domenica 23 dicembre 2018

NATALE, LA STORIA di Mario Setta


NATALE, LA STORIA

di Mario Setta




Cominciamo col dire che Gesù non è nato il 25 dicembre. La sua data di nascita, anagraficamente, è sconosciuta. Il Natale cristiano di oggi sostituisce l’antica festa romana del solstizio d’inverno. Gli antichi romani festeggiavano la (ri)nascita del dio-sole, mentre per i cristiani il vero Sole che (ri)nasce è Cristo, che illumina le coscienze degli uomini. I Vangeli di Matteo e Luca dicono che Gesù è nato a Betlemme. Secondo il calcolo, errato, di Dionigi il Piccolo l’anno di nascita fu stabilito nel 753 dalla fondazione di Roma (ab urbe condita).

La data di nascita di Gesù è stata assunta per separare il tempo cronologico della storia occidentale: avanti Cristo (a.C.) e dopo Cristo (d.C.). La descrizione della vita di Gesù, nei Vangeli, viene presentata come realizzazione della visione profetica del Messia presentata nell’Antico Testamento. La nascita a Betlemme è la realizzazione della profezia di Michea, riportata dal Vangelo di Matteo: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele” (Matteo 2,6 – Michea 5,2).

Oggi, sotto il profilo della storicità biografica di Gesù sono sorti molti dubbi. Alcuni ritengono, ad esempio, che il luogo di nascita sia Nazareth o addirittura Cana di Galilea, dove pare risiedesse la madre, Maria. Si tratta comunque di ipotesi, perché allora non esistevano registri anagrafici. La tradizione ha sempre presentato Betlemme come luogo di nascita. E per di più una stalla. Un rifugio per poveri sventurati, come erano i genitori, Giuseppe e Maria.

Oggi, Betlemme è una cittadina nella zona araba di Israele. Una cittadina chiusa dalla cinta muraria costruita dallo Stato di Israele. Per giungervi bisogna attraversare il check-point, la rigorosa frontiera tra Israele e l’eventuale Stato Palestinese che non esiste ancora. A Betlemme c’è una clinica pediatrica per bambini palestinesi, la Baby Caritas, finanziata dalla Caritas Internazionale. Una clinica gestita anche da suore italiane, boicottata e spesso avversata dallo Stato d’Israele. È la testimonianza che Gesù rinasce ancora povero e abbandonato nella sua terra martoriata.

Il Cristianesimo è una religione che ha umanizzato Dio e, contemporaneamente, ha divinizzato l’uomo. Non più quindi “homo homini lupus” (Plauto), ma “homo homini Deus” = “Ogni uomo è Dio per l’altro”. Cristo ha elevato tutta la natura. Ha sublimato persino la materia, come sosteneva   Teilhard De Chardin, gesuita e grande paleontologo: “Benedetta sii tu, Materia, nelle altezze serene dove si crede a torto che ti evitino i Santi… In virtù della Creazione e, più ancora, dell’Incarnazione, nulla è profano, quaggiù, per chi sa vedere”. Cristo è nato ed è vissuto per darci l’esempio di come si debba vivere. Il suo messaggio è contenuto nel famoso discorso della montagna: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici… fate il bene a chi vi ha fatto il male…” (Vangelo di Matteo, capp. 5-7).

Gesù Cristo ci ha insegnato a chiamare e riconoscere Dio come Padre. A non temerlo. Ad amarlo, perché Dio ci ama. E Dio, come un vero padre, non condanna. Non punisce nessuno con una pena eterna. Perché nessuna creatura può meritare una pena eterna. “Se c’è un dogma completamente squalificato - ha scritto Sergio Quinzio - è il dogma della dannazione eterna”.

Nella religione ebraica Dio è ineffabile, indicibile. Il suo nome “YHWH” (Jawhé) era pronunciato solo una volta l’anno, nel Sancta Sanctorum del tempio, dal sommo sacerdote. Perfino la pronuncia era sconosciuta e si tramandava, in gran segreto, da sommo sacerdote a sommo sacerdote. Era il nome che Mosè aveva ricevuto sul Sinai, alla consegna delle tavole della Legge: “Io sono Colui che sono”. Erich Fromm, nel libro dal titolo “Voi sarete come Dei” scrive: «La traduzione libera della risposta di Dio a Mosè sarebbe: “Il mio nome è Senzanome; di’ loro che Senzanome ti ha mandato”».

Secondo Fromm “c’è uno sviluppo e un’evoluzione del concetto di Dio che accompagnano lo sviluppo e l’evoluzione di una nazione”. E il grande filosofo della morale, Immanuel Kant, scrive: «Per quanto le mie parole possano sorprendervi, non dovete biasimarmi se affermo: “Ogni uomo crea il proprio Dio” […] anche voi dovete creare il vostro Dio, per venerare in Lui il vostro creatore.» Oggi, molti teologi e intellettuali ritengono che Dio Padre non abbia mandato suo Figlio, Gesù Cristo, nel mondo per riparare la colpa di Eva, commessa col peccato originale, errata interpretazione della Sacra Scrittura, ma per elevare la persona, maschio e femmina, al più alto grado dell’umanità. La croce e la crocifissione, fenomeni terribilmente reali, si ergono a segni dell’elevazione umana verso la realizzazione del regno di amore e di pace, annunciato da Gesù.

Purtroppo in tutte le guerre, Dio è stato coinvolto dalle parti in causa. Il grido “Dio-Con-Noi” (Gott Mit Uns) ha risuonato negli opposti fronti. In nome di Dio, gli uomini e le religioni continuano a scannarsi. Perfino a Betlemme, nella Basilica della Natività, si sono verificati e continuano a verificarsi scontri tra cristiani dalle diverse confessioni. Il sociologo Zygmunt Bauman, ebreo, ha scritto: “La storia è piena di massacri e omicidi di massa commessi nel nome di Dio… la storia insegna che non c’è crudeltà, anche atroce ed efferata, che non si possa commettere nel Suo nome”.

Ma il vero nome di Dio è “Amore” (I Giov.4,8). È l’Amore che si fa carne in Cristo: nella sua Parola e nella sua Vita. Quel “Figlio dell’Uomo”, come spesso si definiva Gesù, nato povero a Betlemme e ucciso come un “malfattore” a Gerusalemme, ci ha insegnato che cosa è la forza dell’Amore. Purtroppo, chissà ancora quanti secoli e millenni dovranno passare perché tutti gli uomini accolgano e realizzino il messaggio che proviene dalla grotta di Betlemme.


