SENZA CONFINI
Confini: estrema linea che segna la fine o demarca un dato fondo,
territorio o paese, dividendolo da quello che gli è attiguo.
A volte si usa la parola confine, anche, per indicare
l’esilio di una persona, ma nel nostro caso noi vogliamo indicare, non i
confini prettamente territoriali, ma i confini dei pensieri, delle idee, delle
opinioni, delle vedute, dell’immaginazione, dei sogni… i confini mentali che
possono dividere o avvicinare un uomo a un altro oppure la realtà ai sogni.
Spesso di ciò che è importante nella propria esistenza non ci
si rende quasi conto. Mi son chiesta se sia lecito chiamare le divisioni
confini e, ho finito con il rispondermi di sì, già che i confini possono
simboleggiare i sigilli immaginari che dividono diritti e doveri, rispetto per
la libertà dell’altro e inclusione nel suo universo.
Tutte le nostre gallerie mentali possiedono dei confini
soggettivi; ogni ferita esistenziale possiede delle linee di demarcazioni che
conducono alla guarigione; ogni ombra incontra il proprio confine nei raggi del
sole che la spinge da dietro; ogni disincanto moltiplica attorno a sé le
possibilità di scelta. Ogni confine implica l’assenza di confine.
Il restringimento del campo visivo è solo apparente, basta
spostarsi di posizione per vedere altro. Il confine di due bugie spesso porta a
un’affermazione vera, così come il prodotto di più fallimenti si possono
concludere con un successo. Quando si cammina, non solo si cammina e quando si
mangia, non solo si mangia; ogni azione trova il proprio confine quando inizia
un’altra. Così quando stacchiamo gli occhi da noi stessi, dalla nostra stessa
natura, usciamo dai nostri confini per entrare nei confini del mondo che ci
contiene. Io, come tanti, ho provato ad abbattere barriere, alcune sono cadute,
altre sono rimaste lì, impavide, ma la cosa importante è averci provato.
Non si può pensare solo “la mente” come il nostro computer
anatomico ragionevole, “la mente” non solo fa calcoli, non solo ci conduce con
automatismo attraverso le funzioni e i gesti imparati, ma la mente è parte di
un sistema che, al suo interno, contempla anima – mente - corpo. La mente è
dentro la testa, certamente, ma unisce intuizioni, percezioni ed emozioni, ed è
da quest’unione che si parte per il proprio volo che ci permette di percepire
la vita come un meraviglioso miracolo.
La vita non è solo il cognome e il nome che ci viene dato
alla nascita, la vita è dentro ogni cosa e dal momento che incominciano ad
uscire dalla stretta relazione con noi stessi, dal momento che ci facciamo le
prime domande, capiamo che l’acido, l’amaro e il dolce vengono dal di fuori, la cosa difficile è
amare tutti quanti i sapori, allo stesso modo. La cosa difficile è amare i
nostri successi, prima amando i nostri sforzi per conseguirli.
I confini fra “l’amare” e “il non amare” non sempre si svela,
non sempre le nostre domande trovano una risposta quando è utile. E se fossero
le domande le risposte che cerchiamo?
Quindi, è attraverso le domande che vi invito alla mostra
itinerante poetico - fotografica “Senza confini”, ideata da Giuseppina
Brintazzoli e da me, che si terrà sabato 29 luglio alle ore 17,30 nel Comune di
Monzuno (BO). Questo è un invito aperto! Venite ad accompagnarci in questo
viaggio attraverso parole e immagini. Il viaggio che farete e che faremo,
potrebbe essere l’inizio di un cammino che ci porterà insieme attraverso
l’innocenza delle nostre prime domande.
Il nostro cuore è aperto per accogliere la meraviglia; la
mente è l’occhio del cuore, dove l’immaginazione è la stazione di sosta che
porta mari di fantasia. Noi siamo pesci che nuotiamo tutta la vita, e i
fenomeni elettrici e magnetici che veicolano i fluidi che ci contengono,
possono unirci in un incontro “Senza confini!”
http://notiziefabbriani.blogspot.it/2017/07/monzuno-consolida-la-sua-vocazione-per.html?spref=fb&m=1
Vi lascio a seguito una poesia tratta dal mio libro
“Credibili incertezze”, pubblicato nel 2016, con Leonida edizioni.
Incontrami per la
città
Incontrami per la città,
mentre vago
in cerca di qualcosa che non so,
incontrami e sorridimi,
poi va per la tua strada.
Incontrami per la città che persiste
quando la gioia ha sedia per sedersi
come un gigante ebro a contemplarti.
Incontrami nella sera in cui la vita mi sorride
e sorridimi anche tu
perché le migliori parole
si leggeranno nei miei occhi,
nel fondo della pupilla
la mia casa in ombra
fra piccoli mari e antiche mappe
ti dirà, del nostro incontro, il motivo.
Incontrami mentre vago in mondi senza orbita
e la città sembra troppo grande
perché io possa incontrarti.
Incontrami quando io guardo all’orizzonte
in cambio della fragile idea
di incontrarti sulla nascita di tutti cammini.
Sugli spazi muti che non conoscono il tuo nome
sarai spinta verso la vita
che attraversa la mia anima con le ali.
So che stai vagando sui marciapiedi,
cammini anche tu senza meta
perché io possa incontrarti.
La strana rotta mi ha e mi perde
e nei piccoli spazi di verde
sarai tu quello che ho sempre cercato.
Credo profondamente che l’arte avvicini la realtà per
restituirla in un’altra lingua, senza farne una stenta e opaca trascrizione, ma
cercando di vestirla al meglio, con un lirico vestito che dialoga con tutti i
misteri, senza svelarli completamente.
Niente di più errato del pensare che l’arte tocchi unicamente
la dimensione estetica delle cose; l’arte guarda dentro e fuori l’uomo, perché
l’uomo, attraverso l’arte, cerca di penetrare nel mistero delle cose, di
raccontare la sua storia, la sua intima realtà, riconoscendo i propri limiti per
raccontarsi e per raccontare quello che gli ruota attorno. Comunque l’arte è arte, qualunque sia
l’oggetto d’interesse.
L’arte si scolpisce dapprima nell’anima dell’uomo, ecco
perché quando viene partorita urla la sua ragione di esistere e fa vibrare la
materia per evocare la memoria emotiva, con la sete metafisica che cresce,
insieme all’evasione incorporea dell’anima.
Volgiamoci adesso agli effetti intellettivi provocati dalle
parole e dalle immagini, credo che quando queste due vie di comunicazione si
sovrappongono in modo artistico, conseguano un risultato estetico che la
maggioranza delle persone possono giudicare come coinvolgenti ed emotivamente
validi. Il percepito, perfino dall’osservatore laico in materia artistica, non
deve essere spiegato né digerito da un critico d’arte che veicola il valore
artistico dell’opera creata, perché la
bella estetica è potente e comunica a prescindere il suo messaggio.
Yuleisy Cruz Lezcano
Nessun commento:
Posta un commento