ponte che costruisce alleanze tra rive apparentemente lontane

di Patrizia Tocci *

Tra l’Abruzzo e il mondo: questa è la ragione d’essere del nuovo libro di Goffredo Palmerini, Le radici e le ali, One group edizioni, L’Aquila 2016.
Goffeedo Palmerini
Goffeedo Palmerini
Ed è forse anche la ragione della sua vita e della sua instancabile attività. E’ un libro composito, nell’ampio ventaglio che si svolge proprio tra questi due punti estremi: due cardini su cui ruota una porta o una finestra che ci spalanca attività e riflessioni molteplici. All’Abruzzo sono dedicate numerose e belle pagine che testimoniano la presenza fisica e culturale dell’autore in tante manifestazioni, incontri, presentazioni, premi e concorsi letterari: incontri raccontati con garbo e sapienza.
L’altro polo del libro è quello del mondo ed in particolare i luoghi in cui la “diaspora” ha sparpagliato gli abruzzesi, soprattutto quelli che in qualche modo continuano a tenere in vita le loro radici. Si parla del premio sull’Emigrazione o dei viaggi a New York, dall’altra parte dell’oceano, si racconta di tutte quelle alleanze che si continuano a tessere da una parte all’altra degli oceani e dei continenti, per riunire comunità.
Il ricco apparato fotografico e la numerosa presenza di immagini nel libro lo rende simile ad un annuario prezioso, da sfogliare con attenzione. Del resto la duplicità tra questi due momenti – radici e ali, partenze e ritorni – è già nel titolo del libro. In questo movimento identitario e circolare risiede forse la cifra più segreta del libro. Allora acquista senso la visita della delegazione canadese o quella di Johannesburg; si rafforza l’alleanza tra L’Aquila e Taranto, due città segnate da difficoltà e da storie complicate: si intervista Mario Fratti per scoprire fino in fondo i suoi legami con l’Abruzzo, o si riflette sulla poetica di John Fante per tessere alleanze con suo figlio Dan.
Il libro ci regala molti di questi episodi, importanti sia per le comunità ancora abbarbicate tra le pietre dei piccoli paesini, sia per le comunità che vivono nei grandi spazi americani; entrambe alla ricerca delle radici. Goffredo ci aiuta a conoscere e a riflettere sulla tragedia di Marcinelle in cui morirono numerosi minatori abruzzesi; ci costringe a riflettere sulle emigrazioni più antiche e storiche per poi confrontarle con quelle odierne. L’emigrazione infatti rappresenta per Palmerini una cartina di tornasole con cui comprendere il passato ma soprattutto il presente, in tutte le sue paradossali manifestazioni. Che questa sia l’anima più vera del libro, ce lo dice la dedica che ho trovato tenerissima “A tutti i bambini migranti”. Il tutto scritto e descritto con stile sobrio, senza nulla concedere alla retorica.
E’ infatti un continuo procedere tra locale e globale, confortato da una passione civica forte ed indomabile. Ne viene fuori “un’Italia dei Sogni” molto concreta, fatta di iniziative culturali, incontri che avviamo rapporti e riflessioni, gettando continuamente ponti tra una riva e l’altra. Il libro di Palmerini è anch’esso un ponte: costruisce alleanze tra rive solo apparentemente lontane. E il lettore che a lui si affida, si arricchisce strada facendo, affascinato come lo scrittore dalle radici e dalle ali, da questa esigenza che ci spinge a restare, andare o tornare, in un mondo sempre più piccolo, che sopporta flussi migratori epocali e che vede cambiare anche il concetto stesso di emigrazione.

 
Patrizia Tocci è nata nel 1959 a Verrecchie (L’Aquila). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, insegna materie letterarie negli istituti secondari superiori. Studiosa di Eugenio Montale, Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, i suoi articoli e saggi sono stati pubblicati su numerosi periodici e riviste specializzate. E’ presidente dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” (sezione “L’Imputata”, L’Aquila); su Laudomia Bonanni ha scritto numerosi articoli e realizzato nel 2007 il video Come se il fiore nascesse dalla pietra. Ha esordito con una densa raccolta di prose e poesie, Un paese ci vuole (Japadre, L’Aquila 1990), poi una silloge poetica, Pietra serena (Tabula fati, Chieti 2000). Ha pubblicato inoltre La città che voleva volare (Tabula fati, Chieti 2010), un libro di racconti interamente dedicato alla città dell’Aquila. Recentemente ha curato e pubblicato I gigli della Memoria, narrazione collettiva (Tabula fati, Chieti 2012). Il libro contiene una postfazione dello scrittore e giornalista Paolo Rumiz. Ha ottenuto consensi in numerosi concorsi letterari. Collabora con numerose riviste letterarie tra cui Il caffè Michelangiolo, Leggere Donna, Oggi e domani. Numerosi gli articoli e gli scritti sul terremoto dell’Aquila. Ha condotto la rubrica Password sull’emittente televisiva TvUno Donna, interamente dedicata ai libri, alla poesia e alla letteratura. Collabora con il quotidiano abruzzese regionale Il Centro, con una rubrica settimanale che si intitola Alfabeto.
 


