lunedì 31 luglio 2017

SENZA CONFINI - Yuleisy Cruz Lezcano



SENZA CONFINI
Confini: estrema linea che segna la fine o demarca un dato fondo, territorio o paese, dividendolo da quello che gli è attiguo.

A volte si usa la parola confine, anche, per indicare l’esilio di una persona, ma nel nostro caso noi vogliamo indicare, non i confini prettamente territoriali, ma i confini dei pensieri, delle idee, delle opinioni, delle vedute, dell’immaginazione, dei sogni… i confini mentali che possono dividere o avvicinare un uomo a un altro oppure la realtà ai sogni.
Spesso di ciò che è importante nella propria esistenza non ci si rende quasi conto. Mi son chiesta se sia lecito chiamare le divisioni confini e, ho finito con il rispondermi di sì, già che i confini possono simboleggiare i sigilli immaginari che dividono diritti e doveri, rispetto per la libertà dell’altro e inclusione nel suo universo.
Tutte le nostre gallerie mentali possiedono dei confini soggettivi; ogni ferita esistenziale possiede delle linee di demarcazioni che conducono alla guarigione; ogni ombra incontra il proprio confine nei raggi del sole che la spinge da dietro; ogni disincanto moltiplica attorno a sé le possibilità di scelta. Ogni confine implica l’assenza di confine.
Il restringimento del campo visivo è solo apparente, basta spostarsi di posizione per vedere altro. Il confine di due bugie spesso porta a un’affermazione vera, così come il prodotto di più fallimenti si possono concludere con un successo. Quando si cammina, non solo si cammina e quando si mangia, non solo si mangia; ogni azione trova il proprio confine quando inizia un’altra. Così quando stacchiamo gli occhi da noi stessi, dalla nostra stessa natura, usciamo dai nostri confini per entrare nei confini del mondo che ci contiene. Io, come tanti, ho provato ad abbattere barriere, alcune sono cadute, altre sono rimaste lì, impavide, ma la cosa importante è averci provato.
Non si può pensare solo “la mente” come il nostro computer anatomico ragionevole, “la mente” non solo fa calcoli, non solo ci conduce con automatismo attraverso le funzioni e i gesti imparati, ma la mente è parte di un sistema che, al suo interno, contempla anima – mente - corpo. La mente è dentro la testa, certamente, ma unisce intuizioni, percezioni ed emozioni, ed è da quest’unione che si parte per il proprio volo che ci permette di percepire la vita come un meraviglioso miracolo.
La vita non è solo il cognome e il nome che ci viene dato alla nascita, la vita è dentro ogni cosa e dal momento che incominciano ad uscire dalla stretta relazione con noi stessi, dal momento che ci facciamo le prime domande, capiamo che l’acido, l’amaro e il dolce  vengono dal di fuori, la cosa difficile è amare tutti quanti i sapori, allo stesso modo. La cosa difficile è amare i nostri successi, prima amando i nostri sforzi per conseguirli.
I confini fra “l’amare” e “il non amare” non sempre si svela, non sempre le nostre domande trovano una risposta quando è utile. E se fossero le domande le risposte che cerchiamo?
Quindi, è attraverso le domande che vi invito alla mostra itinerante poetico - fotografica “Senza confini”, ideata da Giuseppina Brintazzoli e da me, che si terrà sabato 29 luglio alle ore 17,30 nel Comune di Monzuno (BO). Questo è un invito aperto! Venite ad accompagnarci in questo viaggio attraverso parole e immagini. Il viaggio che farete e che faremo, potrebbe essere l’inizio di un cammino che ci porterà insieme attraverso l’innocenza delle nostre prime domande.
Il nostro cuore è aperto per accogliere la meraviglia; la mente è l’occhio del cuore, dove l’immaginazione è la stazione di sosta che porta mari di fantasia. Noi siamo pesci che nuotiamo tutta la vita, e i fenomeni elettrici e magnetici che veicolano i fluidi che ci contengono, possono unirci in un incontro “Senza confini!”

http://notiziefabbriani.blogspot.it/2017/07/monzuno-consolida-la-sua-vocazione-per.html?spref=fb&m=1
Vi lascio a seguito una poesia tratta dal mio libro “Credibili incertezze”, pubblicato nel 2016, con Leonida edizioni.