IL PRESEPE di Franco Presicci




   Quando ero un ragazzino ed ero così basso che il tabaccaio di fronte a casa mi sentiva ordinare il sale per la nonna ma non mi vedeva, alcuni giorni prima di Natale facevano la loro comparsa gli zampognari con l’abito da pastori abruzzesi e suonavano la cornamusa. La gente si affacciava alle finestre e al termine di un paio di suonate lanciava i soldini. Li davano volentieri, anche se i tempi erano magri e la carne si mangiava una volta la settimana. A Milano me li ero quasi dimenticati e ne ho rivisti qualche anno fa nel cortile del grande acquafortista Gigi Pedroli, sull’alzaia Naviglio Grande; e ancora al mercato del giovedì, a Niguarda, in una giornata molto fredda che però non scoraggiava le file davanti al banco del pesce e a quelli della frutta.
   Gli zampognari erano personaggi attesi anche perché incrementavano l’aria natalizia. Ne ho ritrovati tanti nel laboratorio storico di Manola Artuso e Gianluca Seregni, legati nella vita e nell’arte, in viale Certosa 91, arteria così chiamata perché l’arcivescovo Giovanni Visconti vi sistemò alcuni certosini in cerca di una dimora e assegnò loro dei terreni per costruirvi una cappella. I suonatori non sono da soli, ma in compagnia di taglialegna, fornai, fabbri, calzolai, donne con la brocca, con il cesto, pecorai, re Magi e naturalmente pecorai assediati dal gregge. Tutte le figure che abitano il presepe, che in anni più recenti ha cominciato ad ospitare anche il pescivendolo e il pizzaiolo, tipici del presepe napoletano. Sono manufatti prestigiosi, come le Madonne, i Bambinelli e altri santi che poi vengono spediti all’estero: in Argentina, Spagna, Medio Oriente…
   Sono rimasto estasiato di fronte a questa folla esposta sugli scaffali di questa bottega storica e alle architetture sacre che con amore e pazienza i due artisti elaborano per clienti comuni e collezionisti. Si ha difficoltà a muoversi in questo ambiente che merita il nome di regno del presepe tra statue ad altezza naturale e tutto questo popolo che i bambini vedranno con gioia scendere da una montagna o seduto in una grotta bene illuminata tra conigli, galline, asinelli, pomodori, granturco, cipolle appesi nelle scenografie messe in piedi dai papà con abilità o improvvisazione. Comunque il presepe è arte, sogno, luce, un messaggio di pace, di serenità ad un mondo che si lacera nelle guerre; a uomini che hanno perso i valori di un tempo. E serenità si avverte ammirando le opere di Manola, laureata in pittura a Brera, e di Gianluca, tra l’altro delicato, sensibile pittore naif, laurea in restauro e in conservazione dei Beni Culturali.
   Se si ha la fortuna di trovarli un po’ più liberi del solito si può avviare una conversazione ed emergono perle sulla storia del presepe, che grande o piccolo che sia, geniale o modesto, ricco o povero, in gesso, in sughero, in cartapesta, in terracotta, non vi possono mancare la stella cometa, che guida i re Magi alla grotta, il bue e l’asino, che erano assenti ini tempi molto lontani e oggi onnipresenti, simboleggiando il primo l’umiltà e il secondo la costanza  (quando ritiene di aver lavorato abbastanza non c’è verso di farlo muovere, consapevole dei suoi diritti, che difende senza l’intervento dei sindacati). Ascoltiamo e guardiamo le varie composizioni artistiche, gli impianti scenici creati da Manola e Gianluca e le loro statuine in gesso di alabastro e acqua oltre a elementi segreti che si rifanno ai modelli originali del ‘700.
   Si parte dal ‘300, quando sembra che in Toscana fossero già stati allestiti presepi a tutto tondo con figure anche ad altezza naturale e si finisce al presepe lombardo e al museo del presepe di Brembo di Dalmine, che accoglie centinaia, forse mille presepi provenienti da ogni parte del mondo. Si parla delle statuette di Matera, del presepe in cera colorata del Museo di Messina, delle statuine della bottega Bongiovanni-Vaccaro di Torino…
   Il presepe diventò popolare nel ‘400. Da allora se ne fanno anche un legno, materiale preferito dagli Alemanno, probabilmente lombardi, e nel 1480 da Bongiovanni Lupi da Lodi, custodito a Rivolta d’Adda, in territorio di Cremona. A Napoli emersero atti che testimoniano presepi di corte già in epoca quattrocentesca. E presepi abbondavano sul Sacro Monte di Varallo… La Puglia è ricca di artisti che sagomano la cartapesta o l’argilla, come il leccese Carlo Zimari (ricordiamo il suo albero della cuccagna), e il carro a due ruote di Filandro De Giovanni, leccese anche lui, Gianluca, persona squisita come Manola, oltre che appassionato è un vero conoscitore di botteghe e artigiani famosi e dei materiali che trattavano. A Bergamo erano specializzati nella lavorazione del gesso e una volta le loro opere erano richieste prevalentemente da chiesi e conventi. A Milano in via San Pietro all’Orto c’era il presepe meccanico, aperto fino a Pasqua, vicino all’”omn de preja “, l’uomo di pietra, una statua su cui venivano lasciati foglietti di protesta.
   Presepi ovunque, dunque, nelle case, nelle chiese, nelle piazze, magari sotto l’albero di Natale. Con il nonno a raccontarne la storia di questi panorami intrecciandola con la fantasia. Prendiamo in mano un Bambinello dall’incarnato roseo, di grandezza naturale, e Manola ci dice che è destinato a un collezionista, mentre si prepara a “a dar vita” a un San Giuseppe alto un metro e mezzo, l’espressione pensosa e le mani giunte in preghiera.  E’ faticoso farla posare con Gianluca per una foto, nonostante sia lei che lui siano di una gentilezza e di un’ospitalità commovente.
    Ancora qualche dettaglio non da poco. Come detto, sono anche restauratori eccezionali, noti per aver restituito la bellezza a centinaia di pezzi dal’enorme valore storico, compresi i 40 pezzi in legno ad Albonese. Una signora impacchetta un presepe suggestivo e rispondendo a una domanda dell’acquirente mormora: “Presepe vuol dire recinto chiuso, mangiatoia”. Ma il giaciglio di Gesù Bambino è collocata tra sentieri, discese, montagne, cortili, ponti, stazzi…, tra personaggi in adorazione. E’ comunque una composizione straordinaria, con elementi essenziali come l’acqua, che con la fontana, il laghetto, il ruscello, la cascata… la purificazione, e il fuoco, con il camino, la fornace del fabbro, la luce che pulsa dietro la cometa e nelle caverne la salvezza. I presepi sono ambienti da favola, in cui vorresti entrare, magari nelle vesti del vecchietto con la lanterna o del contadino attorniato da tanti animali da cortile per sentirti protetto nella casa che sogni.
                                                                               Franco Presicci

lunedì 10 dicembre 2018

VINCITORI STRANIERI "CITTA' DEL GALATEO" 2018


TAIWAN
ETERNITY - -蔡澤民博士 (DR. TZEMIN ITION TSAI) Changhua – Taiwan
Original author : 蔡澤民博士 (Dr. Tzemin Ition Tsai)

