sabato 31 dicembre 2016

Slavica Pejović U OKVIRU



Slavica Pejović
U OKVIRU
 L'immagine può contenere: una o più persone, notte e sMS

Poranila ja
Zatvarn kapke
Na prozorima
Godine ove

I iz dubina
Modrih
Vazduha
Udah bi
Ne tragam
Za prisutnim
I otsutnim
Danima
Na putu su
Sećanja skrivena
Smehom
I suzom istočenom
Doći će
Kad požele
Čak i nezvani
Tragovima utrtim
Da bude noću
I svitanja dane
Prahom
Rasutih radosti
A okna prozora
Kad raskrilim
U oči nek blesnu
Dani godine Nove
U okviru horizonti
Neomedjani
Nada i Izazov
Čekani i beskrajni
...Plavetnilu gde prihodim(o)

Belgio, a 60 anni dal disastro - Goffredo Palmerini


Mons, la Grand Place
Mons, chiesa di Santa Elisabetta
Mons, la Collegiata di Sainte Waudru
Mons, chiesa di Saint Nicholas
Hornu, le Grand Hornu
 Elio Di Rupo, nel suo intervento di saluto, al convegno
Hornu - Calò , Palmerini, Napolitano, De Vita
L'intervento dell'assessore Gianluca Miccichè
Hornu, il pubblico presente al convegno
L'artista Antonio Cossu con Raffaele Napolitano
Al centro, Tindaro e Maria Tassone


