giovedì 6 aprile 2017

I 90 ANNI DI FRANCO CHIECO a cura di Franco Presicci




Con una bella e affollata cerimonia il 23 marzo, nella sala conferenze dell’Ordine dei Giornalisti, in Strada Palazzo di Città, a Bari, è stata consegnata a Franco Chieco una targa di riconoscimento alla carriera, in occasione dei suoi 90 anni. L’evento è stato voluto e messo a punto dalla Fondazione “Paolo Grassi” di Martina Franca e dal Festival della Valle d’Itria, di cui Chieco, critico musicale notissimo e apprezzato non soltanto nella città di San Nicola, ma anche nel resto dello Stivale e oltre, ha scritto sempre, puntualmente e con passione, contribuendo alla sua crescita, al suo prestigio e alla sua diffusione nel mondo. Martina, generosa e di lunga memoria, lo ha ringraziato.
   Non ho il piacere di conoscere personalmente questo eminente protagonista della cultura e del giornalismo pugliese, ma ne ho spesso sentito parlare dall’indimenticabile pittore Filippo Alto (ha dipinto la  Puglia con un’alchimia cromatica festosa), che per un tragico incidente stradale in cui, nel ’92, rimase vittima nei pressi di Ancona, non potè allestire una serata in onore del critico concittadino nell’ampio cortile della propria casa di Figazzano, collocata nella splendida campagna tra Martina e Locorotondo, dopo Sisto, come aveva fatto per il milanese Raffaele De Grada, critico e storico dell’arte. Me ne parlò il poeta, scrittore, giornalista, sceneggiatore radiofonico, commediografo Vito Maurogiovanni, che una mattina, ospite di Filippo, esaudendo un mio desiderio, mi fece dono di una copia dattiloscritta di un suo saggio su Tommaso Fiore, vincitore nel ’52 del Premio Viareggio con “Un popolo di formiche”. E me ne parlarono Mario Azzella, giornalista e documentarista della Rai; e Antonio Rossano, autore di tanti brillanti servizi sul Festival per la stessa antenna e di “Miracolo a Martina” e “O cambiamo protettore o rubiamo San Nicola”, dove se la prendeva con il Vescovo di Myra, accusandolo di non fare niente per la città che lo aveva come patrono (“Bari è adespota, senza padrini…”), pur avendo ispirato la figura di Santa Claus.
  Franco Chieco, al quale ho telefonato il giorno prima della manifestazione, è nato a Bari nel ’26, e svolge l’attività di giornalista da settant’anni. Durante il suo lavoro ha tra l’altro allevato molti giovani aspiranti, che possono ritenersi fortunati, visto che al giorno d’oggi nessun veterano ha  voglia di imitare Chieco, firma nobile e già redattore capo centrale, severo e scrupoloso, de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e critico musicale autorevole dal ‘59. Ha anche ricoperto incarichi prestigiosi: presidente dell’Associazione della Stampa di Puglia e Lucania; esponente consultato e ascoltato della Federazione nazionale della Stampa; dell’Ordine dei giornalisti; dell’Inpgi (il nostro ente di previdenza), della Casagit (preposta all’assistenza sanitaria)… Ha dato vita, nel ’95, al mensile di cultura, costume, spettacolo “Contrappunti”; è stato tra i fondatori e poi segretario dell’Associazione nazionale critici musicali; e presidente della giuria del Premio “Franco Abbiati” – sorto nel grembo dello stesso sodalizio - assegnato per sette volte alla rassegna martinese, premiando innanzitutto le scelte del direttore artistico Alberto Triola. Inoltre, alla bibliomediateca della Fondazione “Paolo Grassi” di Martina Franca ha donato oltre mille volumi di opera e musica classica di grande interesse.
   Intenso il suo impegno anche nel sindacato. Mi dicono che, discutendo con i colleghi della difesa dei diritti della categoria, a volte addirittura si emozionava, soprattutto quando evocava le notti trascorse nelle trattative per un contratto dal parto difficile o nel tentativo di curare il malessere di una testata. E oggi, che ha vinto la tappa dei 90 anni, e si mostra deciso a lasciare il campo in cui è stato infaticabile e appassionato, continua ad essere interessato a quanto avviene nell’agòne dell’informazione, rincuorando così gli estimatori, che lo vorrebbero sempre sulla plancia.
   Franco Chieco, persona dotata tra l’altro di una garbata, divertita ironia, è anche l’enciclopedia ambulante del giornalismo barese; e un punto di riferimento non soltanto per i vivai della professione, che è cambiata e diventata più difficile da praticare. E’ amato e stimato. Il 20 febbraio del 2007 fu acclamato da un numeroso pubblico nella sede della Pinacoteca Provinciale di Bari, dove la locale Fondazione lirico-sinfonica  Petruzzelli e teatri allestì un incontro con lui, intitolandolo “Percorso di una carriera al servizio della musica: Franco Chieco”. Il 15 dicembre dell’anno scorso, nella cattedrale di Bari, il circolo “Vito Mastrogiovanni” gli ha assegnato il Premio “Testimone di verità”. Sono soltanto alcuni dei tributi da lui ricevuti.
   Insomma, Franco Chieco, socialista e credente convinto, è una colonna, un pilastro. Molto considerato anche dai mostri sacri della musica. Commentando la cerimonia svoltasi a Bari il 23 marzo, Amerigo De Peppo ha riferito un episodio che la dice lunga. Trovandosi in ascensore nell’Hotel Vesuvio di Napoli con Riccardo Muti (tra l’altro direttore principale dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano dal 1986 al 2005), cercò di avviare una conversazione, ma il maestro  appariva stanco e schivo. De Peppo riuscì nell’intento usando come chiave il nome di Franco Chieco; “e Muti mi chiese notizie del critico, mandandogli i saluti”. 

