L’AQUILA – Scriviamo questo reportage qualche
tempo dopo il nostro rientro della missione in Serbia. Capita, talvolta, d’essere completamente presi dalle
vicende che si rincorrono, da non lasciare il tempo della riflessione per
riordinare appunti, fatti ed emozioni e trarne un racconto compiuto. Lo
facciamo con qualche ritardo, senza tuttavia danno sulla memoria dei fatti,
delle persone e dei luoghi.
Sono stati un successo, per la
delegazione dell’Associazione Verbumlandiart
di Galatone (Lecce), gli incontri
tenuti dal 23 al 26 agosto scorso a Belgrado
con alcune importanti realtà culturali della Serbia, con le quali da alcuni
anni Verbumlandiart intrattiene stretti rapporti di relazione e cooperazione,
culminati per le associazioni letterarie serbe in diverse visite in Italia e
per l’associazione salentina in precedenti missioni nel Paese balcanico, a Belgrado, Pozarevac, Kostolac e Novi Sad. La delegazione, composta da Regina Resta, presidente di Verbumlandiart,
dal vicepresidente Goffredo Palmerini
e dalla componente del Consiglio direttivo Mirjana
Dobrilla, è stata impegnata in eventi letterari ed incontri istituzionali,
nel quadro d’una collaborazione con prestigiose istituzioni culturali della Serbia, già collaudata con la
partecipazione serba a diversi eventi in Italia, ultimamente a Roma, presso la sede della Società Dante Alighieri, in occasione del IV Premio internazionale
“La Voce dei Poeti”.
Arrivata il 23 agosto a metà giornata,
con il volo Alitalia da Roma, la delegazione è stata accolta in aeroporto da Sabah Al-Zubeidi, direttore del Centro
culturale “Mesopotamija” di Belgrado. Giusto il tempo di raggiungere la città e
arrivare a casa della poetessa Nadica
Ilic per una gustosa conviviale, alla quale hanno partecipato alcuni ospiti
tra i quali il poeta Ali Al-Baldawi,
proveniente dalla Bosnia Erzgovina, quindi la sistemazione in albergo e già il
primo impegno pubblico per la delegazione. Nel cuore istituzionale di Belgrado, nella magnifica sede dell’Unione degli Scrittori, alle 19, si è
tenuta la presentazione di due volumi di liriche, entrambi pubblicati
dall’editore Zlatomir Jovanovic, in
italiano, serbo e lingua romanì.
Dapprima è stata presentata la silloge
"Essere solo me stessa" di Regina Resta, con intervento
dell’editore e di Goffredo Palmerini,
che del volume ha redatto la prefazione insieme al contributo critico
introduttivo scritto da Tiziana Grassi.
Significativa la presenza del mondo letterario serbo all’evento, che si è svolto
nella bella sala auditorium al pianterreno dello storico palazzo. E’ seguita
quindi la presentazione della silloge "Cercami
nel cuore" di Mirjana Dobrilla,
con prefazione di Borisav Blagojevic,
poeta insigne ed esponente del mondo letterario serbo, che presente all’evento
ha tessuto le lodi all’autrice per la delicata raffinatezza poetica. L’evento
si è aperto con una puntuale introduzione della poetessa Lidija Malovic, che ha poi coordinato gli interventi, trapuntati da
letture di liriche, nelle tre lingue.
L’indomani 24 agosto, con inizio alle ore 11, presso la grande Aula conferenze
di Stari Grad (Città Vecchia), municipio
nel cuore storico di Belgrado, la
delegazione ha partecipato, ospite d’onore, al Festival internazionale di
Poesia organizzato dal Centro Culturale
“Mesopotamija” con il patrocinio dell'Ambasciata
dell'Iraq in Serbia, sotto la direzione artistica di Sabah Al-Zubeidi. Prima dell’inizio della lunga kermesse
poetico-letteraria, la delegazione italiana, in una sala riservata, è stata
salutata dal Ministro primo Consigliere dell’Ambasciata irachena, Farook Sadik Haider, accompagnato
dall’addetto culturale Hussam Saeed Al-Lamy.
La Presidente del Consiglio municipale di Stari Grad, Mila Popovic, ha porto il saluto della città capitale della Serbia.
