domenica 9 aprile 2017

TO GOD ON A VERY SAD PALM SUNDAY - Great Poet George Onsy







TO GOD ON A VERY SAD PALM SUNDAY
More than 45 martyrs,
More than 120 wounded
At a terrorist bombing
In two cities in Egypt
Palm Sunday, April 9, 2017 …

Oh God of LIFE,
God of LOVE,
To You Dear Beloved,
Our whole beings
Sooner or later come
For if we LIVE,
We do LIVE for You
If we DIE,
For You do we DIE
So,
If we LIVE or DIE,
We are YOURS!
Thank YOU!
George Onsy
© April 9, 2017
Palm Sunday
With my artwork: THE WAY TO GOLGOTHA (1984) in the Coptic Iconographic style.
He was riding death on His way, through a week of passion, to conquer the very existence of death forever. So, we too, through our deaths, whatever they will be, we do conquer death starting a Life Eternal that will never end.
(Death in this artwork is represented by the Anubis, the Ancient Egyptians' god of death in place of the donkey which Jesus rode when he entered Jerusalem starting the Holy Week of Passion towards His sacrificial death on the Mount of Golgotha the following Good Friday).

giovedì 6 aprile 2017

J’Accuse del 6/04/2017 sull’Attacco con armi chimiche alla cittadina di Idlib - Hamid Misk scrittore





 Le visage dela guerre - Dalì

Chi fermerà la crudeltà degli uomini?
La follia mi bisbiglia…
L’orrore affigge la Siria
Questa peste non conosce confini
E’ una guerra globale
Che uccide senza pietà
Essa non conosce sazietà
Del sangue rivale
E’ una guerra confessionale
Gli orchi sono essere umani
Che proclamano slogan vani
Della vittoria  del bene sul  male
Se gli Arabi fossero uniti e avessero quel minimo di intelligenza e di rispetto reciproco. Se le loro minoranze fossero state tutelate e non fossero state strumentalizzate all’interno e all’esterno da forze interessate a dominarle, se gli iraniani non avessero strumentalizzato le minoranze  sciite presenti nel mondo arabo, se i turchi di Erdogan non avessero cominciato a pensare ai tempi dell’Impero Ottomano,  ingerendosi anche loro negli affari interni del mondo arabo, se gli occidentali (francesi, inglesi e americani) fossero stati coerenti con i loro stessi principi di libertà, di rispetto dei diritti umani e di democrazia e non avessero sostenuto ad ogni costo, anche quello a cui assistiamo della distruzione totale della Siria, la nascita della democrazia in questo paese…,  noi oggi avremmo ancora in piedi le città d’arte siriane,  le scuole e le università aperte,  i giardini di Damasco e di Aleppo ancora profumanti di fior d’arancio e di Gelsomino….
Quello che inorridisce in tutta questa maledetta storia è la crudeltà e l’indifferenza degli uomini. Dopo aver assistito agli stragi più inaudite, perpetrate dall’una e dall’altra parte; dopo che questo stesso conflitto si è trasformato in un conflitto internazionale, in cui si confrontano forze e interessi opposti e nel momento stesso in cui il dittatore  Assad si è già affermato come vincitore di questa sporca guerra, ci giunge la notizia di un attacco chimico sulla cittadina di Idlib.  Le prime domande che sorgono:

Idlib ha un’importanza strategica? Perché allora il regime di Assad si sarebbe esposto e aizzato il mondo intero contro il suo regime, attaccando una città, insignificante nel conseguimento della vittoria finale? Tutte domande che portano in sé orribili risposte. La verità, è la rima vittima a cadere. la verità  che nessuno vuole capire è che l’occidente e una parte di quei regimi feudali del mondo arabo, non vogliono accettare questa sconfitta e tenta con tutti i mezzi di ribaltare le sorti della guerra, simulando un attacco chimico, perpetrato ancora un’altra volta ai danni della popolazione civile.  Si cerca attraverso l’orrore di creare il caos e la confusione, in maniera tale da trasformare i carnefici in angeli e i colpevoli in innocenti. Una bella metamorfosi che la chimica in questo caso, non è affatto in grado di realizzare. Troppo sangue è stato versato. Troppe vite sacrificate in nome dell’Islam e di quell’Allah che guarda inorridito la grande Umma (Comunità) del profeta Mahommad. “Non dovete essere voi la nazione che deve essere citata come esempio alle altre nazioni?”  E ora? Guardatevi allo specchio della storia. La Siria appare e con essa un profondo e infinito urlo di dolore: Vergogna!