3.            (CHINESE)

一把六百多年的老材頭
一半劈成碎片
丟入營火之中燃燒
一半磨成紙漿
引誘詩人墨客畫押
身後海浪聲節奏如此分明
抬頭滿天星斗耀眼如初
噯呀
頃刻之間甚麼是永恆
了了已然

N.B. : Chinese writing ; 蔡澤民博士 (Dr. Tzemin Ition Tsai)

ETERNITY (ENGLISH)

An old wood for six hundred years
Half split into pieces
Put into burning in campfire
Half is being ground into pulp
Lure the poet leave a signature
The rhythms of waves behind is so clear
Looked up, find the stars dazzling as ever
Yeah
Suddenly, what is eternity?
Completely clear in my mind

N.B. : English writing ; 蔡澤民博士 (Dr. Tzemin Ition Tsai)

ETERNITÀ  (ITALIAN)

Un legno vecchio di seicento anni
Fatto in pezzi
Messo a bruciare nel fuoco di un campo di sosta
Metà viene ridotta in polvere
Richiamo per il poeta a lasciare un segno
I ritmi delle onde dietro sono così chiari
Ho guardato in alto, trovo le stelle che abbagliano come sempre
All’improvviso, che cos’è l'eternità?
E’ ora completamente chiaro nella mia mente

N.B. :
Italian translation ; Lidia Chiarelli
Original author : 蔡澤民博士 (Dr. Tzemin Ition Tsai)


INDIA
1.     ELOPE - RAJ BABU GANDHAM – Hyderabad INDIA

"  elope  "
.
beyond your sealed lips
i could hear your heart's murmur
beyond your closed eyes
i could see pictures framed
.
your unspilled words
chase even when i sleep
your untouched kisses
convey me your woes
.
unfurl your heart
from the knots your within
flutter your wings
and glide on your winds
.
fly in your skies
move with your moods
play in your world
with all thoughts you own
.
with warmth in heart
you ignite your love
you sooth your soul
with tears you hide
.
your unlit flames
gasping for life
your unseen depths
longing for love
.
come my love come
let me take you to our world
into pastures of our thoughts
where we built our castles
.
come
let us elope
into our dreams


2.     ALL IN THE NAME OF LOVE - SUNITA PAUL - KOLKATA, INDIA.
ALL IN THE NAME OF LOVE


We smiled
Eyes spoke in silence
We laughed
Till tears flowed in real sense.

We held hands
And walked down memory lanes
We kissed each other
Shared all happiness and pains.

We embraced in each other's arms
Your tender caresses
I could hear your heart beat
When I laid on your chest with my open tresses.

Our eyes got lost in each other's
When your lips locked in mine
Those passionate smooches
My love life used to shine.

Our love making was a treasure to me
It was so pure and true
We fought and made up again
As the days passed through

In our own small world
All we did was in name of love
We were meant to be always together
Because it is a boon from heaven above.

3.     OCEAN LOVE - JYOTIRMAYA THAKUR - Jharkhand. India.
OCEAN LOVE

Ocean is a connoisseur of hidden treasures
Deep in her womb  lies many pleasures
Watch the wonderful displays at leisure
The majestic gifts are in exotic measures.

Marvellous bounties are a feast to the eyes
Limitless waters have boundaries of reef
Biosphere is getting affected by reeds
A cacophony resounds among the weeds.

Blue whales swims where danger lurks
Some getting extinct as killers are alert
Shark gliding slyly with sharp teeth works
Romantic Dolphins by nature are great flirts.

Colourful fish are caught in the fishing nets
Trawlers filled with their catch return at sunset
Fisherman's boat is always hungry for more
At night there is a display of bonfires on shore.

Magnitude of the rumbling,tumbling waves
Mysterious creatures  dwell in dark caves
Magnificent world deep down inside lies
Mesmerizing mermaids crooning rise.

Flora and fauna have awesome features
Fathomless ocean has unique creatures
Long legged octopus and jellyfish together
Splashing sounds of turtles, seals altogether.

Neptune and Poseidon rule with a whip
And the huge ships are sucked  in a sip
Humanity is reminded of the Ocean's will
Survival of humankind is totally on his skill.

The ocean in love melts into the horizon
Sky stoops from above bowing in liaison
Wandering waters submerge into the ocean
Unity embraces diversity in identical passion.


TURCHIA
PREMIO SPECIALE
IL DOLORE È ROTTO - HASAN ERKEK - Eskisehir, Turchia Translation : Murat Yurdakul
IL DOLORE È ROTTO

Un mattino d'inverno viene e bacia la fronte con freddo labbra
si risveglia dal mondo dei sogni
il vento le ali a riposo nella vostra finestra
il sole è visibile dalla nebbia orizzonte con i suoi occhi di nebbia
non è possibile allungare e sorriso
La neve congelato sui tetti
ci si allontana, anche l'ultima foto scattata.
si sta andando a tuffarsi in acqua e fuori del tè con la corda del dolore sulla vostra vita.
un Concerto per violoncello, si muove lungo le pareti della stanza
ma l'aria è illuminato
non è possibile cancellare le vostre preoccupazioni alla luce
Non ci posso credere.
anche se egli viene, Egli non vestito in una sua poesia.
quando la trasparenza del suo suono si ferma
il sottile polsi di parole una volta slogata
tutto ciò ha una sola risposta: la lingua della busta.
se si chiede, non si può che imparare.
Insonni palpebre, senza l'amore la mattina
sei bloccato in quella mattina e sei bloccato nel buio
pensi dell'amichevole giorni
amici nel lontano giardini della memoria
canzoni di chiamata in bene
tutti loro, tutti loro sul reddito
si faccia di tutto, si trovano ancora ad affrontare.
la vita è una dolce brezza, non è possibile resto

Hasan Erkek
Translation : Murat Yurdakul

IL FUOCO DI SPOGLIARSI DALLA TERRA - NEVAL SAVAK -Translation : Murat Yurdakul – Bornova/Izmir TURCHIA
IL FUOCO DI SPOGLIARSI DALLA TERRA

con il buio che battere la notte
spogliarsi e fuoco dalla terra
si arriva prima.