Presenti all’incontro anche Mirjana Nikic, giornalista del quotidiano Politika, Violeta
Dimitric
e Borisav Blagojevic. Nel
corso dell’incontro è stato sottoscritto da Regina Resta e da Sabah
Al-Zubeidi un Protocollo di Cooperazione tra l’Associazione Verbumnlandiart
e il Centro Culturale Mesopotamija, tenendo conto degli interessi comuni nel
campo della Cultura, della Poesia e dell’Arte e dello sviluppo delle relazioni
culturali tra i due Paesi.
Ha quindi preso avvio il Festival di Poesia,
che ha visto partecipazione all’evento con proprie opere numerosi scrittori e
poeti da molti Paesi: Serbia 85, Montenegro 6,
Croazia 10, Bosnia Erzgovina 10, Macedonia 10, Slovenia 1, Russia 1, Romania 8,
Austria 2, Italia 5, Germania 11, Danimarca 3, Francia 1, Svezia 3, Canada 1,
Usa 2, Gran Bretagna 2, Australia 2, Iraq 11, Siria 5, Tunisia 6, Algeria 6,
Marocco 4, Giordania 1, Oman 5, Libano 1, Egitto 1, Sudan 1. Le opere vincitrici sono state
riportate in una curata antologia. Molti gli autori presenti, dagli Stati
balcanici in particolare, ma anche da altri Paesi. A loro hanno dato il saluto,
in rappresentanza dell’Ambasciatore dell’Iraq, il Ministro primo Consigliere Farook Sadik
Haider e la Presidente del Consiglio municipale
Mila Popovic.
E’ seguita una lunga sequela di declamazioni
di liriche, consegna di riconoscimenti ai Poeti vincitori e ai menzionati
d’onore, cui ha provveduto la Giuria presente al tavolo della presidenza,
composta da Sabah Al-Zubeidi, Zlatomir
Jovanovic, Violeta Dimitric, Borisav
Blagojevic, Violeta Bozovic. Ha infine concluso la manifestazione l’atto di
sottoscrizione, tra Verbumlandiart e l’Associazione degli Scrittori di lingua
romanì, di un Patto di Amicizia e collaborazione, firmato dai rispettivi
presidenti Regina Resta e Zlatomir Jovanovic. Consistente e
dinamica la presenza al Festival letterario di poeti di lingua araba, anche
provenienti dai Paesi del Medio Oriente, in particolare con il giornalista e
traduttore iracheno Hussein Nhaba, il
quale ha manifestato di voler realizzare anche in Iraq un evento letterario, proprio in collaborazione con
l’Associazione Verbumlandiart.
Domenica 25 agosto. Era
una giornata un po’ velata dalla pioggia mattutina, ma poi si è aperta al bello una calda giornata di sole. La delegazione italiana e diversi ospiti
stranieri, guidati da Sabah al Zubeidi e Borisav Blagoievic, hanno
visitato alcuni monumenti, ma particolarmente la Fortezza di Belgrado,
dalla quale si gode una magnifica vista sulla città e sul fiume Sava
laddove confluisce nel Danubio. Imponente
e vasta, la Fortezza domina sul corso del fiume e consente di ammirare lo
skyline della città che si staglia sul blu tenue del cielo. Il Kalemegdan, così si chiama il complesso
della Fortezza, è oggi il più grande parco della città di Belgrado, situato nella municipalità di Stari Grad, proprio nel centro della capitale serba. Dal colle
della Fortezza la vista sui due fiumi è eccezionale, come il profilo delle
architetture urbane della capitale.
Un po’ di storia della Fortezza. Alla
fine del I secolo a.C. i Romani edificarono un castrum alla confluenza del Danubio con la Sava, come accampamento
permanente della IV Legione “Flavia”. Il castrum,
denominato Singidunum, fu distrutto
dagli Unni e ricostruito nel VI secolo per essere nuovamente danneggiato un
secolo più tardi dagli Avari e dagli Slavi. Non si conosce con esattezza quando
gli Slavi ricostruirono la città: probabilmente tra l’VIII e il IX secolo. Si
sa, comunque, che per la prima volta il nome di Belgrado fu menzionato in una lettera di Papa Giovanni VIII del 16 aprile 878, e si ipotizza che derivi dal
particolare colore bianco della roccia calcarea di cui è composta la fortezza (beli: bianco, grad: città), diversa dalle rocce più scure dei rilievi
circostanti. La fortificazione fu per secoli l'unica area della zona di
Belgrado ad essere abitata. L'imperatore Manuele
I Comneno, nel XII secolo fece ricostruire le mura romane, e il despota Stefan Lazarevic, che dichiarò Belgrado capitale dello stato serbo,
nel XIV secolo fece riparare e rafforzare le strutture difensive della città
alta e di quella sottostante, ampliò l’edificio della corte e fece costruire un
porto fluviale sulla Sava.