   Chieco ha anche pubblicato importanti volumi: “Contrappunti-diario musicale pugliese ” nel ‘71, editrice Adriatica; “Di quella pira”, nell’84, Laterza; “Il fu teatro Petruzzelli”, nel 2002, Adriatica.
   E’ stato Franco Punzi, entusiasta, dinamico presidente del Festival della Valle d’Itria, relatore alla cerimonia del 23 marzo a Bari, a farmi sapere, nel corso di una delle nostre telefonate, del riconoscimento a Franco Chieco, chiedendomi di scrivere un pezzo. Data l’altezza del personaggio, l’ho scritto subito e volentieri.
   Intanto critici, melomani, cantanti, orchestrali, studiosi, giornalisti attendono come ogni anno la presentazione del programma dell’edizione 2017 del Festival al Piccolo Teatro di via Rovello a Milano, prevista secondo Punzi per la prima metà di maggio. Farà gli onori di casa Sergio Escobar, direttore del teatro, ammiratore di Martina, della sua rassegna musicale e di quelli che fanno di tutto per non tradire le aspettative, facendo lievitare i successi, la fama e i simpatizzanti.
   Il Valle d’Itria, sbocciato nel 1975 e giunto felicemente alla 43.ma edizione, si aprirà il 14 luglio con l’”Orlando furioso” di Vivaldi e si concluderà il 4 agosto con “Margherita d’Anjou” di Meyerbeer. Un cartellone ancora una volta molto nutrito, con opere mai rappresentate nel nostro tempo, che il direttore artistico Alberto Triola e il direttore musicale Fabio Luisi hanno voluto dedicare alla memoria del maestro Rodolfo Celletti, che tutti gli anni viene ricordato a Milano da Franco Punzi, quando accenna alle novità, sempre interessanti, di questo Festiva, che è anche trampolino di lancio e scuola per giovani di talento; annuncia le presenze prenotate da ogni parte del mondo; e invita a venire in Valle d’Itria, che Giuseppe Giacovazzo definì terra benedetta.
   Arrivederci dunque nella città del belcanto, del sole, dei trulli dai simboli misteriosi, delle viti inginocchiate, care al poeta tarantino Raffaele Carrieri; dell’ulivo, del fico, albero per i Greci sacro a Dioniso; e delle case bianco latte; dei balconi spanciati che facevano camminare il regista, scenografo e costumista Pierluigi Pizzi con il naso all’insù.
   Franco Chieco vorrà sicuramente cambiare idea e continuare a contemplare il paesaggio irripetibile, incantevole, luminoso di Martina, senza trascurare il suo lavoro di critico prezioso e intransigente. Ce lo auguriamo tutti.

                                                                                            Franco Presicci


       
 


Nessun commento:

Posta un commento