Ai cancelli d'ingresso della miniera di Bois du Cazier

MONS - E' una bella città Mons. Vi arrivo in treno da Charleroi nel primo pomeriggio di metà dicembre, il sole splendente e un insolito cielo color turchese. Arrivo in albergo. Mi appare tutto singolare. L'ingresso copre parte della facciata d’una antica chiesa, adorna d'un bel rosone vetrato e un timpano a vela. Ma è solo l'inizio, perché dalle evidenze interne constato che l'hotel Dream è proprio realizzato all'interno d'una chiesa, forse un complesso monastico nel centro della città. Restano ancora in vista i basamenti delle colonne ed altre tracce della primitiva destinazione intorno alle strutture portanti in acciaio che supportano l'attuale disposizione alberghiera. Al terzo piano, mentre cerco la mia camera 309 "Art nouveau" - tutte le stanze hanno un nome - m'imbatto nella vetrata policroma interna al rosone della facciata. Fa da sfondo al lungo corridoio dove sono distribuite le stanze. La camera è ampia, con bagno arricchito da una finestra ogivale ornata da stipiti in pietra grigia a foggia gotica, propria delle antiche chiese di questa parte d'Europa. E' la prima sorpresa d'una città sorprendente come Mons, il cui antico centro storico non rivela sbavature nell'armonia delle architetture di palazzi, case e chiese, con l'intrico di vie tutte pavimentate in selci e bordature in pietra grigio chiaro e ambra. Oggi è il 15 dicembre. Non ho impegni e questa mezza giornata è utile per conoscere un poco questa città che l'anno scorso è stata Capitale europea della cultura.
Il cuore della città è la Grand Place. E' poco distante. La raggiungo godendomi i graziosi negozi e le vetrine ben addobbate con i simboli del Natale incipiente. Rue de la Triperie conduce direttamente nella piazza maggiore, la strada lievemente in salita. L'ingresso nella piazza, salotto della città, è salutato dal canto dell'acqua che sgorga da quattro bocchette d'una fontana. La Grand Place, un vasto rettangolo irregolare, appare nella sua bellezza, contornata com'è di magnifiche facciate. Vi spicca quella del Municipio, l'Hotel de Ville con i pennoni imbandierati e ghirlande a cascata di luci natalizie. Animata di voci la grande piazza, di gente, di colori. Piccole casette bianche di legno del mercatino vendono prodotti tipici, cucina pronta e bevande a chi va godendosi il tepore del sole calante e un anticipo d'aria natalizia. Animatissimo il palaghiaccio all'aperto, dove ragazzi e bambini piroettano sui pattini, in gare dal breve respiro. Mi piace annusarla, questa città. E scoprirla pian piano, anche per l'orgoglio di sentirvi tracce d'Abruzzo. Ne è sindaco, infatti, il figlio di un'umile famiglia d'emigrati abruzzesi, Elio Di Rupo, personalità politica di grande rilievo in Belgio, e in Europa, per essere stato più volte parlamentare, uomo di governo e, dal 2011 per tre anni Primo Ministro. Giro per il centro storico facendomi guidare dai campanili. Le chiese, se si ha pazienza di guardarle con attenzione, raccontano la storia d'una città, l'arte, l’anima e persino l'indole degli abitanti, meglio d'ogni altro monumento.
Mons ha la sua nascita nel Medioevo, il suo insediamento urbano sul luogo dove Giulio Cesare, arrivandovi nel primo secolo a.C., fece edificare un castrum, proprio sul colle che domina ora la città. Proprio da questa particolarità, l'essere nata su un rilievo presente in un ampio territorio pianeggiante, gli deriva l'attuale nome che richiama il termine latino. Nel VII secolo, proprio nei pressi di quel monte, la figlia di Clotario II, Waltrude, andata in moglie ad un signorotto del luogo, fece edificare un oratorio dove poi si ritirò in santità fino alla sua morte, nel 688. La santa Waltrude (Sainte Waudru) è patrona della città. Intorno a quel primo nucleo altomedioevale si cominciò a sviluppare un aggregato urbano, cresciuto fortemente nel XII secolo sotto l'impulso del conte Baldovino IV di Hinault, che ne fece una città fortificata. La popolazione aumentò notevolmente e fiorirono i commerci, con numerose attività che si disposero man mano intorno alla Grand Place, centro della vita civile e mercantile. Gli abitanti si dedicarono al commercio e all’artigianato, tanto che Mons diventò la più importante città della Contea di Hinault nella produzione di grano, birra, nell’industria laniera e nella gioielleria. Ancor oggi, come allora, la Grand Place - una delle più belle del Belgio - è il cuore della città, dove si svolgono le tradizioni più care ai cittadini di Mons, come la festa della Ducasse de la Trinité, con il combattimento del Lumeçon che ricorda la lotta di San Giorgio contro il drago, e la processione del Car d’or, quando la statua della Santa Waudru viene portata per le vie del centro sull’antico carro di legno, scolpito e dipinto di bianco e oro. Nel Quattrocento i cittadini di Mons (montois) costruirono in stile gotico l’Hotel de Ville, la casa comunale dove nel 1515 l’imperatore Carlo V - il sovrano sul cui regno non tramontava mai il sole - prestò giuramento in quanto anche Conte di Hinault. Nei due secoli successivi prima gli spagnoli poi i francesi occuparono la città e il grande Sebastien Vauban la munì d’una solida cinta muraria. Le mura fortificate seicentesche sono ora solo un ricordo storico, perché smantellate nel 1864 per essere sostituite dagli ampi viali alberati che contornano come un perfetto ovale l’antica capitale degli Hinault.