poi tre pasti con tre morti.
lacrime che non rientrano in casa
accumulato geografia
fuochi ardenti
ferito in guerra e in amore

dalla coda del tuo petto
windy amore soffiando
Io sto mettendo in balia del labbro

nella volatilità del clima di amore
stiamo attraversando i poveri del mondo, in luoghi
e nel buio di un paese
trapunta letto sevdaya dalla primavera allungando il dolore

come una pietra di rondine
piccioni
la magia nera di persone
siamo a tagliuzzare
rose city solitudine

tu ed io
tre i pasti a tre sbagliato
con un amore che non ha età
Neval Savak
Translation : Murat Yurdakul

CHE BAMBINO - ERTUGRUL ÖZAYDIN - Umitköy – Ankara


ONORE - HILAL KARAHAN - MALTEPE, İSTANBUL, TURKEY
ONORE

1/
Le stradine contorte si precipitano in un quartiere
che è bagnato e ha sempre un odore di tarhana *
2/
Le serate entrano sempre attraverso la stessa porta
di case calve che indossano parrucche arboree.
3/
L’ odore di cibo fritto si lega alla vita delle donne
che espongono le loro ferite alla corte.
4/
Si aprono a sera, gli occhi delle ragazze,
ai loro piedi una vita che cammina:
tacco piatto numero trentasei


CATEGORIA GIOVANI TURCHIA
CHIUDI LA VECCHIAIA - MUSTAFA ŞANLI – YALOVA TURCHIA
CHIUDI LA VECCHIAIA

vedi, si va alla fine.
come lungo la strada
breaking i pilastri della vita
lasciando interline corpi
sotto la terra.

non sei mai stato uno dei Soli.
si vive come pioggia
è vero
ma la verità è schiaffo
il tempo è stato trafitto
dentro di voi.

ora, bacio il punto dove
raccogliere tutti i fiori rispettivamente
il tuo corpo
anche se si vive
in quell'ultimo tiro di fine
non troppo lontano, vicino vecchiaia
sempre frustate sulle labbra.

Mustafa Şanlı
Translation :Murat Yurdakul

GERMANIA
VESTITI DA POLITICI – WIEBKE JANSSEN - MÜNCHEN/MONACO DI BAVIERA GERMANIA
VESTITI DA POLITICI

Il 1968, il 1980, il 2009...ve li ricordate?
Io non posso ricordare perché non ci sono stata
e non ho vissuto gli eventi.
Comunque, da articoli di quel tempo
so dell’orrore e mi spiace.
Anche se è già da lungo passato,
certe cose non passano del tutto.

Naturalmente c’è stato un progresso
mettendo in ordine il caos che Madre Natura
in quel caso ha lasciato;
nonostante ciò ci sono state anche delle persone
che hanno approfittato della situazione.
Persone ovviamente maligne, ma anche
lupi vestiti da agnelli.

Alcuni anni dopo si sono fatti sentire
altri lupi che la gente ha lasciato volentieri dentro
il paese. Pur sapendo che sono niente meno che
discendenti di una tendenza...europea.
Dobbiamo tenere sotto controllo I lupi
tanto in Italia quanto in Germania.
Lo dobbiamo a più di diciotto
uomini, donne e bambini.

Ho la sensazione che questi discendenti
sopprimano la libertà. Comunque, è soltanto
una sensazione, qualcosa di soggettivo.
I pensieri sono liberi, giusto?
I pensieri, e naturalmente anche la solidarietà.
Stupidaggini a parte: Sento di molta gente arrestata
solo per essere stata solidale.

I lupi afferrano le loro vittime.
Ne conosco personalmente una.
Posso dire io che i lupi vestiti
da agnello, da politici
hanno catturato un politico vestito
di affetto e solidarietà, e spero che
la gente si svegli e che combatta per lui. Ora.


GRECIA
OBLITERATING TIME - RANIA ANGELAKOUDI - EVOSMOS THESSALONIKI GREECE
OBLITERATING TIME

The earth shall I draw again… and time shall I intoxicate…
Thus shall I obliterate the minutes of your absence
Of sterile seasons, of gloomy days,
Of faceless months!
I shall obliterate the moments when my tears
Swell up!
LIVES without you
Shall I build anew!
Nights devoid of your form
Shall I endure!
Your shadow inescapable in every shade!
Your heart beckoning in every sigh…
Of pleasure!
LIVES devoid of you shall I dream anew
And there I shall reside…
Where your rain falls transparent…
Where your scent from sappy soil ascends!
Where you words sweetly my soul caress!
Where your three-dimensional love unfolds and spreads!
The earth shall I draw again because it is with you alone
I want the recesses of night to roam,
So that you may lead me
To the wide avenues of your kindness
For the LIFE I have devoted to you.
Stentorian Radiance

Be still! Await a while my steps to heed,
the ones that lead to you!
Hold still! My heavy breath no longer stands
to trail behind your thoughts
to overtake wild throbs!
Throbs of yearning… yearning to conjoin
To swirl and spin….to twirl and blend…
Like raindrops merging with the river flow.
Hold still! That I may embrace you
while your life-giving gaze leads me
to happiness unbound…to happiness untamed!
Hold still! My steps thither I have traced…
To the stentorian radiance of your existence
To the stentorian might of your love!


POLONIA
WITHOUT GAS - ELIZA SEGIET – ANTONIEGO POLONIA
WITHOUT GAS

Deep inside
- maimed,
without visible marks,
I try to wait out.
Will I last?
As long as I am -
I will not break.
And if I survive -
I will not seek revenge.
Maimed
- without wounds,
I will try to forget.
I will start with a bath
- ordinary one, without gas.
I will rinse away the past.
Will this help?