Incontrami per la città

Incontrami per la città,
mentre vago
in cerca di qualcosa che non so,
incontrami e sorridimi,
poi va per la tua strada.
Incontrami per la città che persiste
quando la gioia ha sedia per sedersi
come un gigante ebro a contemplarti.
Incontrami nella sera in cui la vita mi sorride
e sorridimi anche tu
perché le migliori parole
si leggeranno nei miei occhi,
nel fondo della pupilla
la mia casa in ombra
fra piccoli mari e antiche mappe
ti dirà, del nostro incontro, il motivo.
Incontrami mentre vago in mondi senza orbita
e la città sembra troppo grande
perché io possa incontrarti.
Incontrami quando io guardo all’orizzonte
in cambio della fragile idea
di incontrarti sulla nascita di tutti cammini.
Sugli spazi muti che non conoscono il tuo nome
sarai spinta verso la vita
che attraversa la mia anima con le ali.
So che stai vagando sui marciapiedi,
cammini anche tu senza meta
perché io possa incontrarti.
La strana rotta mi ha e mi perde
e nei piccoli spazi di verde
sarai tu quello che ho sempre cercato.

Credo profondamente che l’arte avvicini la realtà per restituirla in un’altra lingua, senza farne una stenta e opaca trascrizione, ma cercando di vestirla al meglio, con un lirico vestito che dialoga con tutti i misteri, senza svelarli completamente.
Niente di più errato del pensare che l’arte tocchi unicamente la dimensione estetica delle cose; l’arte guarda dentro e fuori l’uomo, perché l’uomo, attraverso l’arte, cerca di penetrare nel mistero delle cose, di raccontare la sua storia, la sua intima realtà, riconoscendo i propri limiti per raccontarsi e per raccontare quello che gli ruota attorno.  Comunque l’arte è arte, qualunque sia l’oggetto d’interesse.
L’arte si scolpisce dapprima nell’anima dell’uomo, ecco perché quando viene partorita urla la sua ragione di esistere e fa vibrare la materia per evocare la memoria emotiva, con la sete metafisica che cresce, insieme all’evasione incorporea dell’anima.
Volgiamoci adesso agli effetti intellettivi provocati dalle parole e dalle immagini, credo che quando queste due vie di comunicazione si sovrappongono in modo artistico, conseguano un risultato estetico che la maggioranza delle persone possono giudicare come coinvolgenti ed emotivamente validi. Il percepito, perfino dall’osservatore laico in materia artistica, non deve essere spiegato né digerito da un critico d’arte che veicola il valore artistico dell’opera creata,  perché la bella estetica è potente e comunica a prescindere il suo messaggio.
Yuleisy Cruz Lezcano


mercoledì 26 luglio 2017

VISITA TUTTO IL MONDO CON L’ITALIA NEL CUORE - Franco Presicci






VISITA TUTTO IL MONDO CON L’ITALIA NEL CUORE
Goffredo Palmerini incontra gli italiani che hanno dovuto lasciare il loro paese, raccoglie storie e le racconta con stile amabile nei suoi libri. Il più recente sta riscuotendo consensi ovunque, anche oltre confine.

di Franco Presicci *



MILANO - Ogni capitolo un incontro, un viaggio, un evento, una scoperta…I libri di Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, sono sempre ricchi di fatti. Li va a cercare dappertutto: a Boston, a New York, in Romania, in Friuli…, dovunque un nostro migrante abbia dimostrato il proprio talento. E nei luoghi in cui venga celebrata la propria terra: l’Abruzzo. Immagino che abbia sempre pronta una valigia. Al Westchester Cultural Center della Grande Mela sono o stanno per essere esposte le eccellenze del Molise e dell’Abruzzo: arte, cultura, gastronomia, tradizioni, artigianato…? Ci va per fare cronaca e commenti con il suo linguaggio limpido, attraente, con sincerità e senza enfasi, senza ridondanze. A “Casa Abruzzo”, in via Fiori Chiari a Milano, in zona Brera, si parla di Perdonanza e del messaggio universale di Celestino V? Goffredo ascolta, annota, medita e poi scrive pagine esaurienti. In questi giorni da One Group Edizioni è uscita la sua opera più recente: “L’Italia nel cuore” (sottotitolo: “Sensazioni, emozioni, racconti di viaggio”).