Il mio giro nel centro città inizia appunto dalla Grand Place, ammirando l’imponente palazzo municipale, impreziosito da bifore ogivali. Accanto al portone la celebre scimmia in ferro battuto, portafortuna della città e di chiunque le carezzi il capo. Poco distante, sulla Rue de Nemy, la chiesa tardo-gotica di Santa Elisabetta. Ne ammiro l’interno a tre navate, con ampie finestrature vetrate e belle opere pittoriche nelle cappelle, con l’altare maggiore e coro in legno lavorato. Arrancando su stradine lastricate salgo fino al colle più alto della città, al Parco dei Conti, dove gli Hinault avevano il castello. Del complesso resta la Beffroi, torre barocca con grande orologio dalla quale si ammira tutta la città e i dintorni. Lì accanto la Cappella di San Callisto, risalente all’XI secolo, le cui volte ostentano lacerti di affreschi bizantini. Da lassù si può avvistare la corona delle cappelle absidali della Collegiata di Sainte Waudru, che raggiungo percorrendo la Rue de Clercs. E’ un tempio magnificente di stile gotico brabantino, opera di Matheus de Layens, edificata a metà Cinquecento e completata nel 1686. L’interno è a tre navate, imponente l’altezza degli archi e delle vetrate dell’abside principale circondata da cappelle con raffinate sculture, mentre nei bracci del transetto stupiscono i preziosi rilievi cinquecenteschi in alabastro, opera di Jacques Dubroeucq, artista del Rinascimento. La chiesa custodisce il Car d’Or, il bianco carro ligneo processionale della Santa Waudru, finemente decorato con putti e oro zecchino. Ultima visita alla chiesa di Saint Nicholas, anch’essa imponente, con tutti gli altari in legno cesellato arricchiti con dipinti seicenteschi. Il tempo tiranno non consente di visitare i musei della città. Mons è molto viva in campo culturale, non a caso ha avuto il privilegio d’essere per un anno capitale della cultura europea. Lo deve alle sue sensibilità umanistiche, alla sua storia, al suo patrimonio artistico e architettonico. Lo deve anche alla presenza d’una prestigiosa università. L’Umons è nata nel 2009 dalla fusione dell’Università di Mons e dell’antica Facoltà Politecnica, fondata nel 1837. Attualmente la città, che conta 95mila abitanti, ha 22mila studenti, di cui 7mila provenienti da una quarantina di Paesi e ospitati nel campus dell’ateneo.
Passata pressoché indenne attraverso due guerre mondiali, Mons ha chiuso da molti anni l’attività estrattiva che aveva richiamato migliaia di immigrati italiani per il lavoro nelle miniere, in base all’Accordo italo-belga del 1946. Di quell’intesa tra Italia e Belgio - braccia contro carbone - ricorre quest’anno il 70° anniversario, come pure ricorre il 60° della tragedia di Marcinelle, dove nella miniera di Bois du Cazier l’8 agosto 1956 persero la vita 262 minatori, 136 dei quali erano italiani. Nel corso del 2016 numerose manifestazioni si sono tenute in Belgio per l’Anno commemorativo, che si chiude con il Convegno del 16 dicembre a Hornu. Siamo qui per questo, per partecipare all’evento promosso dai Comites del Belgio, d’intesa con l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles e in collaborazione con le associazioni storiche dell’emigrazione operanti nel Paese, quali ANFE, ITAL-UIL, INCA-CGIL, FILEF, ACLI, USEF, ASBL. La scelta di Hornu per la manifestazione di chiusura dell’Anno commemorativo non è casuale. C’erano qui diverse miniere di carbone. E il Grand Hornu, villaggio industriale realizzato nel 1810 dall’imprenditore francese Henri De George, grande quartiere urbanisticamente integrato, comprendente il complesso minerario, le abitazioni di minatori e operai, l’isolato degli impiegati. Questo straordinario complesso, esempio d’archeologia industriale, restaurato su progetto di Pierre Habbelinck, dal 2002 ha ripreso a vivere come Museo delle Arti Contemporanee (MAC’s), dove si tengono esposizioni, eventi culturali e concerti.
Raffaele Napolitano, presidente del Comites di Bruxelles e coordinatore dell’Inter-Comites del Belgio, insieme agli esponenti delle associazioni promotrici, per il convegno ha scelto il Centro Culturale italiano di Hornu. In agenda sono previsti gli interventi dello stesso Napolitano, di Michele Schiavone, Segretario Generale del CGIE, dell’on. Gianluca Miccichè, Assessore all’Emigrazione Politiche sociali e del lavoro della Regione Sicilia, del Consigliere d’ambasciata Giovanni Maria De Vita, del Ministero degli Esteri - Direzione Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, di Gaetano Calà, Direttore nazionale dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE) e componente del CGIE, e di Goffredo Palmerini, Presidente dell’Osservatorio Regionale Emigrazione dell’Abruzzo. Nel pomeriggio di venerdì 16 dicembre sono arrivati a Mons, da Bruxelles, Raffaele Napolitano e Gaetano Calà. Giusto il tempo per sistemarsi in albergo e si parte. Arriviamo intorno alle 6 di sera ad Hornu. All’ingresso del Centro Culturale c’è Tindaro Tassone, stretto collaboratore di Elio Di Rupo, consigliere alla presidenza del Partito Socialista belga. Abbiamo passato con Tindaro e la splendida moglie Maria una bella serata in amicizia, il giorno precedente, insieme a cena al Tocco d’Italia, un ottimo ristorante di Mons gestito dai coniugi Claudio e Carmela, coppia d’origine siciliana che ci ha regalato il meglio della loro sapienza culinaria. Un grande abbraccio tra Tindaro e Gaetano Calà, sono entrambi siciliani e grandissimi amici. Hanno collaborato e condiviso importanti iniziative dell’ANFE in Belgio. Nel Centro Culturale da oltre mezzo secolo la comunità italiana tiene i suoi incontri di socialità, le iniziative culturali e ricreative, i corsi di lingua italiana per gli emigrati. La grande sala si va già riempiendo. Ezio D’Orazio, abruzzese, project manager della Siemens e una vita nel sindacato e nell’associazionismo in Belgio, sta sistemando il tavolo dei relatori con le bandiere d’Italia e Belgio. Alle 18:30 è previsto l’inizio dei lavori. Qualche minuto prima arriva il sindaco di Mons, Elio Di Rupo, accolto calorosamente ed affettuosamente dal pubblico. Ha un impegno a Bruxelles, ma volentieri è venuto a portare il suo saluto, anche