Nizzardo,ragazzo del Sud apprezzato dai francesi:”Forse una rivelazione in Così fan tutte”.A Rouen la prima il 30 settembre - Domenico Logozzo


Talenti del profondo Sud dell’Italia apprezzati all’estero. Per il giovane baritono calabrese Vincenzo Nizzardo un’altra importantissima tappa della brillante carriera,il 30 settembre a Rouen .”Forse sarà una rivelazione!” scrivono in Francia.” Nizzardo è Guglielmo in “Così fan tutte”, guidato da Andreas Spering. Dopo la Bohème a Trieste e il Barbiere di Siviglia a Roma, il baritono italiano viene a dare una dimostrazione di potenza vocale sul palcoscenico del Théâtre des Arts di Rouen”.
 

Il giovane ed affermato baritono calabrese Vincenzo Nizzardo
C’è dunque molta attesa per Nizzardo.Lui lo sa e,come sempre,si è preparato con molto scrupolo. Doti naturali,passione, tanto studio fino al diploma in canto con il massimo dei voti e la menzione speciale al Conservatorio Cilea di Reggio Calabria. Così fan tutte è la terza e ultima delle tre opere italiane “buffe” scritte dal compositore salisburghese su libretto di Lorenzo da Ponte (da Le metamorfosi di Ovidio e da La grotta di Trofonio di Giovanni Battista Casti). Diretta dal compositore Venne rappresentata per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790, con Adriana Ferraresi Del Bene e Francesco Benucci. In Francia dopo la prima del 30 settembre, ci saranno le repliche il 2, il 4,il 6 e l’8 ottobre.
 

Il regista di "Così fan tutte" Frédéric Roels
“La regia è del Maestro Frédéric Roels – ci dice Nizzardo - con il quale ho già avuto il piacere di lavorare nella produzione de Les Contes d'Hoffman, andata in scena nel circuito dei teatri lombardi nell'autunno del 2014.La produzione è un nuovo allestimento che mi piace moltissimo: tanto divertimento ed anche spazio alle riflessioni”. E poi sottolinea:“Per me è il debutto nel ruolo di Guglielmo ed è bello poterlo interpretare qui a Rouen, posto meraviglioso, pieno di storia.Non è la prima volta che mi esibisco fuori dall'Italia, ma è la prima volta che lo faccio in Francia”.
 

Théâtre des Arts di Rouen
Emozionato e felice.”Ho trovato un ambiente ideale per superare anche la comprensibile emozione che si prova quando c’è una prima. Nella conferenza stampa ho dichiarato di trovarmi bene qui a Rouen e che sembra di essere in Italia . Nello spazio di pochi giorni ho incontrato una famiglia napoletana, un signore di Udine e in più nel coro c'è un cantante di Palermo”. Nizzardo è entusiasta anche del clima che si è creato all’interno del gruppo.” I miei colleghi sono fantastici e simpaticissimi. Un ottimo team è alla base per una buona riuscita dello spettacolo”. E’ proprio vero. La serenità rappresenta certamente la carta vincente . In tutti campi ,per fare bene.
 

Il direttore d'orchestra Andreas Spering.
Profondo conoscitore del repertorio mozartiano, Andreas Spering condurrà l'Orchestra dell'Opera di Rouen per la seconda volta.” Con il Maestro Spering, mi sono trovato subito bene.E’ un grande musicista. E’ un piacere lavorare con questi professionisti”. E’ stato finora un 2016 ricco di appuntamenti ,di belle esperienze,di grandi soddisfazioni per Nizzardo:Il barbiere di Siviglia all’Opera di Roma, Don Magnifico in Cenerentola e Schaunard in Bohème a Trieste, Dulcamara a Como , ora Così fan tutte a Ruen. Ma c’è di più.
 

