VISITA TUTTO IL MONDO CON L’ITALIA NEL CUORE
Goffredo Palmerini incontra
gli italiani che hanno dovuto lasciare il loro paese, raccoglie storie e le racconta
con stile amabile nei suoi libri. Il più recente sta riscuotendo consensi ovunque,
anche oltre confine.
di Franco Presicci *
MILANO - Ogni capitolo un
incontro, un viaggio, un evento, una scoperta…I libri di Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, sono sempre ricchi di
fatti. Li va a cercare dappertutto: a Boston,
a New York, in Romania, in Friuli…,
dovunque un nostro migrante abbia dimostrato il proprio talento. E nei luoghi
in cui venga celebrata la propria terra: l’Abruzzo.
Immagino che abbia sempre pronta una valigia. Al Westchester Cultural Center
della Grande Mela sono o stanno per essere esposte le eccellenze del Molise e
dell’Abruzzo: arte, cultura, gastronomia, tradizioni, artigianato…? Ci va per
fare cronaca e commenti con il suo linguaggio limpido, attraente, con sincerità
e senza enfasi, senza ridondanze. A “Casa Abruzzo”, in via Fiori Chiari a Milano, in zona Brera, si parla di Perdonanza e del messaggio universale
di Celestino V? Goffredo ascolta,
annota, medita e poi scrive pagine esaurienti. In questi giorni da One Group
Edizioni è uscita la sua opera più recente: “L’Italia nel cuore” (sottotitolo: “Sensazioni, emozioni, racconti di viaggio”).
Un libro che si legge con
molto piacere; che ti prende per mano e ti conduce in paesi vicini e lontani,
dandoti l’impressione di occupare un posto fra il pubblico in una
manifestazione artistica; in una cerimonia per la consegna di una medaglia; in
una grande serata newyorchese dedicata al teatro italiano; o di assistere a
un’intervista dell’autore ad un poeta, ad un capitano d’industria, ad un uomo
politico... Ci sono anche pagine sulle invasioni che i forestierismi compiono
nella nostra lingua: offese contro la bellezza, l’armonia di espressioni spesso
onomatopeiche. Si dice “cult” per
indicare ciò che, per esempio nell’agone artistico, riscuote uno speciale
apprezzamento; “movida” per vita
notturna; “training” per allenamento
sportivo; “tour operator” per
organizzatore di viaggio; “tout court”,
“location”… Anche l’uomo comune usa “management” per le funzioni relative
alla conduzione di una struttura aziendale. E’ “chic”. Oddio, non è meglio elegante? No, bisogna distinguersi. Il
provincialismo incalza.
E pensare che i nostri
connazionali all’estero – rileva Palmerini, che li conosce bene – difendono con
tenacia, convinzione e passione l’idioma della madre patria, cercano di tenerlo
vivo anche perché è un legame indissolubile con il luogo d’origine. Questa
meditazione è scaturita da una rappresentazione teatrale promossa a Firenze dalla Società Dante Alighieri
in collaborazione con la Compagnia Le Seggiole. Testo, “Sao ko kelle terre” (l’inizio della Carta di Capua del 960), di Marcello Lazzerini, giornalista Rai e
scrittore, Una domanda era d’obbligo, e Goffredo al commediografo l’ha fatta:
il motivo di quel titolo dato allo spettacolo? “E’ il certificato di nascita
della nostra lingua, sancito in un atto giuridico, il Placito Capuano, in cui
la frase è riportata per la prima volta non in latino ma in volgare…”. Idea
splendida, realizzata con supporto di immagini, filmati, esecuzioni musicali e
l’interpretazione di brani tra i più notevoli della letteratura italiana. Un
purista come Goffredo Palmerini non poteva lasciarsi sfuggire l’avvenimento.
Come non si è lasciato sfuggire il convegno dedicato al ricordo di due donne
abruzzesi straordinarie: Maria Federici
e Filomena Delli Castelli,
componenti dell’Assemblea Costituente e poi della Camera dei Deputati.
“Affacciano sulla
Constitution Avenue a Washington i due edifici della National Gallery of Art.
Il più antico inaugurato nel 1941, fu progettato dall’architetto americano John
Russell Pope. Conosciuto come il Palazzo Federale, ha ingressi su ognuno dei
quattro lati, mentre la facciata principale è stata modellata con una rotonda a
colonne, a guisa del Pantheon. Ha l’aspetto d’un grande complesso neoclassico,
imponente, raffinato nel suo rivestimento in marmo rosa del Tennessee. Il
progettista ha dato molta importanza alla luce naturale…”. E’ in questo
edificio che, nel 1936, Andrew Mellon,
banchiere, uomo politico, già ambasciatore in Gran Bretagna, volle istituire la
National Gallery of Art con la propria straordinaria collezione d’arte.