se dovrà lasciare l’incontro. Raffaele Napolitano gli dà subito la parola, non prima però che la Corale Multiculturale abbia cantato l’inno d’Italia, tutti in piedi e la mano sul cuore, e un altro brano tradizionale. Proprio sulle note di questo canto tradizionale è l’incipit del Presidente Di Rupo. “Quando ho sentito il coro cantare mi sono commosso - ha dichiarato Di Rupo - perché mi ha ricordato mia madre. Oggi ricordiamo 70 anni dell’Accordo tra Italia e Belgio. In base a quell’accordo vennero qui dall’Abruzzo mio padre, mio zio, i miei fratelli. Sono venuti a lavorare nelle viscere della terra, in condizioni molto difficili, e hanno resistito perché venivano dalla miseria. Hanno vissuto nelle baracche, in condizioni che non si possono scordare. Fino a quel giorno terribile del 1956. Il mio primo ricordo è quello della tragedia, delle donne che piangevano e gridavano ai cancelli della miniera. Avevo 5 anni. Da quella data tragica i minatori sono stati finalmente accettati e rispettati in Belgio. La mia vita è incredibile. All’università, in politica fino a diventare Primo Ministro. I giovani non debbono scordare da dove veniamo, le nostre radici che hanno forgiato il nostro carattere”. Ancora qualche parola di saluto, poi Di Rupo si congeda.
Raffaele Napolitano richiama il valore delle manifestazioni commemorative, ringraziando per l’impegno profuso tutto l’associazionismo italiano in Belgio e i Comites. Scusa poi l’assenza del Segretario generale del CGIE, Michele Schiavone, trattenuto a casa da problemi di salute. E considerando che l’on. Miccichè è ancora in viaggio da Bruxelles, dà la parola a Gaetano Calà che parla delle condizioni dei nostri emigrati e del ruolo significativo svolto dall’ANFE dal 1947, quando la deputata costituente Maria Federici fondò l’associazione. E soffermandosi sulla tragedia di Marcinelle, che portò al cambiamento radicale delle condizioni di sicurezza delle norme sul lavoro nelle miniere, Calà reca una straordinaria testimonianza storica con la lettera a Maria Federici scritta da una testimone presente a Marcinelle una settimana dopo il disastro, sulla gravità dei problemi che vivevano le famiglie delle vittime e degli altri minatori. E ancora altre testimonianze scritte, tratte dal ponderoso archivio centrale dell’ANFE. Diventeranno, promette Calà, materiale d’archivio da condividere nei luoghi della Memoria in Belgio. Chiude poi il suo intervento ricordando Domenico Azzia, il presidente dell’associazione Sicilia Mondo, un pilastro del mondo dell’emigrazione, scomparso recentemente.
Chi scrive, nel suo intervento, ha ringraziato gli emigrati per il servizio e l’onore che hanno reso all’Italia con il lavoro, la serietà e la dignità dei comportamenti, con il prestigio e la stima guadagnati sul campo contro ogni pregiudizio. Il rispetto conquistato in anni di sacrifici, i successi in tutti i settori della società e in ogni Paese raggiunti dagli 80 milioni di emigrati italiani e loro discendenti - un’altra Italia più grande dell’Italia dentro i confini - sono il tributo più importante reso alla Patria, perché attraverso le loro testimonianza di vita i nostri emigrati hanno dimostrato quanto valgano davvero gli italiani, in talento, creatività e capacità d’impresa, ma anche in politica, nei Parlamenti e nei Governi, come il caso di Elio Di Rupo insegna, rendendoci orgogliosi della sua opera e dei traguardi raggiunti. Eppure, questo grande patrimonio di storia della nostra emigrazione è poco conosciuto, in Italia talvolta trattato con superficialità dalle istituzioni e dalla classe dirigente. Dunque, ogni iniziativa che tenda a valorizzare la Memoria è importante, come questo Anno commemorativo in Belgio. Ma sarà necessario che la storia dell’emigrazione italiana diventi materia da studiare nelle scuole italiane, che diventi patrimonio di conoscenza di tutti gli italiani, entrando finalmente nella Storia d’Italia. Questo deve essere l’obiettivo a cui tendere, anche per onorare degnamente la memoria delle 136 vittime italiane dell’8 agosto 1956 e di tutte le vittime della tragedia di Marcinelle. 
Il Consigliere Giovanni Maria De Vita nel suo intervento in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, riprendendo l’intervento precedente, annota come non solo la classe dirigente abbia scarsa conoscenza della storia dell’emigrazione, ma il fenomeno è latamente diffuso. E’ una situazione che deve preoccupare. E deve essere risolta, facendo diventare la storia dell’emigrazione un patrimonio comune per tutti gli italiani. Dunque, ogni iniziativa utile a diffonderne la conoscenza è vista dal Ministero con interesse e favore. Come il progetto che fra poco verrà illustrato, con la realizzazione di una storia dell’emigrazione a fumetti per le scuole, è un’iniziativa importante che va in questo senso, avvicinando i ragazzi alla conoscenza del fenomeno migratorio italiano che per un secolo e mezzo ha toccato tanti milioni di connazionali. Il sostegno del Ministero vuole essere un segno di doverosa attenzione al progetto e alle sue finalità.
Napolitano invita quindi a parlare Gianluca Miccichè, Assessore all’Emigrazione e al Lavoro della Regione Sicilia. L’uomo di governo siciliano tratteggia con spunti molto interessanti la vicenda migratoria siciliana, quella storica e anche l’attuale, che porta all’estero tanti giovani per ragioni certamente diverse che nel passato. Illustra quindi le politiche che la Regione sta seguendo nel settore e, con riferimento ad un recente convegno tenutosi a Palermo con la partecipazione delle maggiori associazioni operanti nel campo dell’emigrazione, ha tenuto a ribadire gli impegni assunti in quella sede specie per ridare all’associazionismo l’attenzione che merita, in termini di risposte e di politiche mirate. A cominciare dalla Consulta dell’Emigrazione siciliana che presto sarà convocata, dopo anni di inattività. Con la stessa Consulta, e con le associazioni, sarà inoltre valutato come modificare al meglio la legge 55 del 1980, che regola il settore. Viva soddisfazione suscita l’intervento tra gli esponenti dell’associazionismo siciliano presenti.
