sabato 3 agosto 2019

ADRIAN BRAVI - L’IDIOMA DI CASILDA MOREIRA


L’IDIOMA DI CASILDA MOREIRA

Un professore di etnolinguistica, Giuseppe Montefiori, da qualche tempo ha un’ossessione che non lo lascia dormire.
Racconta ai suoi allievi che in una zona remota tra la Patagonia e la pampa argentina vivono gli ultimi due parlanti di un’antica lingua che si credeva scomparsa (l’idioma degli indios gu?nu?n a ku?nä).
I due custodi di quella lingua però, Bartolo e Casilda, non si rivolgono la parola da tanti anni, per via di una lite amorosa che hanno avuto da giovani.
Da allora quella lingua se la tengono stretta nella testa. Come fare per impedire che si perda per sempre?
Annibale, allievo del professor Montefiori, decide allora di raggiungere Kahualkan, un piccolo villaggio in mezzo alla pampa, alla ricerca dei due indios.
Proverà a metterli insieme, registrare una loro conversazione e recuperare così quel che si può di quell’idioma magico e ancestrale.



ADRIAN BRAVI È nato a San Fernando (Buenos Aires)  e alla fine degli anni ’80 si è trasferito in Italia per proseguire i suoi studi. Si è laureto in filosofia all’Università degli Studi di Macerata dove attualmente lavora. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo in lingua spagnola e dal 2000 circa ha cominciato a scrivere in italiano. Ha pubblicato articoli e racconti su varie riviste e antologie (il Reportage, Left, Robinson di Repubblica, L’accalappiacani, In pensiero, Crocevia, Almanacco Quodlibet, ecc.). Per la casa editrice Nottetempo  ha pubblicato: La pelusa (2007), Sud 1982 (2008), Il riporto(2011), L’albero e la vacca (nottetempo/Feltrinelli 2013) con il quale è stata inaugurata la collana indies di Feltrinelli e ha vinto il Premio Bergamo 2014, L’ inondazione (2015). Sempre nel 2015 l’editoriale argentina Sofia Cartonera ha pubblicato una breve raccolta dei suoi racconti, Después de la línea del Ecuador. Nel 2012, il cortometraggio di Andrea Papini ispirato al romanzo Il riporto ha vinto la prima edizione del Premio Bookciak 2012. In un suo saggio, La gelosia delle lingue, pubblicato da EUM, affronta con costanti raccordi autobiografici il tema dello scrivere in una lingua diversa da quella di nascita. L’ultimo suo romanzo, L’idioma di Casilda Moreira è edito da ExOrma. I suoi libri sono stati tradotti in inglese, in francese, in spagnolo e in arabo.

Il rumeno di Porta Venezia. Milano, la prima indagine della magliaia Delia di Mauro Biagini



Milano, quartiere di Porta Venezia. Un microcosmo multietnico dove convivono borghesi e nullafacenti, giovani creativi da ogni parte del mondo e vecchi milanesi. La quotidianità viene sconvolta da un omicidio. È quello di Raffaele Caracciolo, ricco titolare di una galleria d'arte, il cui cadavere viene trovato dalla domestica un lunedì mattina nella cucina del suo lussuoso attico. Le indagini sono affidate al commissario Attilio Masini, uomo malinconico e solitario, che al di fuori del lavoro cerca conforto in Schopenhauer e nella musica della West Coast americana anni '70. Ma la vera investigatrice diviene ben presto lei: si chiama Delia ed è una vecchia e bizzarra magliaia che trascorre ogni giornata fino a tarda notte nel suo laboratorio di via Lecco, per lo più seduta fuori, sul marciapiede, su una sedia tutta sgangherata. Lavorando a maglia, chiacchierando con chiunque e osservando tutto e tutti. Il suo fedele compagno è il meticcio Andy. Se il cagnetto ringhia a qualcuno, non c'è da fidarsi. Perché, secondo Delia, "i cani non sbagliano mai". Il "caso Caracciolo" sembra già risolto in partenza. L'uomo ospitava da tempo un giovane rumeno nullafacente, un certo Adrian Stoicu, e ora il ragazzo risulta irreperibile. Per tutti l'assassino non può essere che lui. Solo Delia non riesce a credere a questa ipotesi. Lei conosceva bene non solo la vittima, ma si era conquistata anche la fiducia del ragazzo rumeno, che sotto la scorza da bullo del quartiere le aveva dimostrato di possedere un animo gentile e sensibile. E poi, ora che il gallerista d'arte gli stava dando un aiuto.