Rouen,Théâtre des Arts.Qui il 30 settembre Vincenzo Nizzardo debutta interpretando il ruolo di Guglielmo dell'opera Così fan tutte
Nizzardo con grande gioia e giustificato orgoglio annuncia : “Finita la mia esperienza francese partirò subito per Venezia. Sarò fra i protagonisti di un’opera nuova ,scritta apposta per La Fenice. Si chiama Aquagranda.Ricorda la terribile alluvione del 1966. Sono felicissimo di tornare a calcare quel palcoscenico dopo l'esperienza di Alceste nel 2015”. La prima rappresentazione in assoluto di Aquagranda ci sarà il 4 novembre in occasione del cinquantesimo anniversario dell’alluvione a Venezia.Il libretto di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola è tratto dal libro Acqua Granda, romanzo di Roberto Bianchin .
 

Vincenzo Nizzardo sarà tra i protagonisti di "Aquagranda", opera commissionata a Filippo Perocco per i cinquant'anni della terribile acqua alta che sconvolse Venezia, dal romanzo di Roberto Bianchin, regia di Damiano Michieletto, inaugurerà il 4 novembre la stagione lirica e balletto 2016-2017 della Fenice.
 
 
”Il 4 novembre 1966 – si legge nel sito ufficiale del Teatro La Fenice - si verificò la più elevata acqua alta mai registrata da quando iniziarono le rilevazioni sistematiche del fenomeno: alle ore 18 il mareografo di Punta della Salute segnò quota 194 cm. L’alluvione provocò disastrose conseguenze. Soprattutto fu colpita Pellestrina, l’isola nella quale è ambientata la nuova opera di Filippo Perocco che inaugura la Stagione . Ernesto Ballarin, il protagonista, all’epoca aveva venticinque anni e il mare che aveva travolto i Murazzi gli entrò dentro casa arrivando fino al tetto e costringendolo a evacuare la sua casa e la sua isola insieme ad altre tremila persone”.
 
 
A 29 anni Vincenzo Nizzardo ha già calcato tantissimi palcoscenici italiani e stranieri. Una notevole esperienza ed un cammino ricco di successi e di nuovi impegni prestigiosi. Nel 2017 a Trieste sarà Figaro nel Barbiere di Siviglia e Zurga ne I pescatori di perle ; Trombonok ne Il viaggio a Reims, a Barcellona e di nuovo a Venezia per il dittico La favola di Orfeo / Cefalo e Procri.Il merito riconosciuto . I sacrifici premiati .
 

Vincenzo Nizzardo a Rouen dopo la conferenza stampa di presentazione di "Così fan tutte"
Una felice eccezione nell’Italia dove ai giovani viene assurdamente negato ,rubato il futuro. Soprattutto nel profondo Sud . Cervelli costretti ad andare via.Alla crisi economica si aggiunge l’emigrazione intellettuale.E il Mezzogiorno diventa sempre più povero. Nizzardo rappresenta un bell’esempio per tutti i ragazzi del Sud. Spinge i giovani a guardare con ottimismo in avanti . A non rassegnarsi ,mai! A non farsi intrappolare dai pessimisti per partito preso.
Domenico Logozzo
Domenico Logozzo
Domenico Logozzo

martedì 27 settembre 2016

ČEKANJE - Marko Stanojevic



ČEKANJE

Zri misao u meni
plod neisplakanih suza
nešto me boli
Osećam kako se tišina
na sluh spušta
Vidim mrak
i čujem sebe u daljini
odzvanja eho postojanja
tragovi pepela spaljenog duha
oči peku

Čekam da zaplačem...

lunedì 26 settembre 2016

Lei Amava La Pioggia - Luigi Gigi De Simone



Lei Amava La Pioggia

Lei era lì,
nel suo mondo
imperfetto,
fatto di ricordi
colmi di passioni,
amorosi e dolorosi.
Quel giorno
sentiva la pioggia
come se la chiamasse,
ad ascoltare e affacciarsi,
al bordo del suo davanzale
ove ante socchiuse
aspettavano i suoi occhi,
languidi speranzosi.
Fosse la pioggia interminabile
a tener sospeso il suo sguardo,
e lì come se qualcuno
la obbligava a sporgere il capo,
fino a bagnarsi la faccia.
Forse qualcosa dava
un senso un sapore
sulla sua bocca,
gocce su gocce confuse
tra il dolce e l'amaro,
l'una dall'occhio
l'altra dal cielo.
Forse entrambi piangono
in quel meriggio decantato;
Come se fosse il tempo degli amori,
ove acqua dà le sue forme bizzarre
lì tra una vetro della sua finestra,
l'una rispecchiava sia dentro sia fuori
la sua vita i suoi sogni sbiaditi,
Lei osò toccare prima con le dita
e poi con le labbra sul vetro,
fin dove muore il respiro.
Forse sarà la pioggia
a dar un senso a i suoi affetti;
Poiché nel cuor suo
vive ancora l'arcobaleno.