 

Baci negati - Rosaria Catania








Baci negati

Nel miraggio discente
l'aria se ne va ti persi in una sera d'aprile
Su sospirati cancelli
non ti ho dimenticata...
Sulla morbida bianca copertina
ricamata di rosa
frangeva un raggio di sole e sulle rosee aureole
senza un gemito librasti le ali al cielo
Sul canneto un pallido luccichio
di un alone malinconico e su danze di fiocchi di ciliegie rosse
sul pianto mio mi ubriacai
Sulla cornice oscurala tua immagine
incisi il tuo nome Lucia
E sulla profonda cupa voce soffocai in me il grido
sussurrai il nome tuo
Il tuo ricordo luce aurora amore
un falò sempre acceso
sul giaciglio del mio cuore
Migrarono i desideri per non impazzire
con i baci negati
"A Lucia" 
@ Rosaria Catania(registrata) 30 3 20178 4 1972

I 90 ANNI DI FRANCO CHIECO a cura di Franco Presicci




Con una bella e affollata cerimonia il 23 marzo, nella sala conferenze dell’Ordine dei Giornalisti, in Strada Palazzo di Città, a Bari, è stata consegnata a Franco Chieco una targa di riconoscimento alla carriera, in occasione dei suoi 90 anni. L’evento è stato voluto e messo a punto dalla Fondazione “Paolo Grassi” di Martina Franca e dal Festival della Valle d’Itria, di cui Chieco, critico musicale notissimo e apprezzato non soltanto nella città di San Nicola, ma anche nel resto dello Stivale e oltre, ha scritto sempre, puntualmente e con passione, contribuendo alla sua crescita, al suo prestigio e alla sua diffusione nel mondo. Martina, generosa e di lunga memoria, lo ha ringraziato.
   Non ho il piacere di conoscere personalmente questo eminente protagonista della cultura e del giornalismo pugliese, ma ne ho spesso sentito parlare dall’indimenticabile pittore Filippo Alto (ha dipinto la  Puglia con un’alchimia cromatica festosa), che per un tragico incidente stradale in cui, nel ’92, rimase vittima nei pressi di Ancona, non potè allestire una serata in onore del critico concittadino nell’ampio cortile della propria casa di Figazzano, collocata nella splendida campagna tra Martina e Locorotondo, dopo Sisto, come aveva fatto per il milanese Raffaele De Grada, critico e storico dell’arte. Me ne parlò il poeta, scrittore, giornalista, sceneggiatore radiofonico, commediografo Vito Maurogiovanni, che una mattina, ospite di Filippo, esaudendo un mio desiderio, mi fece dono di una copia dattiloscritta di un suo saggio su Tommaso Fiore, vincitore nel ’52 del Premio Viareggio con “Un popolo di formiche”. E me ne parlarono Mario Azzella, giornalista e documentarista della Rai; e Antonio Rossano, autore di tanti brillanti servizi sul Festival per la stessa antenna e di “Miracolo a Martina” e “O cambiamo protettore o rubiamo San Nicola”, dove se la prendeva con il Vescovo di Myra, accusandolo di non fare niente per la città che lo aveva come patrono (“Bari è adespota, senza padrini…”), pur avendo ispirato la figura di Santa Claus.
  Franco Chieco, al quale ho telefonato il giorno prima della manifestazione, è nato a Bari nel ’26, e svolge l’attività di giornalista da settant’anni. Durante il suo lavoro ha tra l’altro allevato molti giovani aspiranti, che possono ritenersi fortunati, visto che al giorno d’oggi nessun veterano ha  voglia di imitare Chieco, firma nobile e già redattore capo centrale, severo e scrupoloso, de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e critico musicale autorevole dal ‘59. Ha anche ricoperto incarichi prestigiosi: presidente dell’Associazione della Stampa di Puglia e Lucania; esponente consultato e ascoltato della Federazione nazionale della Stampa; dell’Ordine dei giornalisti; dell’Inpgi (il nostro ente di previdenza), della Casagit (preposta all’assistenza sanitaria)… Ha dato vita, nel ’95, al mensile di cultura, costume, spettacolo “Contrappunti”; è stato tra i fondatori e poi segretario dell’Associazione nazionale critici musicali; e presidente della giuria del Premio “Franco Abbiati” – sorto nel grembo dello stesso sodalizio - assegnato per sette volte alla rassegna martinese, premiando innanzitutto le scelte del direttore artistico Alberto Triola. Inoltre, alla bibliomediateca della Fondazione “Paolo Grassi” di Martina Franca ha donato oltre mille volumi di opera e musica classica di grande interesse.
   Intenso il suo impegno anche nel sindacato. Mi dicono che, discutendo con i colleghi della difesa dei diritti della categoria, a volte addirittura si emozionava, soprattutto quando evocava le notti trascorse nelle trattative per un contratto dal parto difficile o nel tentativo di curare il malessere di una testata. E oggi, che ha vinto la tappa dei 90 anni, e si mostra deciso a lasciare il campo in cui è stato infaticabile e appassionato, continua ad essere interessato a quanto avviene nell’agòne dell’informazione, rincuorando così gli estimatori, che lo vorrebbero sempre sulla plancia.
   Franco Chieco, persona dotata tra l’altro di una garbata, divertita ironia, è anche l’enciclopedia ambulante del giornalismo barese; e un punto di riferimento non soltanto per i vivai della professione, che è cambiata e diventata più difficile da praticare. E’ amato e stimato. Il 20 febbraio del 2007 fu acclamato da un numeroso pubblico nella sede della Pinacoteca Provinciale di Bari, dove la locale Fondazione lirico-sinfonica  Petruzzelli e teatri allestì un incontro con lui, intitolandolo “Percorso di una carriera al servizio della musica: Franco Chieco”. Il 15 dicembre dell’anno scorso, nella cattedrale di Bari, il circolo “Vito Mastrogiovanni” gli ha assegnato il Premio “Testimone di verità”. Sono soltanto alcuni dei tributi da lui ricevuti.
   Insomma, Franco Chieco, socialista e credente convinto, è una colonna, un pilastro. Molto considerato anche dai mostri sacri della musica. Commentando la cerimonia svoltasi a Bari il 23 marzo, Amerigo De Peppo ha riferito un episodio che la dice lunga. Trovandosi in ascensore nell’Hotel Vesuvio di Napoli con Riccardo Muti (tra l’altro direttore principale dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano dal 1986 al 2005), cercò di avviare una conversazione, ma il maestro  appariva stanco e schivo. De Peppo riuscì nell’intento usando come chiave il nome di Franco Chieco; “e Muti mi chiese notizie del critico, mandandogli i saluti”. 