RACCONTO
SOGLIA - MURAT YURDAKUL - DEFNE /HATAY /TÜRKİYE
SOGLIA

MURAT YURDAKUL

La soglia che divide sua memoria in due era un profondo vuoto. Questo profondo vuoto è stato riempito con il ronzio. Con le urla. Tear it up. Con gas nervino. Con la nebbia. Il vuoto è stato coperto con umana bruciata profumo. Megafono voci. Le minacce. Con i muri distrutti. Rotto porte. La soglia non aveva alcuna chiarezza, mai.
È stato riempito con la brezza del mare, e ora non era sulla soglia. Non c'era alcuna memoria. Era come essere in un tunnel del tempo.
Non c'era tempo. Era da qualche parte, si era seduta, c'erano persone intorno a lei. Egli non era nella stanza. Il tempo, lo spazio era solo uno spazio vuoto. La vita era un ronzio, ronzio, che ha condotto in un tunnel senza fine. La realtà non era vero. La frescura del mare. I Gabbiani. Giardino del tè. Le tabelle. Sedie. Cameriere. Clientela.
“Voglio una tazza di tè”, disse, con la sua voce tirati fuori dal nulla.
Il cameriere guardò il suo viso accuratamente e un cenno con la testa, nel senso di “bene”. Il cameriere non riusciva a capire né la memoria divisa, né il ronzio del modo in un tunnel senza fine. Ha iniziato a prendersi cura di persone della porta accanto. Tornò il cameriere. “Ho voglia di un tè”, ha ripetuto. Non una seconda volta, ma per la prima volta. Non era il risparmio di memoria. E ' stato immediatamente cancellato.
Il cameriere è venuto fuori di ignoranza. Egli è stato utilizzato per i clienti più esigenti. Ha continuato a prendere ordini dalla tabella. Non aveva finito di richieste di alimenti e bevande di ricevuta d'ordine di sicurezza, e ha sentito lo stesso suono. “Ho voglia di un tè.”
"Va bene, signore, sto portando ora. Ho già preso il tuo ordine.” Egli è stato giurando attraverso di essa, questa persistente voce.
Improvvisamente sembrava che qualcosa. L'altro lato della memoria sembrava aver attizzato lui. Cercò di alzarsi da capogiro. si alzò in piedi. Ha appena levato in piedi alto. Ha eseguito un controllo su tutte le tasche. Stava cercando qualcosa, ma non riusciva a trovare. La sua memoria era fuorviante lui. Lui si grattò la testa, premette le mani contro il suo viso. Quando ha notato che il cameriere di passaggio, che ha chiesto per la preparazione di tè di nuovo. Questa è stata un'altra cameriera. La sua testa era confusa, si sedette in una sedia con difficoltà. Quando ha notato il sacchetto in piedi sul sedile di fianco a lui, si rese conto che era la borsa. Aprì la cerniera e tirò fuori il taccuino. Guardò il note. “Non dimenticate di scrivere quello che hai detto.”
Era una persistente nota che non può essere dimenticato.
“Volevo una tazza di tè.” Nel frattempo, il cameriere portò il tè e mettere sulla sua scrivania. Ha chiesto al cameriere di dove si trovava. Il cameriere non riusciva a dare un senso a questa domanda. ” È pazzo " pensò. Il cameriere non riusciva a capire come persistente nota di “non dimenticate di scrivere quello che stai dicendo.” Non sapeva cosa dire. 
“Mi puoi dire dove mi trovo, ho bisogno di scrivere qui,” ha detto.
Il cameriere indifeso“, Besiktas,” ha detto. "Tutti sanno che questo è il Beşiktaş.” 
Lo ha scritto. “Io sono nella culla. È quattro e un quarto. Non so quando sono venuto.” Il tè freddo. Aveva un sorso o due. Ha detto, “ho avuto una tazza di tè.”
Guardò attraverso le banche, e ha pensato: “Dove È?” La gola è una soglia. Una soglia pieno di dolore, di tristezza, di ricordi perduti. È stato lui a bordo sin. C'era anche l'altro lato del Bosforo. Il giornale nella sua borsa, attirò la sua attenzione. Un segno di stella è stato posto accanto ad un articolo. Ha visto la sua fotografia, guardato con attenzione. Era quasi incollato al sedile con entrambe le mani. I suoi occhi erano fissando il suo accanto a lei. I suoi capelli erano raccolti da dietro. C'erano altre due persone nella parte posteriore, diverso da quello di fianco a lui. Erano entrambi i bicchieri. “I giovani che soffrono di amnesia a causa della morte veloce e che vengono evacuati per trattamento e di imparare a vivere da sola in casa la sono tenuta insieme.” 
Questa frase ricorda di lui perché c'era una foto sul giornale. Ha iniziato a scrivere il suo relativo capitolo.
“Avevo trent'anni. Non riesco a camminare da solo, non riesco a mantenere il mio corpo in equilibrio, e sto prendendo involontaria azione fisica.” Ha provato a smettere di scrivere e di pensare, come se scavando in profondità nel suo cervello. Lui non ricorda nulla. Era come qualcun altro. Si guardò nel suo taccuino, ha iniziato a borbottare. “Io sono nel quartiere Besiktas ora. Ho avuto un tè.”
Una donna i cui capelli erano così sbiancato, lei è venuto e si sedette. “Hai bevuto?”, ha chiesto.
“Chi sei?", ha risposto. Non sapeva da che parte della sua memoria è stato chiesto questa domanda.
Lei si guardò intorno. Era affollato. Non voleva dirlo a parole. Lei allungò la mano e l'ha scritto nel suo quaderno.
“Tua madre.”



POETI DELLA ROMANIA
PODIO        
  1. DEBUT (DEBUTTO) - ANA DRĂGOIANU
DEBUT

recunosc
poeziile mele aparţin unui timp
când bucuria se poate strânge
într-un colţişor de batistuţă înflorată
nu ştiu dacă mă va recunoaşte
vreun copil
în cărţile despre
o istorie a literaturii
sau voi fi îngropată
în mulţimea de anonimi
ce şi-au pierdut busola
prin deşertul siberian
sunt adepta faptelor concrete
când vreau să iubesc
iubesc
bărbatul din săptămâna
dictată de Dumnezeu
când vreau să mă îmbăt
culeg viile retrocedate
şi zac până la plictiseală
în balta mea de amărăciune
când vreau să mor
îmi aprind o lumânare
şi chem haimanaua aia de moarte
să treacă la treabă

un chibrit
vă rog
vântul a intrat pe fereastră


  1. SINGURĂTATE ÎN DOI (LA SOLITUDINE IN DUE) - MIRELA MINUȚA ALEXA 
SINGURĂTATE ÎN DOI

În suflet îmi plouă noiembrie frunze,
Mi-e teamă de iarnă, de gerul ce-mbracă
Şi gânduri şi uliţi în grea promoroacă...
Mi-ngheaţă sărutul în colţuri de buze; 

Mocnesc sub cenușă speranțe învinse
De iele ce dănțuie-n  sufletu-mi noapte;
Un gând peste fumul de smirnă se zbate
Călcând printre leșuri de vise ucise.

Clipește stâlpită-ntr-un ciob de lumină
Iubirea cu brațe și-aripi retezate...
Ghețari între două tacâmuri curate
Și-un mare pustiu ne sunt oaspeți la cină.

E  grea-nsingurarea, în suflet frământă...
Tăcerea-și așterne lințoliu-n privire
Când nu poți rosti „noapte bună iubire”,
Dar singurătatea în doi e mai cruntă.