Mauro Biagini autore de Il rumeno di Porta Venezia

Mauro Biagini è nato a Genova e vive a Milano. È un creativo pubblicitario ed è autore di popolari spot televisivi per importanti brand italiani e internazionali. Insegna Advertising all’ACME, Accademia di Belle Arti Europea dei Media, ed è consulente di comunicazione per varie aziende. Ha pubblicato: Marcantonio detto Toni (Robin Edizioni, 2018) scritto in coppia con Silvia Colombini, e il racconto Il gatto del primo piano inserito nell’antologia 44 gatti in noir (Fratelli Frilli Editori, 2018), Soprattutto viole LGBT NARRATIVA PESCI ROSSI


Aleksandra Damnjanovic

 

 
La mia fragile malinconia e
La tua incrollabile Fede
Ogni notte
Unite in quell'abbraccio
Che non vuole abbandonarsi al sonno
Per la paura di non appartenere più
A Noi e al presente.
E così, stretti in un unico respiro
I nostri cuori pian piano
Si addormentano e
L’abbraccio comunque vola via
Fuori da noi
E da ogni tempo

venerdì 2 agosto 2019

L’ANTICO MONTECOSARO - Vincenzo Giusepponi.

L’ANTICO MONTECOSARO

Lirica in quattro quartine di versi a rima alterna e metro impreciso, scritta il 29 luglio 2019 sul pc di casa, alle ore 20.40, da una rapida idea di scrivere de nostro antico Borgo medievale di Montecosaro che alla sera chiudeva le porte delle mura di difesa e gli abitanti, dopo la povera cena, sognano sotto la luna gli amori antichi degli avi progenitori.
L’ANTICO MONTECOSARO
Il villaggio era già silente
e la gente era tutta in casa,
per le strade nessun viandante,
ognun per la cena ora ripara.
La campagna era imbruna
e il contado in casa cenava
con poco cibo e alla luna
qualche amante già sospirava.
Le porte chiuse del Paese
impedivano d’uscir a tutti,
per sicuro aveva certe intese
il borgomastro con i patti,
la luna tra le nubi saliva
candida nel già buio cielo
e i dolci sogni proteggeva
di chi amava nel Medioevo.
NOTE (1-16): Nessuna nota ritengo necessaria.
Montecosaro, 29 luglio 2019
Vincenzo Giusepponi.
Nelle immagini sotto: la mia poesia, in due pagine, con caratteri artistici medievali e non, e l'unico dipinto a colori di Montecosaro del 1.576, da un Gigantesco affresco murale nella Chiesa di San Rocco. Mi ricordo che una copia era riprodotta in un quadro appeso sopra la scrivania del nostro Parroco e Arciprete Don Sante Petrelli, purtroppo ora defunto e a cui i cittadini hanno dedicato la "Gabbetta" che era solito percorrere quando dalla Canonica andava nella Chiesa Parrocchiale poco lontana, in Piazza Trieste. Dopo le foto dell'intitolazione della viuzza al nostro amato Arciprete.