Un libro che si legge con molto piacere; che ti prende per mano e ti conduce in paesi vicini e lontani, dandoti l’impressione di occupare un posto fra il pubblico in una manifestazione artistica; in una cerimonia per la consegna di una medaglia; in una grande serata newyorchese dedicata al teatro italiano; o di assistere a un’intervista dell’autore ad un poeta, ad un capitano d’industria, ad un uomo politico... Ci sono anche pagine sulle invasioni che i forestierismi compiono nella nostra lingua: offese contro la bellezza, l’armonia di espressioni spesso onomatopeiche. Si dice “cult” per indicare ciò che, per esempio nell’agone artistico, riscuote uno speciale apprezzamento; “movida” per vita notturna; “training” per allenamento sportivo; “tour operator” per organizzatore di viaggio; “tout court”, “location”… Anche l’uomo comune usa “management” per le funzioni relative alla conduzione di una struttura aziendale. E’ “chic”. Oddio, non è meglio elegante? No, bisogna distinguersi. Il provincialismo incalza.

E pensare che i nostri connazionali all’estero – rileva Palmerini, che li conosce bene – difendono con tenacia, convinzione e passione l’idioma della madre patria, cercano di tenerlo vivo anche perché è un legame indissolubile con il luogo d’origine. Questa meditazione è scaturita da una rappresentazione teatrale promossa a Firenze dalla Società Dante Alighieri in collaborazione con la Compagnia Le Seggiole. Testo, “Sao ko kelle terre” (l’inizio della Carta di Capua del 960), di Marcello Lazzerini, giornalista Rai e scrittore, Una domanda era d’obbligo, e Goffredo al commediografo l’ha fatta: il motivo di quel titolo dato allo spettacolo? “E’ il certificato di nascita della nostra lingua, sancito in un atto giuridico, il Placito Capuano, in cui la frase è riportata per la prima volta non in latino ma in volgare…”. Idea splendida, realizzata con supporto di immagini, filmati, esecuzioni musicali e l’interpretazione di brani tra i più notevoli della letteratura italiana. Un purista come Goffredo Palmerini non poteva lasciarsi sfuggire l’avvenimento. Come non si è lasciato sfuggire il convegno dedicato al ricordo di due donne abruzzesi straordinarie: Maria Federici e Filomena Delli Castelli, componenti dell’Assemblea Costituente e poi della Camera dei Deputati.


“Affacciano sulla Constitution Avenue a Washington i due edifici della National Gallery of Art. Il più antico inaugurato nel 1941, fu progettato dall’architetto americano John Russell Pope. Conosciuto come il Palazzo Federale, ha ingressi su ognuno dei quattro lati, mentre la facciata principale è stata modellata con una rotonda a colonne, a guisa del Pantheon. Ha l’aspetto d’un grande complesso neoclassico, imponente, raffinato nel suo rivestimento in marmo rosa del Tennessee. Il progettista ha dato molta importanza alla luce naturale…”. E’ in questo edificio che, nel 1936, Andrew Mellon, banchiere, uomo politico, già ambasciatore in Gran Bretagna, volle istituire la National Gallery of Art con la propria straordinaria collezione d’arte. Palmerini non si limita a descrivere l’aspetto architettonico e la storia di questo capolavoro e dell’altro ad esso collegato, ma racconta puntualmente l’attività che vi si svolge, tra cui la messa in scena, il 25 gennaio scorso, di uno eccezionale evento letterario, artistico, musicale attorno a uno degli episodi più drammatici della “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso. Più d’uno i capitoli che ne “L’Italia nel cuore” danno notizie del teatro italiano a New York e in altre zone del mondo.