Durante il periodo della dominazione
ottomana, iniziata nel 1521, fino a tutto il XVII secolo non furono fatte
grandi opere, mentre nel XVIII secolo, la fortezza fu ricostruita e distrutta
per tre volte. Durante l'occupazione austriaca (1717-1739) assunse un’importantissima
funzione difensiva e fu tra le più possenti fortificazioni europee. Dopo la
vittoria dei serbi nella seconda rivolta contro i turchi e la liberazione di Belgrado, l’importanza della fortezza
diminuì. Nel 1869 iniziarono i lavori per la trasformazione dell’area
circostante la fortezza in parco: nel 1891 furono create strade percorribili
nell’area pianeggiante ai piedi della rocca e furono piantati numerosi alberi.
Capitale della
Serbia, Belgrado ha oggi circa un milione e 700.000 abitanti con la sua area metropolitana.
Ѐ una delle città più antiche d’Europa e un importante
nodo di trasporti dove s’intersecano le reti di comunicazione tra l’Europa
orientale e occidentale. Vi si incrociano, infatti, le strade europee E70 ed
E75, l’intreccio di corridoi paneuropei 7 e 10, il collegamento con le
principali direttrici ferroviarie, l’aeroporto internazionale “Nikola Tesla” e
due fiumi internazionali navigabili. La città è infatti situata sui due grandi
fiumi, la Sava e il
Danubio, dalle cui acque è circondata su tre lati. Proprio per
questa sua posizione è stata giustamente chiamata “il cancello dei Balcani” e
“la porta d’Europa”. Belgrado è amministrativamente divisa in 17 municipi, di cui 10
centrali e 7 suburbani. La città, che nelle periferie ha un’edilizia spesso
degradata da impronte architettoniche che richiamano il regime comunista, nel
centro sta rinnovandosi sia nella cura degli arredi urbani che nel restauro
degli antichi palazzi, mentre nelle aree esterne svettano ardite moderne architetture.
Qualche palazzo porta ancora le ferite
dei missili “chirurgici” delle forze Nato, durante la guerra civile nell’ex Jugoslavia che tra il 1991 e il 1995
fece decine di migliaia di morti in una terribile lotta fratricida, e poi in
quella con il Kosovo fino al 1999. Il
palazzo è rimasto così, con le sue ferite, come un monumento dilaniato dagli
orrori d’una guerra che la Serbia attuale vuole gettarsi alle spalle,
ripudiando i germi del nazionalismo e della violenza etnica che la Corte penale
internazionale dell’Aja
ha duramente sanzionato nei responsabili di quella immane tragedia, condannati
per crimini contro l’umanità. Oggi la Serbia
e la sua capitale Belgrado investono
sulla conoscenza, sulla cultura, sull’innovazione tecnologica e sullo sviluppo
industriale e delle infrastrutture. Proprio qualche settimana fa è stato
infatti inaugurato un tratto della E763, la prima autostrada che sarà realizzata
interamente con investimenti stranieri, in questo caso della Cina la cui visione di futuro è
impostata nei prossimi decenni proprio nel campo delle reti infrastrutturali,
basti pensare alla Via della Seta che riguarda anche l’Italia.
Si diceva dell’investimento nella
cultura in Serbia. Così evidente proprio nella capitale. A conferma
dell’importanza di Belgrado nel
mondo culturale sono i numerosi eventi internazionali
con manifestazioni teatrali, cinematografiche, musicali, e i festival. Molti i
congressi e le fiere, mondiali e nazionali. Il “Sava
Centar” rappresenta uno dei complessi congressuali e culturali più
attraenti in questa parte d’Europa. La Fiera di Belgrado “Beogradski Sajam” accoglie
ogni anno oltre 40 fiere internazionali. Numerosi gli stadi e gli impianti sportivi
nella capitale dove si tengono eventi sportivi mondiali ed europei.