-- 24 -- 09 -- 2016 --
Poesie di Luigi De Simone

A SAN SEVERO IL PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE “Maria Grazia Cutuli” Il 15 ottobre la XV Edizione, con tema protagonista la Pace “Per non dimenticare e per promuovere la Pace” - Goffredo Palmerini






A SAN SEVERO IL PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE “Maria Grazia Cutuli
Si svolgerà a San Severo il 15 ottobre prossimo, alle 18:30, presso l’Auditorium del Polo Tecnologico “Minuziano Di Sangro Alberti”, in via Alfieri 1, la XV edizione del Premio Giornalistico NazionaleMaria Grazia Cutuli”. , con tema protagonista la Pace
Per non dimenticare e per promuovere la Pace”

di Goffredo Palmerini


SAN SEVERO (Foggia) - Ha un pregevole centro storico con importanti monumenti, che l’hanno fatta riconoscere Città d’arte. San Severo è una bella città posta nel margine settentrionale della Puglia, tra il Gargano e il fiume Fortore, nella Capitanata - della quale un tempo fu capoluogo - laddove confluivano gli antichi tratturi della transumanza. Il centro storico, perimetrato dalle antiche mura urbiche, conserva l’intricato impianto viario medioevale. Ricco di monumenti in prevalenza barocchi, la cui edificazione succedette al devastante terremoto del 1627, con magnificenti palazzi gentilizi, con i preziosi monasteri dei Celestini, delle Benedettine e dei Francescani, ora tutti riconvertiti ad importanti funzioni civili, nel suo grande borgo antico è caratterizzato da svettanti campanili a guglia maiolicata. Significativa l’architettura religiosa, con le chiese di Santa Maria della Pietà, San Lorenzo, San Nicola, della Trinità, Santa Maria del Carmine, Santa Maria di Costantinopoli, Sant’Agostino ed altre ancora, e la chiesa madre di San Severino, patrono della città, con i prospetti romanici e rosone. Bella e ampia la Cattedrale, con fonte battesimale duecentesco e notevoli tele del Settecento, d’influenza napoletana. Altro vanto della città è l’imponente Teatro municipale, intitolato a Giuseppe Verdi, il più grande della Capitanata e tra i maggiori della Puglia.

San_Severo_Auditorium_Teatro

E proprio qui, nel magnificente Auditorium del Teatro Verdi, che il 15 ottobre prossimo si svolgerà la XV edizione del Premio Giornalistico NazionaleMaria Grazia Cutuli”. 
 

L’edizione 2016, che ha come tema protagonista la PACE, vedrà insigniti del prestigioso riconoscimento Hafez Haidar, giornalista e scrittore di origine libanese;  
 

Andrea Iacomini, portavoce del Comitato nazionale dell’UNICEF;  

Flavio Mucciante, giornalista (già di Avvenire, Radio Vaticana, Ansa, ed attualmente Rai) e direttore del Giornale Radio Rai

Queste le decisioni della Giuria composta, per il Centro Culturale “Luigi Einaudi” che promuove ed organizza la manifestazione, dalla Presidente prof. Rosa Nicoletta Tomasone, dal Segretario prof. Domenico Vasciarelli e dal Consiglio Direttivo, cui s’aggiungono i Giornalisti premiati nelle precedenti edizioni.
 