  1. APUS DE SOARE(TRAMONTO) - OLIMPIA SAVA
          APUS DE SOARE

Cum era puţin distrat,
Domnul Soare şi-a vărsat,
Înainte de culcare,
Spectrul tot, la întâmplare.

Însă rău nu i-a părut.
Fără veste-au apărut
Pete roşii pe azur,
Pete galbene, în jur,

Albe şi portocalii,
Verzi şi multe sinelii….
S-a-ntâmplat pe cer să treacă
Nişte nori cu chef de joacă

Şi, văzând aşa risipă,
Au pictat şi ei în pripă
Nişte pete cam ciudate,
Din culori amestecate.

În vopsele s-au stropit,
Până când  au obosit,
După-aceea se priveau
Şi nu se recunoşteau.

Parcă s-ar fi speriat,
Cu leşie au spălat
Bolta cerului, îndată.
N-a rămas măcar o pată!

Soarele, când a văzut
Bolta, nu i-a mai plăcut,
Chiar de nu avea vreo vină:
-Prea curată şi senină!

S-a gândit, a socotit
Şi a scos din loc dosit
O cunună de beteală,
Mare, parcă ireală,

Şi, cu grijă a gătit
Bolta, care i-a zâmbit:
-Dormi în pace, dragul meu,
Eu te voi veghea mereu!
                              
MENZIONE D’ONORE
PICURĂ CERIUL FLOARE DE LOTUS (CADONO DAL CIELO FIORI DI LOTO)- NASTASICA POPA-ROMANIA
PICURĂ CERIUL FLOARE-DE-LOTUS

Din a Ceriului privire
Și a Gândului plămadă,
Picură ca o rostire
Peste trupu-mi de zăpadă,
Amintire.

Flori de Lotus,mângâiere
Urma timpului mă doare
Cu a florilor sorbire,
Fluturi care vor să zboare-n
Amăgire.

Nud e sufletu-n uimire
Când pe tâmple stau arginții,
Jurăminte de iubire
Adunate-n definiții
De mâhnire.

În a Nopților sfințire
Picurând din cer nectarul,
Sub a norilor mocnire
Vor aduce iar calvarul
C-o stârnire.

Din a Ceriului zvâcnire
Picurată-n flori de lotus
Sub a dragostei sclipire
Chiar de-i soarele apus
E iubire!

MORTE NARCOTICA (MORTE NARCOTICA) - CRISTEA MELANIA ANGI
MORTE NARCOTICA

Forse di là  la morte è calda
come il mosto che bolle nel buio.
Forse è come le nevi che coprono le creste montuose,
sempre più sottile, sempre più rara,
un fiore tipo non ti scordar di me strappato dal muso umido
di un cervo solingo.
La morte, ah…il suo gusto d’aceto
mi bruciò l’epiglottide.
Mi manca il soffio per parlarle del
mattino della mia nascita
scolpita sull’iride
M’imbatterò nella morte con tutto il cielo ormeggiato
all’emisfero sinistro.

Sin d’ora sento il polso delle mani
con cui mi abbracceranno le sinfonie della morte caotica.

CU O RAMURĂ DE MĂSLIN, AȘTEAPTĂ-MĂ! (CON UN RAMOSCELLO D’ULIVO, ASPETTAMI!) - OLTEANU DIANA
CON UN RAMOSCELLO D’ULIVO, ASPETTAMI!

Il vento morbido dell’autunno mi porterà verso il tuo cielo, Italia!
Aspettami con un ramoscello d’ulivo,
Lì, sul cielo del tuo cuore,
colomba con ali di seta, volerò da te.
Dall’anima, ti porterò… mille stelle,
il trillo dell’usignolo di Lunca Jiului
eleverò l’aquilone bianco nella loro vicinanza
e sulle tastiere della tua riva,
il cuore canterà sussurrando
la romanza del mio paese.
Con denti di latte, il Mar Ionio morderà il sole.
I gabbiani grideranno dalla sua spalla destra:
- Ehi, mare! Ehi, tu, mare!
Ecco, la colomba della pace, come sorge
portando agli ulivi di Sibari l’acqua viva
dal pozzo con argano di Carpaţi
che mostrano orgogliosi i capelli in lontananza.
Mira, tu, mare!
E tu, Italia,
con lei bagnerai nei giardini “il fiore dell’amicizia”.
Strabone lo sa che l’ira non è realtà.
E se vivremo nell’amore e armonia
saremo poeti e muse per l’eternità.


CUM E CRĂCIUNUL ÎN CER, TATĂ? (COME È IL NATALE IN CIELO, PADRE?) - CRISTIAN ALINA NARCISA
COME  È IL NATALE IN CIELO, PADRE?

Te lo chiedo ogni anno ...
Chi ti abbelisce l'abete, chi ti  sta cantado nella veranda
Quali anime sono tra le stelle e come stai cantando i canzone di NATALE  nell'anima nuda

Del  desiderio che  oggi ti sta premendo perché mi hai lasciato tra i vivi
E te ne sei andato lasciando sul tavolo solo ricordi che bruciavano vivi
E nel angolo della mia anima oggi ti sta piangendo il mio  amore con un verso  amaro
Il destino dimenticato tra i destini
E il futuro di frainteso
Perché attraverso crocevia di vita  sta passando oggi la mia anima piegata sul  desiderio
Amaramente arredo ancora l'abete, ma senza di te sulla  veranda.

CUM E CRĂCIUNUL ÎN CER, TATĂ? - COME È IL NATALE IN CIELO, PADRE?

Cum e CRĂCIUNUL în CER, TATĂ?

Te-ntreb în fiecare an…
 Cu cine-mpodobești tu bradul, cine-ți mai cântă în pridvor 
 Ce suflete sunt printre stele, și cum colinzi în suflet gol
 De dorul ce azi te apasă căci m-ai lăsat printre cei vii
 Și ai plecat lăsând pe masă doar amintiri ce ard de vii
 Și-n colț de suflet azi te plânge iubirea mea cu amar vers
 Destin uitat printre destine
 Și viitor de neînțeles
 Căci prin răscruci de viață trece azi sufletul plecat de dor 
 Cu-amar împodobesc iar bradul, dar fără tine în pridvor.
Scogliera di parole sgretolate nelle onde del mare
Ritorna sempre come una brezza di maggio,
Ci abbraccia con l'aria di sale della spiaggia
Che canta da sempre nel coro delle conchiglie,
L'amore che non finisce mai di impiantare la luce,
Nelle anime che sanno annaffiare ogni attimo
Con un soriso.