Questo si osserva girando per Belgrado, per il tempo che ci è
concesso, anche riguardo al grande Parco pubblico adiacente alla Sava e ai
grandi giardini nel centro della città, assai curati. L’ho fatto, nei ritagli
di tempo, un giro a piedi nel cuore della città, a Stari Grad, che per buona parte è pedonalizzata. Ero ben sistemato
in un grazioso B&B, la camera sopra un buon ristorante, in via Marsala
Birjuzova. A un centinaio di metri c’è la grande arteria centrale della città
sulla quale affacciano negozi di classe, l’imponente e lussuoso albergo Moskva.
Ma non era questo che mi interessava vedere, ma la Chiesa di San Sava che sulla sinistra, un chilometro più avanti,
s’erge nella sua maestosità. E’ la più grande chiesa ortodossa del mondo.
L’avevo già visitata due anni fa, ma merita d’essere rivista se non altro
perché è un cantiere aperto, i cui lavori iniziarono nel 1935. Un po’ come la
Sagrada Familia a Barcellona, chiesa
cattolica cominciata circa un secolo e mezzo fa, il tempio di San Sava è il
formato ortodosso di un’altra grande “fabbrica”. Che è un orgoglio per la città
e una singolarità di Belgrado. Con
la sua mole domina la città, posta al centro dello stesso asse che partendo
dalla Fortezza raggiunge il
grattacielo Beogradanka.
Il tempio è a pianta
centrale, sulla quale si erge una cupola sorretta da pennacchi. Ai quattro lati
corti della struttura, a croce greca, si aprono altrettante absidi sormontate
da semi-cupole. Gli spazi sottostanti le semi-cupole sono divisi dalla navata centrale
attraverso arcate che sorreggono le gallerie. E’ una chiesa possente ed
imponente, con la superficie interna che supera gli ottomila metri quadrati,
mentre l’altezza, alla sommità della croce posta sopra la grande cupola, è di
79 metri. Può contenere fino a 10 mila fedeli. La cripta è un tripudio di ori,
nelle decorazioni neobizantine che l’impreziosiscono. Decorata a mosaico, la
cripta contiene il tesoro di San Sava
e la tomba del despota Stefan Lazar
Hrebeljanovic. L’esterno è rivestito interamente in marmo travertino
bianco. L’interno è attualmente incompleto. La decorazione è in travertino
scolpito con motivi floreali e nel registro inferiore in marmi policromi a
motivi geometrici. Le gallerie sono sorrette da colonnati in porfido verde, sovrastati
da travertino con un fregi finemente lavorati. Sul lato orientale delle navate
laterali ci sono due cappelle, una sola è attualmente completata. Vi è presente
un presbiterio sormontato da una volta affrescata, decorato
con alcune belle icone pittoriche.
La cupola centrale, che
all'interno misura 30 metri di diametro, sarà decorata con la figura del Cristo Pantocrator. La chiesa
impressiona per la sua grandezza e magnificenza. Quando sarà completata s’offrirà
in tutta la sua bellezza. All’esterno, tutto intorno, c’è un grande parco e,
davanti l’ingresso principale della chiesa, due grandi fontane a vasca con
getti d’acqua. Le parole, tuttavia, non riescono a descrivere le emozioni che
si provano entrando nel tempio di San
Sava. Ed è stato un modo per verificare i progressi del cantiere, che molti
anni ancora ha davanti per veder completata l’opera. Come pure nella città,
almeno in centro, si nota una riqualificazione urbana di pregio, nella scelta
delle pavimentazioni lapidee e dei decori, che risaltano le architetture più ricercate
dei palazzi, dei monumenti, delle quinte urbane. Ho lasciato la città il 27
agosto mattina, per rientrare in tempo all’Aquila per la Perdonanza Celestiniana, il più antico giubileo della storia istituito
da Papa Celestino V ben 725 anni fa.
Mentre il taxi mi portava all’aeroporto, che si trova ad una ventina di
chilometri dal centro della città, osservavo ai lati dell’ampia arteria stradale
la teoria di campi di mais ancora verdi e gli alberi frondosi con il graduale
cambio dei colori per l’autunno incipiente.