SI', LO DICO (c’è bisogno di romanticismo) - Sergio Camellini


SI', LO DICO
(c’è bisogno di romanticismo)
Il romanticismo
non è desueto
c’è bisogno di lui.
“Nell' incedere
c’è una classe
avvolgente,
nel portamento
un’affascinante
dolcezza,
negli occhi
una luminosa
carezza,
sulle labbra
un sorriso
d’amore,
tra le braccia
una culla
di sole”.
C’è bisogno di lui,
c’è bisogno di lei,
c’è bisogno di noi…

WHEN I WRITE IN GERMAN - George Onsy-Egypt



WHEN I WRITE IN GERMAN - 1
(A Poetic Panorama of Germany's Splendor that I wrote both in English and German (WENN ICH AUF DEUTSCH SCHREIBE).
This is one of my Multilingual Poetic Series written in different languages to address each language’s country, conversing with each about their Culture, Civilization and History through an Eternal Viewpoint. Below the English poem, you will find a full list of the sources for the images I’ve incorporated in my post’s design. You can also find the German poem below.

WHEN I WRITE IN GERMAN - 1

When I write in German,
Dear Germany,
I can hear that bitter cry
Coming from Goethe’s Faust
As Margareta still mourns:
"I'm still so young, still so young too!
And already I must die!
I was pretty too,
and that's the reason why.".
Then another voice reaches my ears
As if it were its echo:
“Who has watched beauty with his eyes
Is already handed to death
He would for no use on earth survives
And yet, fearing his end he loses breath.”
But shall I simply ask its writer,
August Graf von Platen:
Why must man before death be so shaken?
And here, I wait for long to get no answer
Till another one of your children, Germany,
Replies with his immortal verses:
“A dream is our life on earth here
Just like shadows on waves,
We float and disappear
And measure our sluggish steps
By space and temporality …”
Intuitively, my soul, Goethe’s
And Platen’s concluded these verses
That Johan Gottfried Herder has just uttered,
Reciting together his last:
“And we are (and don’t know it) in the middle of Eternity.”.
Yes, so true, as the Mystic Chorus
From ‘Faust’ sings finally:
“All that must disappear
Is but a parable;
What lay beyond us, here
All is made visible;
Here deeds have understood
Words they were darkened by…”
And here I’m proclaiming:
Eternity, Eternity, Eternity!
You aren’t something just to believe in
Rather to fully live by.
Oh Germany dear,
How I wish that you would forever
Remain GERMANY!