   Chieco ha anche pubblicato importanti volumi: “Contrappunti-diario musicale pugliese ” nel ‘71, editrice Adriatica; “Di quella pira”, nell’84, Laterza; “Il fu teatro Petruzzelli”, nel 2002, Adriatica.
   E’ stato Franco Punzi, entusiasta, dinamico presidente del Festival della Valle d’Itria, relatore alla cerimonia del 23 marzo a Bari, a farmi sapere, nel corso di una delle nostre telefonate, del riconoscimento a Franco Chieco, chiedendomi di scrivere un pezzo. Data l’altezza del personaggio, l’ho scritto subito e volentieri.
   Intanto critici, melomani, cantanti, orchestrali, studiosi, giornalisti attendono come ogni anno la presentazione del programma dell’edizione 2017 del Festival al Piccolo Teatro di via Rovello a Milano, prevista secondo Punzi per la prima metà di maggio. Farà gli onori di casa Sergio Escobar, direttore del teatro, ammiratore di Martina, della sua rassegna musicale e di quelli che fanno di tutto per non tradire le aspettative, facendo lievitare i successi, la fama e i simpatizzanti.
   Il Valle d’Itria, sbocciato nel 1975 e giunto felicemente alla 43.ma edizione, si aprirà il 14 luglio con l’”Orlando furioso” di Vivaldi e si concluderà il 4 agosto con “Margherita d’Anjou” di Meyerbeer. Un cartellone ancora una volta molto nutrito, con opere mai rappresentate nel nostro tempo, che il direttore artistico Alberto Triola e il direttore musicale Fabio Luisi hanno voluto dedicare alla memoria del maestro Rodolfo Celletti, che tutti gli anni viene ricordato a Milano da Franco Punzi, quando accenna alle novità, sempre interessanti, di questo Festiva, che è anche trampolino di lancio e scuola per giovani di talento; annuncia le presenze prenotate da ogni parte del mondo; e invita a venire in Valle d’Itria, che Giuseppe Giacovazzo definì terra benedetta.
   Arrivederci dunque nella città del belcanto, del sole, dei trulli dai simboli misteriosi, delle viti inginocchiate, care al poeta tarantino Raffaele Carrieri; dell’ulivo, del fico, albero per i Greci sacro a Dioniso; e delle case bianco latte; dei balconi spanciati che facevano camminare il regista, scenografo e costumista Pierluigi Pizzi con il naso all’insù.
   Franco Chieco vorrà sicuramente cambiare idea e continuare a contemplare il paesaggio irripetibile, incantevole, luminoso di Martina, senza trascurare il suo lavoro di critico prezioso e intransigente. Ce lo auguriamo tutti.