Tra gli insigniti dell’edizione 2016 assume particolare rilevanza Hafez Haidar, candidato al Premio Nobel per la Pace. Insigne giornalista, poeta e romanziere, libanese per nascita ed italiano d’adozione, Hafez Haidar è docente di Lingua e Letteratura Araba presso l'Università degli Studi di Pavia. Considerato uno dei maggiori studiosi delle religioni a livello mondiale, ha scritto, curato e tradotto numerose opere ed è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti. Recentemente tornato in Libano su invito delle massime istituzioni dello Stato, ha tenuto un ciclo di conferenze ottenendo vasti consensi e rilevanti endorsement a sostegno della sua candidatura al Nobel per la Pace. Haidar, infatti, è promotore ai massimi livelli del dialogo tra religioni e dell’integrazione culturale tra i popoli. Della sua vita ha fatto impegno primario quello di promuovere e favorire il dialogo tra il mondo cristiano e quello islamico, un’operosa convivenza per consolidare la Pace, sulla base dei principi posti a fondamento delle due culture e religioni. Nato nel 1953 a Baalbeck, antica città romana in Libano, Hafez Haidar ha studiato Filosofia Greca e Araba all’Università di Beirut. Nel 1978 si trasferisce in Italia, studiando dapprima a Perugia e poi all’Università di Milano, dove si è laureato in Lettere Moderne e poi specializzato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica. Nel 1986 ha abbandonato la carriera diplomatica per dedicare tutta la sua attività all’insegnamento e alla scrittura, come ponte di dialogo tra culture e religioni. I suoi libri di narrativa, saggistica e poesia, pubblicati dalle principali case editrici sono molto diffusi e noti. La loro cifra è quella di far conoscere la comunanza di valori tra la cultura cristiana e islamica. All’impegno di docente, scrittore e poeta, Haidar associa una significativa attività giornalistica su importanti testate. Dunque ampiamente appropriata la scelta della Giuria di assegnare il Premio 2016 dedicato alla Pace ad una personalità così emblematica come Hafez Haidar.
 
 Hafez Haidar (al centro) al convegno sulla Pace, a Galatone.



Rosa N. Tomasone.

Il PremioMaria Grazia Cutuli” ha il patrocinio dell’Unesco, dell’Unicef e della Regione Puglia. E’ organizzato dal Centro Culturale “Luigi Einaudi” di San Severo, istituzione presieduta sin dalla fondazione dalla prof. Rosa Nicoletta Tomasone - Commendatore della Repubblica e benemerita Medaglia d’Oro della Scuola, della Cultura e dell’Arte - infaticabile animatrice di eventi culturali di respiro europeo. Il Premio è diventato negli anni un appuntamento di grande interesse nel mondo dell’informazione. Nelle sue quindici edizioni è stato gratificato di Targa e Medaglia d’Argento della Presidenza della Repubblica, ha goduto dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica dal 2006 al 2010, e dal 2011 ha l’adesione della Presidente della Repubblica con sua Medaglia di Rappresentanza. Per diversi anni la Presidente e le figure di vertice del Centro Culturale “L. Einaudi” sono state invitate al Quirinale nella Giornata dell’Informazione ed il Premio è inserito nelle pubblicazioni della Presidenza della Repubblica.


Maria Grazia Cutuli, in Afghanistan

Il Premio Giornalistico Maria Grazia Cutuli, con motto “Per non dimenticare e per costruire la Pace”, ha come obiettivi la difesa dell’informazione quale condizione di libertà e di democrazia; la difesa dei diritti e della dignità della persona, nella consapevolezza che ciò è possibile se c’è conoscenza di quanto accade nel mondo. E le strade del mondo i giornalisti le perlustrano, le osservano, le descrivono anche a costo di enormi privazioni e sofferenze, talvolta a costo della vita. Per i primi dieci anni il Premio è stato assegnato esclusivamente a Inviati Speciali. Oggi il Premio guarda anche a quanti svolgono al meglio la loro professione, facendoci conoscere la realtà complessa in cui viviamo. Questi elementi costituiscono le coordinate del Premio che, partendo dal “dovere della memoria” si proietta nel futuro come ponte verso le nuove generazioni e verso quei Paesi ancora all’affannosa ricerca della libertà, della democrazia, del diritto di esistere e della Pace. Il Premio “Maria Grazia Cutuli”, in questi anni, si è fortemente radicato nel territorio, entrando a far parte della programmazione di molte Scuole Superiori della città di San Severo. Gli studenti vengono invitati a leggere, dibattere, elaborare. E’ stato inoltre istituito il Premio “Cutuli per i Giovani”. E’ questa un’occasione che offre ai giovani un motivo per riflettere, per impegnarli a costruire e difendere il bene prezioso della Libertà a cui ogni uomo anela. E con essa a costruire la Pace. In alcune edizioni il Premio ha avuto il privilegio d’avere presenti i genitori di Maria Grazia Cutuli, ora purtroppo deceduti.


