GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER, VIVE ANCORA NELLA POESIA E NELLE SUE LEGGENDE
- GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER
"Puede no haber poetas, pero siempre / habrá poesía."
G.A. Bécquer
(“Potrà non avere poeti, ma sempre avrà poesia”)
Gustavo
Adolfo Bécquer (Gustavo Adolfo Domínguez Bastida, Siviglia 17 febbraio
1836 -22 dicembre 1870) è stato il massimo rappresentante della poesia
post – romantica, con una tendenza stilistica intimistica. Il suo
elemento distintivo è stato l’apparente semplicità espressiva, che si
allontana della tendenza retorica del romanticismo. La sua opera
influenzò in modo marcato altri poeti come Rubén Darío, Antonio Machado,
Juan Ramón Jiménez e i poeti della generazione del 27.
La critica
ha giudicato, da sempre, Bécquer il precursore della poesia
contemporanea. Ma questo poeta e scrittore è stato, soprattutto, un
“poeta vivo”, la vita della sue Rime si è nutrita dalla poesia popolare
in tutti i sensi della parola, ma i suoi versi pur con espressioni
semplificate sono dotati di una commossa voce di alata bellezza. Una
bellezza che non muore, che continua a essere oggetto d’interesse e
scelta di numerosi lettori.
Gustavo Adolfo Bécquer, è stato un
poeta precoce; figlio e fratello di pittori, rimase orfano all’età di
dieci anni e visse la sua infanzia e adolescenza in Siviglia (Spagna).
Iniziò presto a scrivere poesie e con una perfezione da meraviglia, a
undici anni, scrisse “Ode alla morte di Don Alberto Lista”, un anno dopo
pubblicò nella rivista di Siviglia “Il regalo di Andalusia”, con una
grande precisione metrica, e mano sicura nella leggera musicalità delle
rime.
Nella primavera del 1858, Bécquer, debilitato da una grave
malattia ancora non diagnosticata, che lo trattiene per circa due mesi
al letto con febbre alta, incomincia a preoccupare i suoi amici, da lì a
poco uno de essi rovistando fra le sue carte trova il testo “Il
caudillo (leader) delle mani” che viene pubblicato . Il poeta però,
riesce a rialzarsi. Invece nell’anno 1960 a Gustavo B. gli viene
diagnosticata la Sifilide, ormai quando le aveva già causato gravi danni
all’occhio destro, provocandoli uno strabismo verticale.
Bécquer
entrò in agonia durante la notte del giovedì 21 di dicembre, e mentre
era in agonia è stato accompagnato da Augusto Ferrán, il suo migliore
amico, al quale consegnò dei documenti da bruciare e le sue rime da
pubblicare, dicendogli “Ho il presentimento che sarò più conosciuto da
morto che da vivo”. Dopo un’intera notte di agonia, morì alle dieci del
mattino del 22 dicembre del 1870.
Un poeta è stato interrato, ma un poeta è tornato a rinascere con la sua poesia.
(autocitazione)
Dopo
la morte di Gustavo Adolfo Bécquer, i suoi amici Ferrán e Narciso
Campillo si sono riuniti il 29 dicembre del 1870 per guardare, per la
prima volta, le rime di Bécquer, dopo avere revisionato quindici delle
sue leggende. I suoi volumi conoscono la luce nel 1871, tutte le altre
edizioni delle “Rime” si basano su questa prima edizione. Gli amici di
Bécquer divisero i poemi per tematica trattata, la numerazione di
riferimento che possiamo incontrare nelle poesie , attualmente,
corrisponde a quella divisione. Quest’ordinamento sistematico è stato
accettato dalla critica.
Le opere di Gustavo Adolfo Bécquer
Il
17 dicembre 1859 appare la sua prima rima (numero XIII) nella rivista
“El nene”, con il titolo “Imitazione a Byron”, in effetti, il secondo
brano della futura rima XIII è una parafrase del primo brano del poema
“Hebrew Melodies”, di Lord Byron. In questi versi di Bécquer appare lo
sguardo azzurro, in questo periodo la fantasia del poeta è dominata
dagli occhi di questo colore.
"¿Qué es poesía?, dices mientras clavas en mi pupila tu pupila azul. ¿Qué es poesía? ¿Y tú me lo preguntas?... Poesía eres tú…”
“
Cosa è poesia?, Dici mentre inchiodi nella mia pupilla la tua pupilla
azzurra. Cos’è poesia? E tu me lo chiedi?... Poesia sei tu…”
Gustavo
Adolfo Bécquer pubblicò sedici poesie in vita, disseminate sui giornali
di quell’epoca, molte delle quali, pubblicate in modo anonimo oppure
firmate semplicemente con “B.” nessuna di queste rientra fra le rime che
oggi si classificano come
“fondamentali” nemmeno le due più
famose, oggi conosciute (quella della solitudine dei morti e quella
delle rondini), figurano fra queste poesie pubblicate da Bécquer. Lui,
in vita, è stato più conosciuto come autore di leggende. Alcuni dei suoi
lavori pubblicati a Madrid furono riprodotti in altri giornali di
Spagna. Le sue future Rime le scrive nel tempo ed è dopo la sua morte,
come lui aveva presentito, che arriva la sua “eternità”.