Dopo gli interventi dei relatori l’artista Antonio Cossu, figlio d'un emigrato sardo, presenta il progetto dell'opera a fumetti “Storia dell’immigrazione italiana in Belgio”, illustrando gli studi dell’opera, i bozzetti, il linguaggio comunicativo, il più adatto ai ragazzi e giovani studenti. Sicuramente ha fatto colpo la qualità e l’espressività del disegno, cifra dell’artista e del suo valore. Il progetto si svilupperà nell’arco di due anni. Dopo la consegna dei riconoscimenti alle associazioni dell’emigrazione operanti in Belgio - una stampa autografa di Antonio Cossu con un’immagine che simboleggia l’essenza del progetto -, una festosa conviviale intrattiene i presenti. Alla mescita gli Alpini di Hornu e dintorni. Nel corso della serata sono stati raccolti fondi da destinare alle zone terremotate del centro Italia, colpite dai sismi del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre 2016.
Sabato mattina, 17 dicembre, Tindaro Tassone ci porta con la sua auto a Marcinelle. Non può mancare l’omaggio alle vittime della tragedia. Gianluca Miccichè, Gaetano Calà e chi scrive compongono la delegazione. Alle 11 ci attendono alla miniera di Bois du Cazier. Arriviamo puntuali. Il cielo è plumbeo, sebbene non piova. L'accoglienza al Bois du Cazier la fa Alain Forti, Soprintendente (Conservateur) del complesso minerario ora diventato un grande museo patrimonio dell’Unesco. E’ grazie alle lotte degli ex minatori se la miniera di Marcinelle non è diventata un centro commerciale, come s'intendeva trasformarla. Dal loro impegno generò la proposta all'Unesco per il riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità, concesso nel 2012. Il dr. Forti ci illustra la storia del tragico evento dell’8 agosto di 60 anni fa. Arrivati dai dintorni sono presenti anche alcuni esponenti dell’associazionismo italiano. Ci fermiamo davanti al Monumento alle vittime, un enorme parallelepipedo di marmo bianco con incisi i 262 nomi dei morti nel disastro. Lo ha donato la città di Carrara. C’è con noi in divisa da lavoro Uberto Ciacci, originario di Pesaro, ex minatore 81enne scampato per un caso al disastro. L’Assessore Miccichè, insieme alla delegazione, depone un mazzo di fiori tricolore, bianco rosso e verde, sotto il cippo marmoreo delle vittime. Uberto Ciacci ci racconta la miniera, le terribili condizioni di lavoro, il caldo infernale e il pericolo di grisù. Si scavava supini, talvolta in cunicoli non più alti di 40 centimetri. Ci guida, ci spiega tutte le fasi operative nella miniera, quando si entrava al lavoro e quando neri di carbone se ne usciva esausti a fine turno, avendo magari lavorato a più di mille metri di profondità. La visita è una via Crucis, con la stazione più dolorosa nella stanza del Memoriale, con le foto dei 262 minatori morti nella tragedia. Ce li indica, Urbano Ciacci, con le lacrime agli occhi. Ora, come altri suoi compagni dell'Associazione ex Minatori di Marcinelle, Urbano sente ogni giorno l'obbligo morale di guidare i visitatori, spiegare e raccontare, perché la terribile storia della tragedia della miniera di Bois du Cazier - una delle pagine nera dell'emigrazione - sia sempre presente nella Memoria degli italiani e dell'intera umanità. Mi fermo a meditare sulle vittime, sul tributo di 136 italiani, di cui 60 abruzzesi. Grande la dimensione del sacrificio abruzzese. Le vittime in gran parte originarie di Manoppello, Lettomanoppello, Tuttivalignani, Roccascalegna, Farindola. Una tragedia sul lavoro che denunciò la sommarietà se non l’assenza delle condizioni di sicurezza in miniera, la lacunosità della previdenza e dell’assistenza ai lavoratori, il vergognoso contratto tra i due Stati, per il quale i lavoratori destinati in miniera avevano rilevanza solo per assicurare le forniture di carbone all’Italia.
Quella data e quella tragedia sono ora riconosciute nella memoria collettiva del nostro Paese come Giornata del Lavoro italiano nel mondo. Tante cose sono cambiate da quegli anni per i nostri emigrati in Belgio. Oggi il figlio d’un emigrato abruzzese di San Valentino, in provincia di Pescara, è stato Primo Ministro del Belgio ed è una figura istituzionale di primo piano in Europa. Elio Di Rupo è motivo d’orgoglio per l’Italia e per l’Abruzzo, terra dei suoi padri. Nel locale delle testimonianze, adiacente al Memoriale, sono apposte molte targhe commemorative. Ci soffermiamo davanti a quelle apposte dalla Regione Sicilia, dalla Regione Abruzzo e dall’ANFE che tanto operò nei giorni della tragedia in aiuto alle famiglie delle vittime. La nostra visita si conclude, con un abbraccio collettivo e liberatorio dell’emozione. Ognuno prende la sua destinazione. Ho il volo per Roma a tarda sera, dall’aeroporto di Charleroi. C’è tempo di passare il pomeriggio con un coetaneo e compagno di scuola: Francesco, emigrato giovanissimo da Paganica (L’Aquila) qui nei pressi di Charleroi. Con lui e sua moglie Clelia raggiungiamo Dino e Giovina, altra coppia di amici aquilani. Si festeggia con un’agape fraterna il compleanno di Dino. Partito da Camarda, un paesino alle falde del Gran Sasso, Dino venne qui a lavorare. Fino a realizzare una catena di distributori di benzina “Scipioni” e un florido commercio di vari altri combustibili. Un’impresa condotta ora dai figli. Passiamo in allegria un magnifico pomeriggio. Poi il volo, quasi in orario. E l’arrivo all’Aquila, a notte inoltrata. Gelida, ma con un cielo puro, trapunto di stelle splendenti.