George Onsy-Egypt@copyright2019
(Including the German poems' translation into English).
With a related design I've created to display all what I’ve mentioned above in verses, (from left to right):
- ‘Faust’s Dream, 1880’ by Spanish Painter Luis Ricardo Falero (1851-1896), that I’ve combined with an inverted detail from ‘Goethe in the country’ (1787) by German painter Johann Heinrich Wilhelm Tischbein (* 1751; † 1829) (on the right side) - Städel-Museum Frankfurt.
I’ve created this combination between the two paintings to depict the idea that Goethe himself had a strong tendency to sexuality as his protagonist Faust.
** Johann Wolfgang Goethe (* 28. August 1749 in Frankfurt am Main; † 22. März 1832 in Weimar), was a German poet and a natural scientist. He is considered one of the most prominent figures of German Literature.
- ‘Margreta before Mother of Sufferings’, before 1860 by German painter Wilhelm von Kaulbach that I’ve combined with a detail (on its top right corner) from ‘Faust and Marguerite’, by Ary Scheffer, a French painter of Dutsch origin – This is the French version of Faust Play inspired by Gounod, the French Operalist’s Opera, Faust. His focus here is on Margreta’s tragedy as she was the victim of Faust’s desire obtained by Satan’s help.
- The German poet, Johann Gottfried Herder (bottom left), a portrait by Anton Graff, a Swiss painter of Classicism, 1785, GleimhausHalberstadt.
** Johann Gottfried Herder, (Nickame Gottfried, * 25. August 1744 in Mohrungen, Ostpreußen; † 18. Dezember 1803 in Weimar), was a German poet, translator, theologian as well as a history- and culture philosopher of Weimar Classicism. He was one of the most influential writers and thinkers of the German language in the Age of the Enlightenment together with Goethe, Wieland, Schiller and Weimar.
- The German poet August Graf von Platen-Hallermünde (bottom right) portrayed on an oil painting by Moritz Rugendas about 1830. Johann Moritz Rugendas (1802-1858) was an artist coming from Augsburg in the 19th Century.
** August Graf von Platen-Hallermünde (born as Graf Karl August Georg Maximilian von Platen-Hallermund) (* 24. Oktober 1796 in Ansbach, Ansbach-Bayreuth; † 5. Dezember 1835 in Syrakus, Königreich beider Sizilien) was a German poet. He was mostly named as August von Platenoder August Graf von Platen.
Goethe’s Faust
Faust is a tragic play in two parts by Johann Wolfgang von Goethe, usually known in English as Faust, Part One and Faust, Part Two. Although rarely staged in its entirety, it is the play with the largest audience numbers on German-language stages. Faust is considered by many to be Goethe's magnum opus and the greatest work of German literature.
The earliest forms of the work, known as the Urfaust, were developed between 1772 and 1775; however, the details of that development are not entirely clear. Urfaust has twenty-two scenes, one in prose, two largely prose and the remaining 1,441 lines in rhymed verse. The manuscript is lost, but a copy was discovered in 1886.
The first appearance of the work in print was Faust, a Fragment, published in 1790. Goethe completed a preliminary version of what is now known as Part One in 1806. Its publication in 1808 was followed by the revised 1828–29 edition, the last to be edited by Goethe himself.
Goethe finished writing Faust Part Two in 1831; it was published posthumously the following year. In contrast to Faust Part One, the focus here is no longer on the soul of Faust, which has been sold to the devil, but rather on social phenomena such as psychology, history and politics, in addition to mystical and philosophical topics. The second part formed the principal occupation of Goethe's last years.

Source: Wikipedia


Wenn ich auf Deutsch schreibe, liebes Deutschland,
ich würde diesen Schrei von Gretchen hören,
als er aus Goethes dunkler Schöpfung ‘Faust’ kommt :
Bin ich doch noch so jung, so jung!
Und soll schon sterben!
Schön war ich auch, und das war mein Verderben.
Dann kann ich auch eine andre Stimme hören:
“Wer die Schönheit angeschaut mit Augen
ist dem Tode schon anheimgegeben
wird für keinen Dienst auf Erden taugen
und doch wird er vor dem Tode beben”.
Aber will ich einfach August Graf von Platen
fragen: Warum sollte man ‘vor dem Tode beben’?
Hier warte ich lange, aber keine Antwort
bis ein anderer deiner Söhne, Deutschland, antwortet:
“Ein Traum ist unser Leben auf Erden hier.
Wie Schatten auf den Wogen schweben und schwinden wir,
Und messen unsre trägen Tritte nach Raum und Zeit;
Sofort vervollständigen meine Seele
mit Goethes und Plattenes
zusammen diese Verse von Johan Gottfried Herder:
“Und sind (und wissen’s nicht) in Mitte der Ewigkeit”.
Ja wirklich wie der CHORUS MYSTICUS
von ‘Faust’ endlich singt:
Alles Vergängliche
Ist nur ein Gleichnis;
Das Unzulängliche,
Hier wird's Ereignis;

Ewigkeit, Ewigkeit, Ewigkeit
es ist nicht nur zu glauben
doch ist es voll zu leben.
Oh Deutscland,
wie ich wünschte du würdest
ewig DEUTSCHLAND bleiben!