BE ÎNTOTDEAUNA COPIL (ESSERE PER SEMPRE UN BAMBINO) - ALEXANDRA FIRITA

ESSERE PER SEMPRE UN BAMBINO

Essere per sempre un bambino
con gli occhi pieni di luce
di luce sorriso nei giorni grigi di pioggia
quando la vita che porti in te
ti vende per uno spicciolo al mercato
di oggetti guasti e senza fiato è un uno segno che tua madre
ti ha amato e ti ama e ha messo dentro te
tutti suoi beni ricevuti e ti ha imparato la purezza dei gigli...

Avere il coraggio di essere un bambino
con le mani sanguinanti piene di sogni feriti
di abbracciare il mondo con le braccia spalancati
inchiodati nell’eterno crocifisso
di pensare un mondo senza la schiavitù
un mondo libero pieno di gioia di sorrisi di inni
è che tuo padre ti ha adorato
e ti ha custodito la salvezza dei tuoi futuri semi...

Essere bambino per sempre
è come fossi una piccola roccia
su cui si appoggia il grande palcoscenico
della nostra insignificante esistenza...


RACCONTO
LIDIA - LOREDANA DALIAN - ROMÂNIA
LIDIA

          Doar praful rămăsese la fel. Drumul era tot aşa de prăfos ca în vremea copilăriei, când îşi înfunda tălpile până la glezne, bucurându-se de atingerea moale şi catifelată. Era una dintre senzaţiile copilăriei care n-o părăsise niciodată, dar pe care n-o mai încercase de atunci. Parcă fusese în altă viaţă, acum mai multe vieţi. Memoria afectivă e cel mai bun prieten al omului. Prieten, duşman, cine ştie? Fusese de-ajuns ca maşina să intre-n câmpie, şi toate amintirile dăduseră năvală. Richard conducea concentrat, parcă un pic iritat, încercând, totuşi, ca orice englez, să nu-şi lase nimic la vedere din stările prin care trecea. Era bun bărbatul acesta al ei, îi plăcea educaţia lui, puterea de acceptare chiar şi a celor pe care nu i le putea înţelege... şi totuşi, cât ar fi vrut ca el să înţeleagă! Să nu mai simtă hăul acela căscat între ei, de parcă i-ar fi separat întreg universul. Nu era vorba de incompatibilitate. Ci de incapacitate. Incapacitatea cuiva trăit în puf, într-o lume civilizată, superioară, de a pricepe realităţi ale existenţei altora, pe care mintea nu le poate cuprinde. Îi povestise, dar acum era altceva. Acum îl adusese să vadă. Spera cumva ca el să înţeleagă, să şi-l apropie. Să poată înţelege de unde vin spaimele, angoasele, sfielile celebrei mezzo-soprane Liddy Robinson, cea mult aplaudată şi adulată, atunci când ea redevine cea de care n-a putut scăpa: Lida Mariei şi-a lui Culai. Să priceapă şi Richard o dată pentru totdeauna că cea care, acum, îşi duce existenţa prin case de lux ale marilor capitale europene nu plecase niciodată din coliba de lut în care se născuse şi copilărise.

          Erau mulţi acasă şi viaţa grea. Cea mai mare din cei nouă copii, locuia împreună cu bunicul, în coliba din aceeaşi curte cu a lor, doar o idee mai răsărită. Tata-mare, aşa-i zicea. Într-o zi, scăpat de sub control, o pusese să-i aducă vin de la beci. Şi turnase, şi turnase, până când... i s-a năzărit că el moare. Se făcuse noapte şi zăpada se vedea viscolind prin ochiul mic de geam, fără perdea.
- Lido, adă, tată-mare, o lumânare, că io mor!
Copil de vreo opt ani, se vedea picotind deasupra lumânării aprinse, ruptă de somn, cu singura dorinţă să poată dormi, acolo, jos, la gura sobei, unde era mai cald.
- S-a stins, tată-mare, m-a ars la degete. Ce fac?
- Aprinde tată, alta, că io sigur mor.        
Mai aprinsese vreo două, le privise cum se topesc, ascultând simfonia iernii, detectând sunete pe care alţii nu le-ar fi perceput la fel. Somnul venea în valuri, ca şi zăpada, gata s-o răpună.
- Hai, bre, tată-mare, nu mai mori odată?!
- Stai, fata tatii, hai că nu mai e mult, buşi-o-ar boala de moarte! Că de nimic nu-i bună, nici să vie când o aştepţi!
O mai aşteptase mult şi bine, vreo alţi treizeci de ani. Murise bătrân şi drept, fără să sufere de nicio boală, împiedicându-se de repezit ce era.

          Îi povestise lui Richard, el schiţase un zâmbet de complezenţă, dar se vedea clar că nu ajunsese la substrat. Nu conta! Îi spusese mai demult: „Liddy, I love you anyway, whoever you are!”1) Ce mama mă-sii nu-mi ajunge?! Omul ăsta mă iubeşte, mi-a pus lumea la picioare, m-a ajutat să ajung celebră. Iar eu aştept să simtă ca mine mirosul de lut ars al vaselor din care mâncam, să perceapă atingerea colbului pe picioare. Sheet! vorba americanului. 