Le torri dei pozzi della miniera

Nella stanza del Memoriale delle vittime

Davanti al monumento alle vittime di Mrcinelle

Monumento alle vittime di Mrcinelle

Goffredo Palmerini- Elio Di Rupo

giovedì 29 dicembre 2016

TI ASPETTAVO - Pasquale Esposito




TI ASPETTAVO

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Ti aspettavo
con le mani tese
come l'affamato il pane.
Ti aspettavo scrutando
in ogni dove pronto
per agganciarti
nel più tenero
degli abbracci.
Ti aspettava il mio tempo
immobile, paziente, dimesso e
con la sola speranza
che segnava le ore.
Ti attendeva il mio pensiero
che mentre godeva di te
e della tua sdegnosa sensualità si abbandonava
in un vortice di impeto
dolce e carezzevole
e si faceva poesia.
L'attesa fu vana
il giorno si spense
non mi arresi
ma PIANSI.

Pasquale Esposito
diritti riservati

WORDS ARE ALL AROUND - Saraswati POSWAL



WORDS ARE ALL AROUND
L'immagine può contenere: nuvola e cielo
Wind of words blow everywhere..
Founder of life oscillate the thoughts..
Give peace or support are words ..
Vibes of words stimulate our lives...
Words never get expired..
Words can never be burn in fire..
Words can help you making the empire..
Words may demolish all captured by running whole life..
Words can be soft and light..
Words can be harsh and vigorous..
Words work as explosive..
Words can create new gardens in the valley s of life...
Words are our real crops for health..
Words might work as toxicating diets..
Words attract you..
Words distracts you from others sight..
Bond of souls are words...
This is all what I derived...
Presented in front of all in my simple words...
Hope you all like..

@Saraswati POSWAL

THAT’S WHY SHE IS CALLED MOTHER - Shankar D Mishra



THAT’S WHY SHE IS CALLED MOTHER
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When you do lose your temper
With or without reason on other,
Must not he appreciate but shower
On you hot, volcanic, boiling water.

But, entirely exceptional is your Mother:
Instead of being furious and vicious rather
She will humbly absorb, evaporate and cower,
Persuade you to please and placate further.
No one can so much patience gather
No one can so much pure Love render
No one can, in virtues, excel Her
No one can be so therapeutic, vulnerable and dear.
That is why She is called ‘Mother’ –
Made up of a Divine stuff, uncommon and rare!
@Shankar D Mishra 29.12.2016

martedì 27 dicembre 2016

Ayub Khawar - Membis Godwin Chukwukamma



Ayub Khawar
Can’t Be Compensated
It can’t be compensated,
O! Innocent heart,
In front of her radiant beauty,
Humbleness of love can’t think
To bend and bow now.
Is it insufficient
That forsaking myself,
I lost sheaves of so many days and nights
For her self-conceited beauty?
There were the sheaves
Of how many days
Which remained unfastened,
Only I heaped the sheaves
In the cellar of my bygone age,
In the urge of to feel the cool shade,
Of her thick lashes,
I didn’t heed, in which sheave,
How much beautiful days were packed,
And enchantress priceless morns of those days,
On which throne of wind settled,
Wearing fragrance of which flowers.
In vain desire
To paint her lips,
With the tinges of rain-bow,
I didn’t heed in which sheave,
Noontime of which day
How awakened impacts
Of its mystical mysteries,
In the wilderness of golden sunlight.
In the season of drying chilies on the roofs,
During echoing silence of the street,
Which moments smouldered,
I didn’t heed
Those who were lost,
In her fresh gusts of warm fragrance,
They weren’t aware
Which enchanting evening laments
For which firmaments.
Amid many anguishes,
There was a candle of desire,
In front of its glow,
Bending for a while
I just wanted to read interpretation of silent,
Static glow of a word, in her deceptive and ruthless
eyes,
And wanted to narrate a dream kneaded,
In fermentation of love,
And in this entire tale of defeat,
I didn’t heed
Which sheave bears funeral of which day.
Just now the cellar of bygone age opened,
I came into senses and realized that
By mixing into dust a long age,
The loss I earned cannot occur again,
It cannot be compensated.
O! Innocent heart,
In front of her radiant beauty,
Humbleness of love can’t think
To bend and bow now.

sabato 10 dicembre 2016

NAVEGANTES DE AMOR - Maria Cerminara





NAVEGANTES DE AMOR
 

Tu eres mi mar
Y yo barca navegante
Contemplarte bajo
La luz de las estrellas
Ese es mi destino
Tu cuerpo y el mío
Se funden con abrazos
Al despertar saber que
Solo la luna es testigo
El amanecer espera
entre risas y besos.
Placer de navegar
En tus mares
Bucear en tu ser
Descubrir tus virtudes
Soñar en un viaje
Maravilloso sin retorno
Sin pedir nada a cambio
Dónde todo es posible .
Navegantes de amor
Eso somos en un
Mar lleno de ternura
Dónde se ahoga el amor
Para complacer los deseos .
© MariCer
10-12-2016
Argentina
Foto web.