Palmerini non si limita a descrivere l’aspetto architettonico e la storia di
questo capolavoro e dell’altro ad esso collegato, ma racconta puntualmente
l’attività che vi si svolge, tra cui la messa in scena, il 25 gennaio scorso,
di uno eccezionale evento letterario, artistico, musicale attorno a uno degli
episodi più drammatici della “Gerusalemme
liberata” di Torquato Tasso. Più
d’uno i capitoli che ne “L’Italia nel
cuore” danno notizie del teatro italiano a New York e in altre zone del mondo.
Naturalmente Palmerini
rende omaggio a Mario Fratti, che,
trapiantato nella Grande Mela dal ’63, ha dominato come autore i palcoscenici
più famosi nel mondo. Il suo “Nine”,
“tra i più affermati ‘musical’ di Broadway e vincitore di 30 premi
internazionali, è in scena in Brasile con una nuova produzione artistica
diretta Charles Moeller e Claudio Bothelo, per la regia di Paulo Nogueira”. Il
24 novembre del ’14, Fratti è tornato all’Aquila, dove è nato, e nell’aula
magna dell’Università, presso la facoltà di Scienze Umane, è stata letta e
commentata la sua raccolta di poesie giovanili, “Volti”. Goffredo dunque è
anche un cronista scrupoloso, preciso, attento al dettaglio. Toccanti le pagine
sulla croce di Lampedusa. “Portatela ovunque”, aveva detto Papa Francesco benedicendola il 9 aprile dell’anno scorso in piazza
San Pietro. E la Croce ha fatto il giro d’Italia, con tappa a L’Aquila, per prendere poi la via per Squinzano, nel Leccese. Un viaggio per
sensibilizzare la gente all’accoglienza di chi fugge dalla fame, dall’orrore
della guerra. Un “forte segno di testimonianza spirituale, di armonia tra fedi
e culture diverse, di solidarietà umana…”. Ce n’è bisogno. La cecità va
diffondendosi; il cinismo alza sempre più i toni.
“L’Italia nel cuore” è un libro interessantissimo. Popolato di
personaggi che danno o hanno dato lustro al nostro Paese. Non solo all’Abruzzo.
Tra questi, Dan Fante, deceduto a 71
anni a Los Angeles il 23 novembre
2015. Secondogenito del grande John, era scrittore, drammaturgo, poeta
consacrato. Dan amava profondamente l’Italia, soprattutto la sua regione. Più
volte tornò a Torricella Peligna,
per partecipare al Festival letterario dedicato al padre, i cui libri in Italia
sono pubblicati da Einaudi. Dan era amico di Goffredo. Si conobbero a Los
Angeles nel gennaio del 2005. “Ero andato con una delegazione guidata dal
sindaco della mia città per una serie di incontri istituzionali e di iniziative
culturali…”. All’estero Goffredo
Palmerini viene ricevuto da direttori di giornali, governanti,
intellettuali e anche da semplici immigrati, di cui raccoglie sconfitte e
conquiste. A Little Italy, dove è di casa, una folla entusiasta assistette alla
presentazione del suo libro “L’Italia dei
sogni”.
Il console generale
d’Italia a Buenos Aires, Giuseppe
Scognamiglio (dal 2015 ambasciatore in Kuwait), gli ha rilasciato una lunga
intervista; e sempre a Buenos Aires
Goffredo ha incontrato il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Maria Mazza. I dialoghi li ritroviamo
in questo libro, che è presentato da Luisa
Prayer, concertista internazionale (esibizioni in Austria, Polonia,
Germania, Olanda, Stati Uniti, Giappone…); e da Carla Rosati, già docente di lingua e cultura italiana all’Università
per stranieri di Perugia. ”L’Italia nel cuore” è stata già
protagonista in diverse sedi, ricevendo consensi unanimi. Nato nel ’48 a L’Aquila, di cui per anni è stato
amministratore, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, Goffredo Palmerini segue le comunità
italiane all’estero da molti anni. La sua attività pubblicistica è intensa.
Ricordiamo “Le radici e le ali”; “L’Aquila nel mondo”; “Oltre Confine”; “L’altra Italia”; “Abruzzo
gran riserva”; “L’Italia dei sogni”.
E’ inoltre un eminente studioso di emigrazione e fa parte, anche come autore,
del comitato scientifico internazionale del Dizionario enciclopedico delle
Migrazioni italiane nel mondo. Dal 2015 è coordinatore dell’Osservatore
regionale dell’emigrazione della Regione Abruzzo.
*giornalista e scrittore
Franco
Presicci, giornalista e
scrittore, è nato nel 1933 a Taranto. Milanese d’adozione, ha lavorato per
un’intera carriera come cronista di nera al quotidiano “Il Giorno” di Milano.
Giornalista professionista, Presicci è un’istituzione tra i cronisti della
cronaca nera milanese. Ha attraversato tutte le stagioni della criminalità, dai
tempi dei sequestri e delle bische, fino al terrorismo e alla mafia. Tra gli
altri riconoscimenti, nel 2016 gli è stato tributato il Premio alla carriera
dal Gruppo cronisti lombardi “per una vita al servizio dell’informazione e del
giornalismo”.
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