          Satul părea acum mult mai mic, semăna cu o machetă de jucărie. Când vii din marile aglomerări urbane, totul pare o glumă. Şi dimensiunea caselor, a curţilor, şi lejeritatea străzilor, pe care găştele stau nestingherite, nefiind obişnuite cu vehicule motorizate care să le tulbure lipăiala, dar şi limpezimea cerului. Gata să nu mai recunoască poarta, năpădită de buruieni. Strigase cam brusc: „Stooop, Richard, stooop!”. Frânase, neieşindu-şi din calmul lui englezesc, totuşi uimit, parcă neînţelegând de ce a trebuit să oprească. Îi spusese că au ajuns, privindu-l atent. Doar lângă tâmpla stângă o venă se zbătea cam tare, în rest era acelaşi Richard din totdeauna, cu zâmbetul lui permanent care nu ştiai ce ascunde.
          Cumpăna fântânii se strâmbase, găleata nu mai era, iarba crescuse până deasupra tubului superior. Ştia că acolo era fântâna, punctul ei de sprijin din anii petrecuţi acasă, locul din care îl vedea trecând pe cel care-i însenina zilele şi-i schimbase destinul. Amintirile năvăliseră, precum buruienile din jurul fântânii. Îi spusese că vrea să rămână acolo, cu tinereţea ei. Îl convinsese, după îndelungi proteste, să plece la un hotel în oraşul apropiat, s-o lase acolo, că nu i se va întâmpla nimic rău. Nici de data aceea nu înţelesese, dar acceptase, în virtutea aceleiaşi îngăduinţe cu care o trata mereu.
          Privea maşina cum se depărtează stârnind valuri de praf. Vreo două babe ieşiseră, curioase, la porţi. Din curtea de-alături, apăru, ca şi alte dăţi, Emilian. Tot timpul se întrebase dacă mai stă acolo. Îl găsise, statornic, ca şi fântâna, reper de care să te agăţi în momente de restrişte. Nu era concert la care, înainte să intre în scenă, să nu-i evoce scurt amintirea, să-şi amintească ceea ce-i spunea adeseori: „Poţi, Lidia, tu eşti făcută pentru muzică! De fapt, nu, muzica s-a inventat anume pentru tine.” Emilian fusese cel care-i deschisese ochii asupra muzicii, îi predase primele noţiuni; tot el o dusese la înscriere, la liceu. De-atunci încolo, destinul şi-a făcut datoria. Era fiul preotului din sat, mai mare decât ea; tot absolvent de teologie, n-ajunsese preot, spre marea tristeţe a părintelui său, pentru că nu se însurase. Rămăsese profesor de muzică în sat. Poate că menirea lui asta fusese: să-i dea ei avântul, să-i schimbe viaţa. Înainte ca Emilian să-i ia destinul în mâini, cea mai înaltă aspiraţie a ei fusese s-ajungă croitoreasă. Acum, aflând ce are de gând, o convinsese să rămână la el peste noapte, argumentând că în casa lor nu se putea locui, ceea ce chiar era adevărat. O văzuse numai: o paragină de colo până colo.
          Emoţia revederii fusese mai mare decât toată emoţia adunată de prin concerte. Era ceva unic şi indescriptibil. Se iubiseră cândva. Cu iubirea aceea platonică, neştirbită de nimic, un sentiment care creşte şi tot creşte, în loc să scadă cu trecerea timpului. Acum constatau că tăvălugul anilor trecuţi peste ei nu schimbase nimic. Dimpotrivă! Conversau banal, dar ochii şi inimile vorbeau altă limbă.
- Te-am urmărit în concerte, m-am bucurat de succesele tale, să văd cum ai crescut cu fiecare an.
Nu zicea nimic de contribuţia lui, asta o trecea cu discreţie sub tăcere.
- N-aş fi fost nimic, dacă nu erai tu. Ştii doar...
- Lasă asta. Eu am fost doar unealta prin care s-a lucrat.
- Mai ştii când mă învăţai cheia sol?
- Iar tu nu pricepeai de ce nu seamănă cu-o cheie!
- Emilian, nu ţi-am mulţumit niciodată!
- Cu plăcere!
- Dar să ştii...
Îi făcu semn să tacă, propunând mai bine să cânte, ea voce, acompaniată de el la pian. Pianul era singurul lui tovarăş în serile lungi de tristeţe. Îşi petrecuseră noaptea cântând şi rememorând amintiri. În rest, câteva strângeri de mână şi îmbrăţişări timide.
- Mi-am găsit sufletul acasă! În sfârşit!
- Până acum unde-a fost?
- Pe diverse scene. Ce-ai spune dacă aş rămâne aici? Pentru totdeauna!
- Ce-aş spune? Eu ce-aş spune? Cunoşti răspunsul, Lidia, dar asta nu depinde de mine.

          A doua zi, pe la ora prânzului, se înfăţişase Richard, căruia îi explicase prin telefon unde o găseşte. Îi povestise despre Emilian, atunci, la începuturile căsniciei lor. Concluzia fusese: „OK”. Făcuse prezentările. Vena de la tâmpla stângă a lui Richard prinsese iar aripi. Atât. În rest, acelaşi zâmbet condescendent. Fără nicio pregătire, îl înştiinţase că vrea să rămână cu Emilian. Răspunsul a venit sec, însă destul de repede, ca şi cum s-ar fi aşteptat la asta:
- You can't, Liddy, you just can't! I'm waiting in the car.2)
Atât zisese şi plecase la maşină.
          Lidia privea, sfâşiată, spre cele două lumi. Una, cu tot ce-şi poate dori un om normal într-o viaţă, material, în profesie, în căsnicie, pe culmile succesului, cu sclipirea, cu bogăţia ei, cu promisiunile de mai bine, alături de faimosul şi râvnitul dirijor Richard Robinson. Cealaltă, o lume a simplităţii, a anonimatului, a traiului la limita decenţei, împreună cu un profesor de muzică de la ţară, într-un sat în care încă n-ajunsese asfaltul. Dar o lume a bogăţiei interioare, a dragostei depline şi a unei adevărate înţelegeri. Cu Emilian, încă de când se ştiau,  se înţelegeau din priviri, aproape telepatic. Lui Richard era nevoie să-i explice de zeci de ori, pentru ca, la final, să nu fie niciodată convinsă că el a simţit exact ceea ce voia să-i spună. Se prăbuşise pe pat, plângând mocnit. Richard aştepta în maşină, la cum îl ştia, era în stare să aştepte o săptămână, fără să protesteze; Emilian tăcea, nu schiţa niciun gest, nu avea nicio reacţie. Şi-ar fi dorit ca el să fie hotărât, s-o roage să rămână sau chiar să-i ordone. Însă ştia că n-o va face. Ar fi fost peste firea şi peste educaţia lui.
- Ce spui? îl întrebase.
Săltase din umeri. Richard, măcar, avusese ceva de zis. Se ridică, simţindu-şi picioarele ca de plumb, îl sărută pe gură, apoi îi luă mâinile şi le sărută, umplându-le de lacrimi. El îi mângâie părul cu un gest ca o adiere.
- Ai ales bine, Lidia, să nu-ţi pară rău!

În maşină, plânsese pe umărul lui Richard până ce simţise că dă afară tot amarul. Apoi, îi făcu semn să plece.
- Are you sure?3), o întrebă înainte de a demara.
Dăduse afirmativ din cap, fără să mai arunce nicio privire înapoi. I se păru numai că zăreşte în oglinda retrovizoare cumpăna fântânii parcă îndoindu-se mai mult. Şi iarba aplecându-se într-o parte şi-n alta, foşnetul ei punându-i aceeaşi enervantă întrebare: Eşti sigură?
Răspunse inutil, pentru sine: Nu, nu sunt sigură. Parcă poţi fi vreodată sigur?

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1) (EN) Te iubesc oricum, oricine-ai fi
2) (EN) Nu poţi, Liddy, pur şi simplu nu poţi. Aştept în maşină.
3) (EN) Eşti sigură?