II edizione del Premio “La Voce dei Poeti” - costruzione della “CATENA DELLA PACE”



Con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, dei Comuni di Lecce, Gallipoli, Galatone, e dell’Ambasciata dell’Ecuador di Milano, il 20 dicembre alle ore 18.30, a Lecce, presso le Officine Cantelmo,, si svolgerà la serata di premiazione della II edizione del Premio “La Voce dei Poeti” che si inserisce nel progetto   In piedi costruttori di Pace”, ispirato ad una delle profetiche frasi di don Tonino Bello, viatico alla costruzione della “CATENA DELLA PACE”.
La “Catena della Pace”, con l’Associazione promotrice Verbumlandiart, presidente Regina Resta, vede coinvolti il Movimento Culturale “Valori e Rinnovamento” di Lecce, presidente Wojtek Pankiewicz, il Centro Culturale Internazionale “Luigi Einaudi” di San Severo, presidente Rosa Nicoletta Tomasone, l’Associazione culturale “Majdan” della Serbia, Presidente Slavica Pejovic, l’Associazione culturale “Teatro di Ateneo” di Lecce, Presidente Aldo Augieri, il Console Onorario della Croazia Rosa Alò, la Casa Editrice “Milella” di Lecce, la Proloco di Caserta, Presidente Carlo Roberto Sciascia, l’Associazione Culturale “Euterpe”, Presidente Lorenzo Spurio, il Centro Studi “Michele Prisco”, vice Presidente Annella Prisco, il Conte Alessandro Marcucci Pinoli dell'Alexander Museum Palace di Pesaro, la Parrocchia Maria SS. Assunta di Galatone, Parroco don Angelo Corvo, l’Ufficio  Missionario della Diocesi di Nardò- Gallipoli, responsabile don Giuseppe Venneri, la Caritas Diocesana Nardò-Gallipoli direttore don Giampiero Fantastico.


L’Associazione culturale VERBUMLANDIART si fa portavoce dei valori culturali delle varie Nazioni, dei loro sentimenti di collaborazione e di Pace che, pur nel rispetto delle proprie identità etniche e culturali, possono nascere soltanto dall'empatia con le diversità e dal confronto con l'altro. L’Associazione intende realizzare il progetto “Catena della Pace” che offra stimoli per la formazione di cittadini d’una società sempre più aperta e multiculturale, che viva in un clima di pace e di dialogo continuo.
Il 20 dicembre, infatti, presso le Officine Cantelmo di Lecce, il progetto vivrà una importante tappa con l’evento “La Voce dei Poeti”, Premio internazionale di Poesia e Videopoesia, che avrà Ospiti d’onore il prof. Hafez Haidar, scrittore e poeta, già candidato al Premio Nobel per la Pace, e il prof. Giovanni Cordini, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia,al quale verrà conferito il Premio alla Carriera,  il giornalista Antonio Moscatello che riceverà il Premio Giornalistico Verbumlandiart,

PROGRAMMA della manifestazione

20 DICEMBRE 2016, ORE 18:30
LECCE – OFFICINE CANTELMI (Viale M. De Pietro, 12)

SALUTO della Presidente dell’Associazione Verbumlandiart, REGINA RESTA
INTERVENTI: prof. WOJTEK PANKIEWICZ, Presidente della Giuria
                       prof. CARLO ALBERTO AUGIERI, Verbumlandiart, Presidente del Premio
OSPITI della serata NADIA CELI e CARLO ROBERTO SCIASCIA, critici d’arte
OSPITI D’ONORE: prof. HAFEZ HAIDAR, scrittore e poeta, docente Università di Pavia
prof. GIOVANNI CORDINI, direttore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università di Pavia
Dott. ANTONIO MOSCATELLO,  giornalista askanews

PRESENTANO: Antonietta VAGLIO, Aldo AUGIERI, Marialucia VAGLIO
LETTURE TESTI: Bruna CAROLI, Annamaria COLOMBA, Matteo GRAZIOSO, Giovanna POLITI
Nel corso della serata presentazioni di abiti d’alta moda dello stilista Tommaso FILIERI
Performance del musicista Stefano DE FLORIO
Performance di danza a cura di ArtèDanza di Dario DE LEO


CLASSIFICA
La cultura alla pace oggi deve diventare centro di aggregazione in cui si possa vivere la diversità come arricchimento e non come disagio. Deve perciò creare dei nuovi cittadini che siano in grado di affrontare i problemi creati dalla convivenza di culture, religioni, politiche diverse.
POETI DI LINGUA ITALIANA
SEZIONE POESIA
1° SIA IL VENTO DELLA PACE - ROBERTO ROSSI
2° TI SUPPLICO, UMANO (PER LA MADRE TERRA)  - IZABELLA TERESA KOSTKA            
3° VOCE D’ANGELI - DON AGOSTINO SECONDINO  
PREMIO DELLA CRITICA
BRUNA CAROLI
GIOVANNA POLITI
IL CIELO DI SARAH - ENZO BACCA
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
ESTELA SOAMI
CLAUDIA PICCINNO
DOROTEA MATRANGA
PREMIO DEL PRESIDENTE
ALESSIO CHIRIVÌ
ATTESTATO DI GRAN MERITO
SERGIO CAMELLINI
·         SEZIONE VIDEO POESIA
1°TU SEI LA MIA SPERANZA – ANNAMARIA COLOMBA
2°L’AMORE CHE HA VERSO DI TE QUALCUNO   DI PAOLO BORSONI
3° LAUDATE DOMINUM – PATRIZIA STEFANELLI
 PREMIO DELLA CRITICA: IL VOLO DELLE RONDINI DI ELVIO ANGELETTI
 PREMIO DELLA CRITICA(GIOVANI): PACE: PAROLE E COSTRUZIONI DI LUIGI PALMA  
PREMIO DELLA GIURIA: AD MAIORA DI GENNARO CARRANO