George Onsy-Ägypten@copyright2019

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Mimmo Martinucci - Fideismo e Ateismo





Fideismo e Ateismo

L’uomo si dibatte tra queste due opposte posizioni.
Tutte e due sono dogmatiche. Nessuno dei convinti assertori delle due posizioni può dimostrare la verità delle proprie convinzioni.
Eppure, se di verità si dovesse trattare, la ragione non potrebbe negarle. 
Le grandi verità possono anche essere superiori alla ragione umana, ma non contrarie: lo spazio infinito, i numeri infiniti ecc.
Eppure vi sono categorie di uomini che sono fideisti oltre la ragionevole comprensione. 
Vi sono atti di fede che sono spiegabili solo dalla speranza (esistenza dell’al di là) e atti di fede che postulano una giustizia che riporti l’equilibrio (anche questi, in fondo, dettati dalla speranza).
E’ sempre la speranza che porta alla rassegnazione, alla sopportazione del dolore inevitabile, alla convivenza con evidenti squilibri sociali, alla morte. 
Alla radice vi è sempre la speranza.
Vi è chi frequenta i sacramenti, sicuro nella risurrezione della carne: è difficile rinunciare alla speranza di riappropriarsi del corpo, di essere immortali.
Vi è chi, con la circoncisione, stabilisce un patto con Dio che, in cambio, darà l’immortalità nell’Eden.
Vi sono coloro che aspettano il Messia per riscattarli da secoli di schiavitù subita dai padri.
Vi sono coloro che rispettano le vacche sacre, perché portatrici degli spiriti degli avi.
Vi sono coloro che, nella guerra santa, prima con se stessi e poi con gli altri, considerati infedeli, sperano in un paradiso verdeggiante pieno di giovani e vergini urì.
Ma vi sono anche coloro che, forse per timore di porsi domande, peraltro senza risposte, negano tutto e, dogmaticamente, affermano che veniamo dal nulla per ritornare al nulla.
In tutte queste sfaccettature di posizioni nascono i fondamentalismi, le fanaticherie, le morti, le carneficine, gli olocausti, le crociate, le eresie, le inquisizioni, le pazzie degli “ismi”.
Dove si pone il saggio nella sua ricerca ?
Si pone delle domande, cerca le risposte che però generano altre domande.
Va alla difficile ricerca di un equilibrio continuamente cangiante.
A volte camminando insieme, il più delle volte, in percorso solitario.
In un tempio al dio sconosciuto, alla energia che pur ci deve essere, se l’universo non è un sogno irreale.
Io ? Anche io, in fondo, sono un essere intriso di fede … nella speranza.

AMIAMO - Cenzo Casavola




AMIAMO

Quando il tempo si stanca,
ecco che il legame, col filo d'aria
che li unisce, si assottiglia.
Così che il nostro agglomerato
d'infinite aggregazioni universali,
incomincia a chiudere le porte
alla vita. Pian piano, o di botto,
vengono a mancare i legami.
Stanchezza, malavoglia, isolarsi,
il dormire fetale ricompare,
e ti ritrovi bambino a reggere
il sacco delle esperienze
vissute. Pieno, o vuoto, o mezzo
vuoto; pesante o leggero.
da lasciare in eredità all'universo,
per riempirlo d'amore,
o di tante storie non vissute
che assorbono amore.
impoverendolo.
Amiamo, per arricchire il creato.


copyright Cenzo Casavola

Carlo Solidoro - le stelle?...




le stelle?
Eravamo in piedi
uno a fianco
all'altra
con le spalle attaccate...
Sul prato i nostri pensieri
acerbi.
In cielo
le nostre aspettative
graffiavano il catrame
opacizzato dal tempo fumoso.
Ozi e attese
accordi rotti da scotomi.
E felicità con la coda.
Desideri.
Accordi:
mia o tua?
Accordi:
chi l'ha vista per primo?
Ti cedo il mio desiderio...
Affinché possa essere felice
vedendoti felice.
Ti regalo il mio tempo
prezioso senso unico.
Eh intanto rido
rido di me
me la rido di te
te che incorri i tuoi sogni
e inciampi in altre stelle.
Voli-amo insieme.
copyright Carlo Solidoro 2019