SE LE
LACRIME DI ALEPPO ARRIVANO A
VICENZA
"Signore, la prego mi aiuti", con queste parole
questa mattina (10-agosto 2017) mi fermò un signore con voce bassa e grande
dignità. Ho notato una fierezza umana segnata dalla tragedia. "Cerchi
soldi?" Gli chiesi. "Vengo da Aleppo. Conosci Aleppo?" "Sì,
da giornali, TV, una tragedia" gli risposi. "Aiutami per favore,
entro stasera devo trovare i soldi per biglietto di treno e andare in
Germania". Mi disse che questa era la sua priorità, che ad Aleppo sua
moglie incinta era morta sotto i bombardamenti di Assad. "Che Dio lo
maledica in eterno" disse. "No - gli risposi io - Dio non centra.
Sono solo gli uomini la causa di tutto questo. Solo loro". Mi prese le
mani e mi disse "Hai ragione...sono gli uomini". E così raccontandomi
della sua famiglia distrutta, e rimasto con un figlio piccolo, i suoi occhi si
riempirono di lacrime. Mi fece grande pena perché non potevo e non avrei potuto
aiutarlo. Ci spostammo all'ombra, perché il sole era piuttosto caldo.
"Sono andato alla Caritas, ma lì danno vestiti, cibo e niente soldi".
Penso "Lo so...purtroppo".
"Aiutami per favore se non trovo questi soldi per
biglietto stasera non posso raggiungere una zia in Germania che mi ha
assicurato lavoro. Qui in Italia non va bene per niente. Avevo un lavoro ero
dentista, avevo una casa, una moglie, avevo soldi. Tutto perduto. Non è vita
questa. Aiutami signore".
Ben cosciente che non potevo aiutarlo gli diedi pochi
spiccioli sentendomi un "verme", ma non avevo altro, ma anche ben
cosciente della realtà. Mi racconta dove dorme, in una precaria tenda sotto
alberi vicino alla stazione..."Ci sono ubriachi, gente cattiva, lì. Ti
sembra vita questa?"
Ero lì che pensavo a chi rivolgermi e glielo dissi. "Mi
prese di nuovo le mani, un gesto di grande dignità, di vicinanza, di umiltà.
"Per favore aiutami, poi quando sarò in Germania appena potrò ti farò
avere tutto, dimmi il tuo nome e cognome e ti sarò grato tutta la vita. Ho
studiato la lingua italiana". Lo guardavo in volto e la sua dignità di persona
corretta e grandemente sfortunata mi commuoveva, ma nulla potevo fare. Questa
era la realtà.
"Se non riesco andare in Germania mi ammazzo! Cerco un
ponte alto e mi ammazzo".
"Ma hai un figlio, non puoi dire così!" E mimando
un abbraccio disse "Lo abbraccio e mi ammazzo. Che vita è questa se perdi
tutto?"
"Comprendo la tua situazione ma non devi dire così,
devi avere coraggio (parole, solo parole, le mie)".
Mi abbraccia e..."Grazie lo stesso. Ciao" e si
incammina per la sua strada. Ed io con un magone immenso riprendo la mia. Come
si fa ad affrontare situazioni simili? Quante di queste realtà ci sono attorno?
Realtà già vissute da noi italiani non molti decenni fa, ma dimenticato tutto.
Si può e si deve essere solidali, ma il cittadino può far poco individualmente.
Ma basterebbe poco, basterebbe vedere persone sofferenti e non qualcosa altro
di ostile. Mentre qui in Italia c'è la gara di chi è più indifferente,
razzista, xenofobo, sparando falsità e rimanendo dentro il proprio recinto
mentale fatto di odio e indifferenza o l'incapacità tra le istituzioni ad una
accoglienza vera e lungimirante. Mentre scrivo questo fatto il magone è sempre
qui e il pensiero a quella persona, umile o meglio schiacciata dagli eventi che
l'hanno travolto è indelebile. Che strada avrà davanti a sé? Che strada hanno
chi fugge dagli orrori causati dagli umani???
Testo di Roberto Rossi
Pittore, poeta, scrittore
Nessun commento:
Posta un commento