  • SEZIONE FOTOPOESIA
1° IL TUO PASSO DI LAURA VOLANTE
2° ULIVO DELLA PACE DI INGROSSO MADIA 
   ANGELI SENZA ALI - FLAVIA RICUCCI (TESTO FOTOPOESIA)
PREMIO DELLA CRITICA: DI SCISSE EMOZIONI - LORENZO SPURIO

POETI DI LINGUA INGLESE
SEZIONE POESIA
1°LET US GO FOR WAR -   MEMBIS GODWIN
2°DEFINING PEACE - DR. NIKHAT BANO 
        3°WAR, THE OMNIPRESENT - DR. MOHAMMAD FOROUZANI (MARTIN FOROZ) SULTANATE OF OMAN
PREMIO DELLA CRITICA - CRITICS AWARD
A DIVINE PLAY - SEEMA DEVI      
PEACE - II DR. CHANDRA PRAKASH SHARMA   
WARRIORS OF THE RAINBOW - JAMES DENNIS CASEY MISSISSIPPI  
YES I AM - DOC PENPEN'S POEM   

POETI DI LINGUA SERBA  
  • Poesie
1°HIMNA MIRA - SAŠA MIĆKOVIĆ
2°ŽIVJETI LJUBAV - IVAN GAĆINA
3°SAGRADIMO SVET - SREĆKO ALEKSIĆ

  • Foto poesia
1°RUKE – LIDIJA MALOVIĆ KOČI
2°JA ŽELIM SAMO MIR – SNEŽANA ŠOLKOTOVIĆ
3°MIRU NAZDRAVLJAM VINOM – SNEŽANA MARKO-MUSINOV        

  • Video poesia
1°PISMO ČOVEKU – MARKO STANOJEVIĆ
2°PITANJA I ODGOVORI – PATIJAREVIĆ PREDRAG PATAK
3°TRAŽIM PRIJATELJA – LIDIJA MALOVIĆ KOČI 
  • Za  Priznanje KRITIKE
       1.   PODIGNITE GLAS GRADITELJI MIRA – VEROSLAVA MALEŠEVIĆ
       2.   DOOBRO RAZMISLI – MILETA STAMATOVIĆ
  • POSEBNA ZAHVALNOST
KNJIŽEVNOJ OMLADINI SRBIJE  - BEOGRAD, SRBIJA
za podršku manifestaciji koja podiže GLAS PESNIKA ZA MIR

POETI DEL MONTENEGRO
·         Video poesia
1°SRDJANU –  MIRSADA Bibić Šabotić
POETI DI LINGUA CROATA
SEZIONE POESIA
1°CRTANI FILMOVI -MIRO MATIJAŠ
2°SVIJET ŽIGOSANIH - MARIN ČOVELIŠ
3°VOLJELA BIHI UMRIJETI GRLEĆI SE S TOBOM - MARIJA GRGIĆ

POESIE DI LINGUA SPAGNOLA
SEZIONE POESIE
1° QUIERO - SILVIA ORTIZ (Lima-Perù)
2° LA PAZ QUE AMO - MARIA GABRIELA BRICEñO (Venezuela)
3° LA PAZ- MIGUEL ANGEL ACOSTA
SEZIONE VIDEOPOESIA
"LA PAZ QUE AMO" di MARIA GABRIELA BRICEñO
SEZIONE FOTOPOESIA
1°PAZ INFINTA - MIGUEL ANGEL ACOSTA
2°CARTA A LA PAZ – MELVIN IAVER NùNEZ PEROZO
3°PAZ OMNIPOTENTE - MIGUEL ANGEL ACOSTA

POETI  DI LINGUA RUSSA
SEZIONE POESIA
1°МЫ ВСЕ РАВНЫ OLGA JANIS ESTONIA
2°КОГДА МЫ ВОПИЛИ  И ВЗЫВАЛИ - ЯНИНА ДУБОВИЦКАЯ

POETI  DI LINGUA BULGARA
SEZIONE POESIA
НАД  ТЕРОРИЗМА - ANI IVANOVA
POETI DI LINGUA ARABA
SEZIONE POESIA
كلنا العراق - المتسابق الشاعرمالك صالح عويد من العراق  (MALIAK SALIH IRAQ)

POETI DI LINGUA UNGHERESE
SEZIONE POESIA
1° IMÁDSÁG A BÉKÉÉRT - RÓBERT DETKI

POETI DI LINGUA FRANCESE 
SEZIONE POESIA
1° L’ HISTOIRE ET SON FUTUR FLORA CASTALDI