[Ho molto esitato forse troppo,
tra l’estro irraggiungibile
e la voglia di scrivere affogata
nella odierna controra avversa.
Periodi -pensieri sovraeccitati-
lemmi furenti alla punta delle dita,
trovano conforto immergendosi
nella pece appiccicosa dei tasti.]
Azzardo, nonostante.
Parlerei ancora di te, non fosse altro
perché di te conosco ogni anfratto,
ogni spigolo illanguidito del tuo cuore
ogni ripulsa o desiderio recondito.
Persi tra le more di ipocrite poesie
e promesse di confidenti, sincere parole
amici, amori inespressi -piccoli dolori-
tutto in un rutilare osceno di guitti
sul proscenio di un circo mediocre
che obnubila il senno senza biglietto.
Pagherò pegno. Lo so.
Ma tu, mia poesia spesso inafferrabile
musa recalcitrante che avversi i miei sogni
piccola illusione di una senescenza in fieri
sei l’unica ancora che mi lega -oh memories-
l’unica speranza di attraccare l’ultimo porto
senza i veleni di un mondo idiota -salvami -
Riprenderanno allora a fluire colori e tele
la bocca s’atteggerà a sorrisi ritrovati,
sognare non sarà più il pegno del sonno
e dormire non sarà più una “piccola morte”
Sei cara amica mia, ma il gioco forse vale.
La candela.
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