Dall’istituzione del Premio sono stati premiati: Aldo Forbice, Giovanna Botteri, Elisabetta Rosaspina, Michelle Santoro. Nel 2004 il Premio fu presentato in Campidoglio alla stampa e alle Tv nazionali da Lucia Annunziata e Aldo Forbice. Negli anni successivi sono stati premiati: Antonio Ferrari, Duilio Giammaria, Gabriella Simoni, Ferdinando Pellegrini, Tiziana  Ferrario, Vittorio Dell’Uva, Lorenzo Cremonesi, Giovanni Porzio, Enzo Nucci, Giuliana Sgrena, Francesco Faranda, Pietro Raschillà, Pino Scaccia, Michele Farina, Francesca Sforza, Carmen Lasorella, Toni Capuozzo, Andrea Nicastro, Stefano Boccardi, Gabriele Torsello, Paolo Conti, Lilli Gruber, Ettore Mo, Barbara Schiavulli, Paolo Di Giannantonio, Lucia  Annunziata, Carmela Giglio, Lucia Goracci, Carlo Bollino, Enzo Nucci, Marco Clementi, Enrico Bellano, Claudio Accogli, Marc Innaro, Elvira Serra, Mimmo Candito, Maria Giannitti, Alessandro Plateroti, Marcello Masi, Aldo Cazzullo, Maria Cuffaro, Alessandro Cassieri, Roberto Napoletano, Cecilia Rinaldini, Alberto Negri. Targhe di Menzione sono state conferite a Giacinto Pinto, Giorgiana Cristalli, Sergio De Nicola, Grazia Leone, Beniamino Pascale. Di alcuni giornalisti sono stati presentati i libri appena pubblicati ed è stato conferito il Premio Testimone del tempo”.

Infine, una breve nota su Maria Grazia Cutuli, cui il premio è intitolato. Nata a Catania nel 1962, Maria Grazia Cutuli si laurea in Filosofia con il massimo dei voti e lode all’Università di Catania. Entra subito dopo nel giornalismo, collaborando con il quotidiano La Sicilia e conducendo per l’emittente regionale Telecolor International il telegiornale della sera. Determinata, coraggiosa e tenace, si trasferisce a Milano dove inizia a lavorare per il mensile Marie Claire, ottenendo anche contratti dal settimanale Epoca. Diventata giornalista professionista, inizia una collaborazione con l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, maturando una cospicua esperienza sulle questioni di politica estera, diventata la sua grande passione. Dopo alcuni contratti temporanei di lavoro presso il Corriere della Sera, nel 1999 viene assunta stabilmente dal prestigioso quotidiano e subito destinata alla redazione Esteri. La svolta della carriera, e della sua vita, arriva due giorni dopo l’attentato dell’11settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, quando il giornale la manda come Inviata in Afghanistan, con un temporaneo passaggio in Pakistan. Il 19 novembre 2001, mentre si trova sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul, nei pressi di Sarobi ad una quarantina di chilometri dalla capitale afghana, viene assassinata insieme a Julio Fuentes, inviato del quotidiano spagnolo El Mundo, e a due corrispondenti dell’agenzia Reuters, Harry Burton e Hazizullah Haidari. Il processo verso i responsabili dell’attentato, svoltosi in Afghanistan, ha portato alla condanna a morte di tre persone. La famiglia Cutuli si è sempre dichiarata contraria all’applicazione della pena capitale per gli assassini di Maria Grazia. Il processo, a quindici anni dal fatto, in Italia è tuttora in corso e pende presso la Corte d’assise di Roma.




INFO:

Centro Culturale Internazionale “L. Einaudi”  San Severo (FG)

Via M.Pagano, 56  tel. 0882 372412 cell.33978624  -  tomasonicla@virgilio.it 

Sucker - Uzo Nwamara



Sucker
 
I was called
to watch your
mouth and I
harkened to the call
why do you
latch on to
the nipples of
time guzzling pus
issuing from her sores
they said that
time is the
healer of wounds
but I see
that the wounds
of time never heal
I am a
witness to her pain
I tearfully see
ragged lines upon
lines rearing red
blistered lips running through
please tell those
empty blamers queueing
behind you that
their mouths smell
like their backsides too
© uzo nwamara

''Le radici e le ali'': Un libro dove ogni evento, storia o personaggio degno di memoria diventa un piccolo cammeo




Recensione a “Le radici e le ali” – Goffredo Palmerini – One Group Edizioni (L’Aquila, 2016)
di Luigi Casale, già docente di Lingua e letteratura italiana all’Università di Clermont Ferrand (Francia)

Immagine: Verona 1972 - Goffredo Palmerini, Massimo Lucarelli, Luigi Casale.