La sua
immensa fama letteraria si basa sulle sue “Rime”, che racchiudono una
corrente Post –Romantica, con spiccata propensione a una poesia
intimistica, ispirata a Heine (tedesco, erede in qualche modo di Goethe)
e opposta alla retorica. La sua opera rappresentò un’innovazione al
movimento romantico in Spagna.
Le “Rime” arrivate ai nostri
giorni, ammontano a un totale di ottantasei composizioni. Il contenuto
delle “Rime” è stato diviso in quattro gruppi: il primo ( dalle Rime I
alle Rime XI); questo gruppo racchiude delle riflessioni sulla poesia e
sulla creazione letteraria; il secondo gruppo (Dalle Rime XII alle XXIX)
, tratta dell’amore e dei suoi effetti sull’anima del poeta; il terzo
gruppo (Dalle rime XXX alle Rime LI) predominano il disincanto, la
mancanza d’amore, la delusione; nel quarto gruppo (dalle Rime LII alle
Rime LXXXVI) mostrano il poeta in procinto di affrontare la morte e
l’idea della morte, con grandi dubbi sull’esistenza dell’amore e senza
fiducia nel mondo. Le rime abitualmente sono precedute da
un’introduzione sinfonica, che probabilmente Bécquer preparò come
prologo per tutta la sua opera.
La sua poetica è carica di
sensibilità, le sue Rime costituiscono un canzoniere d’amore, dentro e
intorno a una creatura femminile, risentita nelle intime fibre della
passione amorosa come un polo magnetico, una donna viva dallo sguardo
magico. La sua poetica è piena di un realismo ideale, lontano dal
realismo utilitaristico e sociale. Le Rime di Bécquer sono cucite sulla
sua propria pelle, fra un “Io” e un “Tu” . con frasi contigue e opposte
del consenso e del dissenso. Le rime costituiscono una leggenda della
sua avventura umana, all’interno di queste rime si possono idealmente
incontrare tre protagoniste:
“La donna presente”, “La donna assente nella sua traccia”, “La donna pietrificata”, quindi
si può anche cogliere “l’Io empirico” del poeta in relazione con i tre
aspetti della donna. Sovrasta su tutti questi aspetti un “Io
metalinguistico” che unifica le varie sezioni. In questo serbatoio di
emozioni che ci dona il poeta è fondamentale la distinzione fra “il
poeta-uomo” e “il poeta trascendente rispetto a se stesso”. La
correlazione interna ai due e la confusione-ambiguità copre il tutto di
un mistero difficile da decifrare.
Nelle rime che ritraggono la
donna presente si mettono in evidenzia elementi corporei ed elementi di natura.
Elementi corporei:
S.IX. Ti abbraccio. Penetro nella tua anima. XIII. Occhi, pupille azzurre, vi s’irradia un’idea. XVI.
Occhi solari, e loro immagine, verso l’ignoto.
Elementi di natura:
In queste rime le parti corporee muliebri attraggono e si assimilano a parti della natura.
- Labbra di lei bruciate da aria infiammata, anima che bacia con lo sguardo.
Nessuno
come Bécquer ha saputo “scrivere l’inno dell’aura con parole che siano
nel contempo sospiri e risate, colori e note” lui ha saputo dare alla
parola il proprio concerto per esprimersi, verbalizzando un panorama
musicale-pittorico-teatrale che moltiplica la valenza implicita delle
sue rime.
Nella sezione
donna-traccia dell’amore perduto si alternano orgoglio e dignità, si fa ricorso alle parole resistenza e volontà.
XXXI.
Passione come una farsa; a lei sono rimasti pianto e riso; a lui solo
il pianto. LVI. Solo quando partiva era vita per lui. XLVI. Lui
dignitoso, pur morto d’amore, mentre lei lo crede calmo dopo averlo
trucidato. XLVIII. Con volontà ha soppresso la di lei immagine, ma ne
resta tenace la visione. LVIII. Amore di un istante; solo così se ne
conserva la memoria.
Nella sezione
donna pietrificata si
coglie lo sconvolgimento della natura reale e simbolica alla presenza
della donna, che travolge sconvolge al suo passaggio. XL. Non c’è
maschera simile al suo volto. Oblio. S.III. Casta, fiore del di lui
deserto. LXVII. Bello lo spettacolo della natura, dormire e mangiare; ma
che sfortuna che questo non basti.
Nelle Rime di questo scrittore
si colgono metafore al limite del metafisico, con una tendenza al
romanticismo, all’illuminismo e a volte perfino al positivismo; il tutto
si compenetra nelle sue espressioni con elementi naturalistici,
sensitivi e spirituali, dando alla poetica un magnetismo colorito.
