AMLETO A LUCCA: LA PRIMA RAFFIGURAZIONE PITTORICA DI SHAKESPEARE
È un dipinto di inizio Settecento del pittore lucchese Domenico Brugieri la prima raffigurazione pittorica dell’Amleto
di Shakespeare. Questa scoperta, destinata ad alimentare una dibattito
fra studiosi in ambito mondiale, è al centro della mattinata di studi in
programma sabato 12 novembre, alle 10.30, nella Cappella Guinigi del Complesso Conventuale di San Francesco, a Lucca. Al termine dell’incontro, intorno alle 12.30, nella chiesa di San Franceschetto, sempre nel medesimo Complesso, verrà inaugurata la mostra Amleto a Lucca.
L’iniziativa, che è organizzata dal Comitato Nuovi Eventi e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, si avvale del patrocinio del British Council, e nasce da un’idea di Marco Paoli. Il noto studioso lucchese ha infatti individuato in un’opera di Domenico Brugieri – che fu tra i primi maestri di Pompeo Batoni - la prima testimonianza pittorica di una scena tratta dall’Amleto di Shakespeare e in particolare del tragico epilogo, con Gertrude che beve dalla coppa avvelenata e si rivolge affettuosamente al figlio, Amleto, pronto ad affrontare lo zio Claudio costringendolo a bere il residuo veleno della coppa. Un’interpretazione sostenuta da varie testimonianze documentarie.
Ma è la collocazione cronologica dell’opera, l’anno 1722, a suggerire un interessante parallelo. Il 21 settembre di quell'anno, infatti, Giacomo III Stuart, pretendente al trono inglese in esilio a Roma, si trovava in visita a Lucca – all’epoca una libera repubblica – dove avrebbe potuto far stampare un proclama rivolto ai sudditi di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Si può quindi ipotizzare che il dipinto nasconda un riferimento allegorico alle vicende di Giacomo III, anche lui come Amleto sovrano ingiustamente escluso dal trono. Un’allegoria pittorica commissionata a Brugieri proprio in occasione della visita a Lucca del pretendente inglese.
L’ipotesi sostenuta da Marco Paoli assume un fascino particolare proprio perché, fino ad oggi, non risulta esserci alcuna testimonianza della conoscenza delle opere shakespeariane in Italia prima della fine del XVIII secolo.
Di questa intrigante ipotesi discuteranno, in Cappella Guinigi, oltre allo stesso Paoli, il Professor Renzo Sabbatini, docente di Storia moderna all’Università di Siena (“Gli Stuart a Lucca, una visita politicamente imbarazzante”) e la storica dell’arte Paola Betti (“Temi storici e messaggi politici nell’arte lucchese tra Sei e Settecento”).
La mostra resterà aperta fino al 20 novembre nella chiesa di San Franceschetto con i seguenti orari: 12 novembre: ore 15-19; 13 novembre: ore 10-13 / 15-19; dal 14 al 18 novembre compresi: ore 15-19; 19 e 20 novembre: ore 10-13 / 15-19.
L’iniziativa, che è organizzata dal Comitato Nuovi Eventi e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, si avvale del patrocinio del British Council, e nasce da un’idea di Marco Paoli. Il noto studioso lucchese ha infatti individuato in un’opera di Domenico Brugieri – che fu tra i primi maestri di Pompeo Batoni - la prima testimonianza pittorica di una scena tratta dall’Amleto di Shakespeare e in particolare del tragico epilogo, con Gertrude che beve dalla coppa avvelenata e si rivolge affettuosamente al figlio, Amleto, pronto ad affrontare lo zio Claudio costringendolo a bere il residuo veleno della coppa. Un’interpretazione sostenuta da varie testimonianze documentarie.
Ma è la collocazione cronologica dell’opera, l’anno 1722, a suggerire un interessante parallelo. Il 21 settembre di quell'anno, infatti, Giacomo III Stuart, pretendente al trono inglese in esilio a Roma, si trovava in visita a Lucca – all’epoca una libera repubblica – dove avrebbe potuto far stampare un proclama rivolto ai sudditi di Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Si può quindi ipotizzare che il dipinto nasconda un riferimento allegorico alle vicende di Giacomo III, anche lui come Amleto sovrano ingiustamente escluso dal trono. Un’allegoria pittorica commissionata a Brugieri proprio in occasione della visita a Lucca del pretendente inglese.
L’ipotesi sostenuta da Marco Paoli assume un fascino particolare proprio perché, fino ad oggi, non risulta esserci alcuna testimonianza della conoscenza delle opere shakespeariane in Italia prima della fine del XVIII secolo.
Di questa intrigante ipotesi discuteranno, in Cappella Guinigi, oltre allo stesso Paoli, il Professor Renzo Sabbatini, docente di Storia moderna all’Università di Siena (“Gli Stuart a Lucca, una visita politicamente imbarazzante”) e la storica dell’arte Paola Betti (“Temi storici e messaggi politici nell’arte lucchese tra Sei e Settecento”).
La mostra resterà aperta fino al 20 novembre nella chiesa di San Franceschetto con i seguenti orari: 12 novembre: ore 15-19; 13 novembre: ore 10-13 / 15-19; dal 14 al 18 novembre compresi: ore 15-19; 19 e 20 novembre: ore 10-13 / 15-19.
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