Dovendo parlare di Goffredo Palmerini, non saprei da dove iniziare. Eppure ne sono direttamente investito; e per questo mi sento obbligato a parlarne: da quando mi inviò, più di dieci anni fa, una pubblicazione a carattere culturale-turistico che promuoveva l’immagine dell’Abruzzo. Forse conteneva un suo articolo. Ma, forse no. Mi aveva fatto recapitare quell’opuscolo – suppongo – semplicemente per presentarmi uno spaccato della sua Regione: vita sociale, attività economiche, bellezze naturalistiche, tradizioni storia e cultura; a me che insegnavo all’estero e cominciavo a bazzicare l’associazionismo dell’emigrazione italiana. Perciò ho un obbligo morale che mi lega a lui. Da allora, poi, mi sono sempre giunti, puntuali, i suoi libri: Oltre confine (L’Aquila 2007), Abruzzo gran riserva (L’Aquila 2008), L’Aquila nel mondo (L’Aquila 2010), L’Altra Italia (L’Aquila 2011), L’Italia dei sogni (L’Aquila 2014), e, finalmente, Le radici e le ali (L’Aquila 2016).

Con Palmerini ci conoscevamo fin dal 1972, colleghi di lavoro e subito amici, a Verona. Si sperimentava in prima persona, anche noi, la migrazione interna; alla ricerca di una sistemazione economica ed esistenziale nella fase conclusiva della parabola discendente del boom economico, e all’esaurirsi della carica esplosiva di quel movimento chiamato autunno caldo. Proprio mentre nuove minacce si annunziavano all’orizzonte politico. L’anno dopo ci ritrovammo a Roma, trasferiti nel rispetto delle cosiddette esigenze di servizio, a lavorare con nuove e diverse mansioni in due uffici, non troppo distanti tra loro, della direzione generale dell’azienda di cui eravamo dipendenti. Da lì a poco ognuno avrebbe preso la sua strada: lui rientrava all’Aquila, io, cambiando lavoro, imboccavo di nuovo la strada del nord che, successivamente, mi avrebbe portato anche all’estero.

L’esitazione, l’incertezza, a parlare di Goffredo Palmerini, a me che, onorato della sua amicizia, l’ho sempre ammirato, forse nasce dal timore di essere adulatorio, affettato, poco naturale; comunque convenzionale. Perché di Palmerini come persona, umanamente parlando, non se ne può dire che bene. Come professionista e cittadino impegnato – politicamente, intendo; nel senso più ampio e completo della parola – non se ne può dire altro che bene. Come uomo sensibile ai fenomeni sociali e culturali, e come amministratore pubblico non se ne può dire che bene.  Come intellettuale, cultore appassionato delle tradizioni della sua terra, e ad essa (e ai suoi abitanti) legato da amore viscerale, non se ne può dire che bene. Tutti questi aspetti, e altri altrettanto preziosi che è inutile star qui a riprendere, comprese le possibili – e probabili – peculiari debolezze delle diverse applicazioni, egli li vive intensamente; e sa esprimerli e rappresentarli, poi, in forma di elaborate e gradevoli narrazioni, con la capacità di farne articoli giornalistici che diffonde dove può; con l’intelligenza, infine, di raccoglierli, una volta pubblicati, in valide e consistenti pubblicazioni. Sono i suoi libri: quelli sopra elencati. E di questi ora dobbiamo parlare. In particolare, l’ultimo: Le radici e le ali.

Ma Palmerini di professione non fa lo scrittore. Pensionato delle Ferrovie dello Stato, dopo una lunga e significativa carriera politica nella sua città, L’Aquila, si è dedicato al coordinamento delle comunità abruzzesi nel mondo, organizzate nelle Associazioni regionali degli emigrati all’Estero. Attualmente è delegato regionale, in rappresentanza dell’Abruzzo, dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrate (ANFE), e fa parte del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM). Inoltre è membro del comitato scientifico del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo. Se pubblica, è perché scrive. E se scrive è per la comunicazione e l’informazione. Le finalità sono strettamente collegate al suo ruolo e ai suoi compiti.

Il prodotto della sua scrittura sono comunicati, relazioni, nonché articoli di cronaca su storia costume e tradizione, ben documentati e ben articolati, in un registro di lingua tra la prosa scientifica e quella letteraria. Poiché scrive essenzialmente per gli abruzzesi, i suoi articoli vengono pubblicati sui giornali abruzzesi, oltre che dalle agenzie internazionali e dalla stampa italiana all’estero (Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Messico, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Uruguay, Venezuela).