Poema Amor Eterno
Podrá nublarse el sol eternamente;
podrá secarse en un instante el mar;
pPodrá romperse el eje de la tierra
como un débil cristal.
¡Todo sucederá! Podrá la muerte
cubrirme con su fúnebre crespón;
pero jamás en mí podrá apagarse
la llama de tu amor
Poema dell’amore eterno (Traduzione Yuleisy Cruz Lezcano)
Potrà annuvolarsi il sole eternamente;
potrà asciugarsi in un istante il mare;
potrà rompersi l’asse della terra
come un debole cristallo.
Tutto succederà! Potrà la morte
coprirmi con la sua funebre increspatura;
però mai potrà spegnersi in me
la fiamma del tuo amore.
VIII
Cuando miro el azul horizonte
perderse a lo lejos,
al través de una gasa de polvo
dorado e inquieto,
me parece posible arrancarme
del mísero suelo
y flotar con la niebla dorada
en átomos leves
¡Cual ella deshecho!
Cuando miro de noche en el fondo
oscuro del cielo
las estrellas temblar como ardientes
pupilas de fuego,
me parece posible a dó brillan
subir en un vuelo
y anegarme en su luz, y con ellas
en lumbre encendido
fundirme en un beso.
En el mar de la duda en que bogo
ni aun sé lo que creo;
sin embargo, estas ansias me dicen
que yo llevo algo
divino aquí dentro.
Traduzione Yuleisy Cruz Lezcano
VIII
Quando guardo l’orizzonte azzurro
perdersi lontano,
per entro un velo la polvere
dorata e inquieta,
mi sembra possibile sradicarmi
dalla misera terra
e fluttuare con la nebbia dorata
in atomi lievi
come quella disfatto.
Quando nella notte guardo nel fondo
oscuro del cielo
Le stelle tremare, come ardenti
pupille di fuoco,
mi sembra possibile là dove brillano
salire in un volo
e naufragare nella loro luce, e con esse
in acceso splendore
fondermi in un bacio.
Nel mare del dubbio in cui navigo
non so ancora in che credere
eppure, queste ansie mi dicono
che io reco qualcosa
di divino qui dentro!...
XXXIII
Es cuestión de palabras, y no obstante,
ni tú ni yo jamás,
después de lo pasado, convendremos
en quién la culpa está.
¡Lástima que el Amor un diccionario
no tenga donde hallar
cuándo el orgullo es simplemente orgullo
y cuándo es dignidad!
Traduzione Yuleisy Cruz Lezcano
XXXIII
È questione di parole, eppure
Né tu né io, mai,
dopo quel ch’è passato, ci ricorderemo
su cui cade la colpa.
Peccato che l’amore un dizionario
non abbia, in cui trovare
quando l’orgoglio è solamente orgoglio
e quando è dignità!
XXXIV
Cruza callada, y son sus movimientos
silenciosa armonía;
suenan sus pasos, y al sonar, recuerdan
del himno alado la cadencia rítmica.
Los ojos entreabre, aquellos ojos
tan claros como el día;
y la tierra y el cielo, cuanto abarcan,
arde con nueva luz en sus pupilas.
Ríe, y su carcajada, tiene notas
del agua fugitiva;
llora, y es cada lágrima un poema
de ternura infinita.
Ella tiene la luz, tiene el perfume,
el color y la línea,
la forma, engendradora de deseos;
la expresión, fuente eterna de poesía.
¿Que es estúpida?... ¡Bah! Mientras callando
guarde oscuro el enigma,
siempre valdrá, a mi ver, lo que ella calla
más que lo que cualquiera otra me diga.
Traduzione Yuleisy Cruz Lezcano
XXXIV
Tacita passa e son le sue movenze
silenziosa armonia;
suonano i passi e il suono mi rammenta
dell’inno alato la misura ritmica.
Va socchiudendo gli occhi, quei suoi occhi
chiari sì come il giorno,
ed arde quanto esiste in terra e in cielo
di nuova luce nelle sue pupille.
Ride, e il suo fresco riso rassomiglia
a un’acqua fuggitiva;
piange, e ciascuna lacrima è un poema
di dolcezza infinita.
Dimora in lei la luce, in lei l’aroma,
il colore e la linea,
la forma, generante i desideri,
l’espressione, sorgete di poesia.
Forse è stupida?... Ma! Finché tacendo
tenga oscuro l’enigma,
quel che tace varrà sempre per me
più di quello che alcuna altra mi dica.
Oltre
alle rime, Bécquer scrisse 28 leggende, dove si possono osservare
alcuni elementi del Romanticismo, come i temi dell’amore impossibile, la
solitudine e la miseria, il tono misterioso, l’esotico, l’abitudinario e
l’interesse per il sovrannaturale. Il paesaggio acquista un’enfasi
accentuato in queste leggende, ma il mondo esterno esiste in relazione
alla sua anima.
Riconoscendo come maestro questo grande poeta e scrittore, invito tutti a leggere e ad approfondire la sua opera!