Naturalmente Palmerini rende omaggio a Mario Fratti, che, trapiantato nella Grande Mela dal ’63, ha dominato come autore i palcoscenici più famosi nel mondo. Il suo “Nine”, “tra i più affermati ‘musical’ di Broadway e vincitore di 30 premi internazionali, è in scena in Brasile con una nuova produzione artistica diretta Charles Moeller e Claudio Bothelo, per la regia di Paulo Nogueira”. Il 24 novembre del ’14, Fratti è tornato all’Aquila, dove è nato, e nell’aula magna dell’Università, presso la facoltà di Scienze Umane, è stata letta e commentata la sua raccolta di poesie giovanili, “Volti”. Goffredo dunque è anche un cronista scrupoloso, preciso, attento al dettaglio. Toccanti le pagine sulla croce di Lampedusa. “Portatela ovunque”, aveva detto Papa Francesco benedicendola il 9 aprile dell’anno scorso in piazza San Pietro. E la Croce ha fatto il giro d’Italia, con tappa a L’Aquila, per prendere poi la via per Squinzano, nel Leccese. Un viaggio per sensibilizzare la gente all’accoglienza di chi fugge dalla fame, dall’orrore della guerra. Un “forte segno di testimonianza spirituale, di armonia tra fedi e culture diverse, di solidarietà umana…”. Ce n’è bisogno. La cecità va diffondendosi; il cinismo alza sempre più i toni.

L’Italia nel cuore” è un libro interessantissimo. Popolato di personaggi che danno o hanno dato lustro al nostro Paese. Non solo all’Abruzzo. Tra questi, Dan Fante, deceduto a 71 anni a Los Angeles il 23 novembre 2015. Secondogenito del grande John, era scrittore, drammaturgo, poeta consacrato. Dan amava profondamente l’Italia, soprattutto la sua regione. Più volte tornò a Torricella Peligna, per partecipare al Festival letterario dedicato al padre, i cui libri in Italia sono pubblicati da Einaudi. Dan era amico di Goffredo. Si conobbero a Los Angeles nel gennaio del 2005. “Ero andato con una delegazione guidata dal sindaco della mia città per una serie di incontri istituzionali e di iniziative culturali…”. All’estero Goffredo Palmerini viene ricevuto da direttori di giornali, governanti, intellettuali e anche da semplici immigrati, di cui raccoglie sconfitte e conquiste. A Little Italy, dove è di casa, una folla entusiasta assistette alla presentazione del suo libro “L’Italia dei sogni”.

Il console generale d’Italia a Buenos Aires, Giuseppe Scognamiglio (dal 2015 ambasciatore in Kuwait), gli ha rilasciato una lunga intervista; e sempre a Buenos Aires Goffredo ha incontrato il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Maria Mazza. I dialoghi li ritroviamo in questo libro, che è presentato da Luisa Prayer, concertista internazionale (esibizioni in Austria, Polonia, Germania, Olanda, Stati Uniti, Giappone…); e da Carla Rosati, già docente di lingua e cultura italiana all’Università per stranieri di Perugia. ”L’Italia nel cuore” è stata già protagonista in diverse sedi, ricevendo consensi unanimi. Nato nel ’48 a L’Aquila, di cui per anni è stato amministratore, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, Goffredo Palmerini segue le comunità italiane all’estero da molti anni. La sua attività pubblicistica è intensa. Ricordiamo “Le radici e le ali”; “L’Aquila nel mondo”; “Oltre Confine”; “L’altra Italia”; “Abruzzo gran riserva”; “L’Italia dei sogni”. E’ inoltre un eminente studioso di emigrazione e fa parte, anche come autore, del comitato scientifico internazionale del Dizionario enciclopedico delle Migrazioni italiane nel mondo. Dal 2015 è coordinatore dell’Osservatore regionale dell’emigrazione della Regione Abruzzo.

*giornalista e scrittore








Franco Presicci, giornalista e scrittore, è nato nel 1933 a Taranto. Milanese d’adozione, ha lavorato per un’intera carriera come cronista di nera al quotidiano “Il Giorno” di Milano. Giornalista professionista, Presicci è un’istituzione tra i cronisti della cronaca nera milanese. Ha attraversato tutte le stagioni della criminalità, dai tempi dei sequestri e delle bische, fino al terrorismo e alla mafia. Tra gli altri riconoscimenti, nel 2016 gli è stato tributato il Premio alla carriera dal Gruppo cronisti lombardi “per una vita al servizio dell’informazione e del giornalismo”.