Ogni evento, ogni personaggio, ogni data e ogni avvenimento della storia d’Abruzzo o dell’Italia, che sia degno di memoria, diventa l’occasione di un piccolo cammeo giornalistico, un capolavoro di lingua e di scrittura, da indirizzare ai concittadini abruzzesi o di origine abruzzese. Creando così, un patrimonio di informazioni su costume, storia, arte, cultura, e varia umanità, utile non solo alle famiglie abruzzesi, ma a tutte le biblioteche di persone che amano la vita italiana, la sua propagazione nel mondo, l’eco della sua voce e la sua memoria conservata nel racconto letterario.

È questa la scrittura di Palmerini. Articoli freschi e attuali che si leggono come appena usciti dalla penna dello scrittore; all’interno dei quali, eventi, cerimonie, anniversari, celebrazioni, manifestazioni, profili biografici, descrizioni, riflessioni, pagine di bella prosa, serate d’arte e cultura, concerti e mostre, presentazione di opere letterarie o scientifiche, relazioni sociali e sindacali, associazioni e patronati, comunicazioni estemporanee, testimonianze di gente semplice o di personalità ed altre eccellenze, specialmente artisti italiani, o anche stranieri se discendenti da abruzzesi, o per qualche motivo in relazione con l’Abruzzo, la vita insomma, emergono come fatti atemporali, e tuttavia ricchi di nomi,  di date, di richiami, di momenti e di tanti altri particolari, che vanno a formare un quadro generale della storia dell’Aquila, dell’Abruzzo, dell’Italia tutta, con al centro il popolo abruzzese e la sua componente di abruzzesi nel mondo. Sono questi i pregi della scrittura di Palmerini.


 

domenica 25 settembre 2016

NOW - Vittorio Zetadue



NOW


NOW is time to love the life.
NOW is a magic moment to run towards the sun.
NOW is the right colour for our soul.

NOW is in the name of our God.
NOW is a simply game for our heart.
NOW is a special gift for our sons.

NOW is every my poetry for you.
NOW is time to look for a smile.
NOW is a cartoon for our relax.

NOW is my time for your time.
NOW is the my prayer for you.
NOW is my love for you.

ORA è tempo di amare la vita.
ORA è un magico momento per correre verso il sole.
ORA è il colore giusto per la nostra anima.

ORA è nel nome del nostro Dio.
ORA è un semplice gioco per il nostro cuore.
ORA è un dono speciale per i nostri figli.

ORA è ogni mia poesia per te.
ORA è tempo di cercare un sorriso.
ORA è un cartone animato per il nostro relax.

ORA è il mio tempo per il tuo tempo.
ORA è la mia preghiera per te.
Ora è il mio amore per te.

By Vittorio Zetadue @tutti i diritti riservati

A SUM OF COMPLEX - Subhendu Kar



A SUM OF COMPLEX.

I never feel of night to rise for touch of blue
as darkness grips to hide in hindrance
dew slips away to tell its story of love
soliloquy falters to rhyme songs of unison.
yet I look into calendar hung on my wall
years after years no more words I hear
events slot into oblivion of languid void
history slips away into pages of memoir.
as I hold abacus to do a sum of complex
in adherence memory and events time tossed
dream sleep in its deeper silence
in vale of mist I see you to exist again .
as breeze whispers by its sultry ripples
I slowly stay awake to see blurred images
void knocks me to open door of reminiscence
light of love premeditates to form stillness.

Reminiscence - Sudha Dixit




Reminiscence
Sitting on the vast
Expanse of sandy beach
Throwing pebbles in the sea, and
Watching the waves reach
My feet
As if to greet
The memory of
The halcyon days
Climbing trees
Running with breeze,
Paper boat race,
Butterfly chase
Unbridled laughter,
Untiring vigour,
No inertia,
No stupor,
Life was full of
Games and plays
Oh those halcyon days
Comes another wave
Sweeps away the image
Of happy childhood maze
But I’ve saved the moment
In my memory’s page
Of my precious halcyon days
Waves upon waves, create
Ripples in the ocean
Outside my heart
Also inside enclaved
Bring out my lost love’s
Picture there engraved
And commemorate
Those halcyon days of romance,
Nights of reveries, dreams and trance,
Yet destiny betrays
Fleeting was that phase
All that beauty,
All that gaiety,
Alas, was so ephemeral
Time flies,
Age defies,
Law of universe
Is but natural –
Nothing forever stays
I miss my halcyon days
Still, in this world of
Transience
I feel one element’s
Permanence
That element is Love
With it’s omnipotence
Love is never ephemeral
Does not yield to evanescence
Love is ever ubiquitous
Love has halcyon presence
In it’s Godly ways
Sustains halcyon days

~Sudha Dixit
Published in Indian Periodical
Sep.25.2016