                                                                                            Franco Presicci


       
 


martedì 4 aprile 2017

Mostra e Premio Internazionale di Arte, Poesia e Prosa, "Caserta 2017" 20-21 Aprile


Il 20-21 Aprile 2017 un grande evento internazionale di VerbumlandiArt e il Presidente della Proloco di Caserta, Carlo Roberto Sciascia.
Mostra e Premio Internazionale di Arte, Poesia e Prosa, "Caserta 2017" inserito nel Progetto "La catena della Pace".
Il 21 Conferenza del prof. Hafez Haidar, Candidato per il Premio Nobel per la Pace, ospite del direttore del Dipartimento di Scienze Politiche di Caserta, prof. Gian Maria Piccinelli.

“IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE” CON IL DIALOGO FRA I POPOLI. - VERBUMLANDIART



“IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE” CON IL DIALOGO FRA I POPOLI.
LA CATENA DELLA PACE CON LA POESIA, L’ARTE, LA MUSICA, IL TEATRO, IL CINEMA, IL GIORNALISMO.

“IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE”
don Tonino Bello

L’esortazione di Don Tonino “IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE” non può lasciarci indifferenti specie ai giorni d’oggi dove sembra ci sia una generale rassegnazione alle sorti del mondo.


Il clima di insicurezza e paura che gli attuali avvenimenti internazionali hanno instaurato nella società ha effetto su tutti, in particolare sui bambini e sui più fragili e puri di cuore. Ciò crea l’esigenza di offrire un contatto con questa realtà che offra stimoli per la formazione di cittadini di una società sempre più multiculturale che viva in un clima di pace e di dialogo continuo.
La cultura alla pace oggi deve diventare centro di aggregazione in cui si possa vivere la diversità come arricchimento e non come disagio. La ‘mondializzazione’ produce, da un lato, un maggiore contatto tra culture diverse ma, dall'altro, suscita reazioni di paura e di chiusura 'nel proprio guscio', che facilmente sfocia nell'intolleranza, nell'emarginazione, nella guerra.
La cultura alla pace deve perciò creare dei nuovi cittadini che siano in grado di affrontare i problemi creati dalla convivenza di culture, religioni, politiche diverse.

L’associazione VerbumlandiArt , in stretta collaborazione con il Movimento Culturale “Valori E Rinnovamento” Lecce, presidente Wojtek Pankiewicz, con il patrocinio di altre associazioni e istituzioni, L'Associazione culturale Einaudi di Rosa Tomasone, Euterpe di Lorenzo Spurio, Alexander Museum Palace di Alessandro Marcucci Pinoli, Il Cestro studi Michele Prisco di Annella Prisco, la Caritas Diocesana Nardò-Gallipoli, il Comune di Galatone, il Comune di Gallipoli. l'Ambasciata dell'Equador di Milano, l'Ambasciata della Croazia, rago Kraljevic, l'Associazione Majdan di Slavica Pejovic Serbia, La Proloco di Caserta di Carlo Roberto Sciascia, la casa Editrice Milella di Lecce, promuovono iniziative nazionali ed internazionali che coinvolgono esponenti illustri del mondo della cultura, dell'arte che interpretano con le loro attività, professionalità, questo percorso di sensibilizzazione.
Il progetto “Costruiamo la Catena della Pace con la Poesia, l’Arte, la Scrittura, la Musica, il Teatro, il Cinema, il Giornalismo, la Moda.” unisce poeti, artisti, musicisti, attori/ci, giornalisti, registi di tutto il mondo per costruire una civiltà dell’amore per la pace, un progetto che si fa portavoce dei valori culturali delle varie nazioni, a sentimenti di collaborazione e di pace che, pur nel rispetto della propria identità etnica e culturale, possono nascere soltanto dall'empatia con ciò che è diverso e dal confronto con l'altro. Si può parlare di pace con il linguaggio della poesia, diretto e immediato che può diventare un modo per migliorare la convivenza democratica a tutti i livelli sociali.