Quest’anno ho preso un mese di ferie.
Un mese di vacanza tutto intero non mi capitava più dai tempi della scuola!
Chi fa un lavoro autonomo, come me, non può distrarsi troppo a lungo.
Rischia
di perdere il ritmo delle cose da fare e di veder deragliare
l’organizzazione professionale costruita nel tempo, con impegno,
dedizione e fatica.
Nel mio caso l’ostacolo più grosso alle
assenze estive è sempre stato il bisogno di non abbandonare le persone
in difficoltà nel momento in cui il caldo e l’atmosfera vacanziera fanno
sembrare più intensi i dispiaceri.
La mia professione non prevede altra strategia che l’ascolto partecipe e attento del malessere di chi chiede aiuto.
Il dolore, infatti, è sempre: urgente!
E ha bisogno di risposte tempestive e puntuali.
Forte di queste considerazioni, il mio Attivista Interiore ha
avuto buon gioco nel convincermi di anno in anno a diluire le ferie, e
mi ha insegnato ad alternare presenza e assenza, in modo da riposarmi
senza far sentire nessuna mancanza.
Basandomi sulle sue
indicazioni e sulla sua comprovata competenza professionale, fino ad
oggi ho scelto di prendere una settimana di vacanza ogni tanto, in modo
da non abbandonare chi ha urgenza e fornire un supporto psicologico
stabile e costante.
Quest’anno, però, gli incontri, le letture e
le sedute di Voice Dialogue hanno permesso anche ad altri sé di
emergere dall’inconscio (dove li avevo confinati) e di sedersi a
fianco al mio instancabile Attivista, partecipando alla gestione della mia vita.
Certamente
questa folla di personalità ha complicato non poco la regolare
organizzazione dei giorni di riposo ma, nonostante il dibattito interno
(che già da marzo aveva cominciato ad accendersi sul tema del mio tempo
libero), l’Attivista aveva le idee chiare su come debbano essere gestite le vacanze di una professionista seria e competente come me.
E,
di sicuro, non avrebbe avuto alcun cedimento sulla sua (nostra!)
tabella di marcia se, nel mese di maggio, proprio durante l’intensivo
sugli istinti, una Bambina Handicappata, Lunatica, Taciturna e Scontrosa, non avesse agito un golpe nella mia personalità, rovesciando il potere di ogni altro sé.
Primari o rinnegati, poco importa!
Sopraggiunta
così, senza nessun preavviso, approfittando di una caduta che mi aveva
infortunato un piede e reso invalida per qualche tempo, quel piccolo
ingombrante Calimero non ha più abbandonato la sua postazione centrale
nella mia vita.
E ancora tiene banco dall’alto del suo insopportabile mutismo.
È lei che ha cominciato a insidiare l’Attivista, col suo silenzio pieno di recriminazioni.
Lei, che non parla e non ama incontrare nessuno.
Lei,
che non è simpatica e che non si diverte a fare le cose che gli altri
amano condividere insieme (mangiare, conversare, uscire, andare al
cinema…).
Lei, che non vuole mai fare nulla e che è capace di starsene delle ore in silenzio, a chiacchierare con i suoi pensieri.
Lei.
L’impresentabile.
Quella che mi fa sempre sfigurare.
Lei.
Cioè io.
Quella che cerco di nascondere a tutti, per avere degli amici, per sentirmi attraente e per cercare di farmi voler bene.
Sì, insomma… quella che non vorrei essere.
E invece sono.
Arroccata nel centro della mia volontà, la Piccola Asociale cantilenava nella mia testa il suo bisogno di solitudine, argomentandolo in silenzio con la minaccia della malattia.
“Che senso ha la vita?
Se non per riconoscere se stessi?
Rifugiarsi negli altri serve spesso
per diluire l’impatto della tua verità.
E i mali poi ci fanno ritrovare
le nostre più profonde personalità.”
Che dire?
Da maggio, io e lei abbiamo cominciato a prenderci le misure.
Quel
piede dolorante è stato lo strumento che le ha permesso di fare
capolino nella mia coscienza, obbligandomi a tollerare la sua (mia!)
natura: introversa, solitaria e riflessiva.
“Si vabbè…!!!”
Ok.
Volevo dire: la sua (mia!) natura insicura, impacciata, paurosa, selvatica, chiusa e scorbutica.
(Grazie, Critico!)
Il
percorso del Voice Dialogue mi sta aiutando ad accogliere questa parte
di me che, fino ad oggi, avevo profondamente rinnegato.
Senza
identificarmi totalmente in lei, ma riconoscendone le caratteristiche e
accettando che la sua realtà faccia da “contrappeso” alla mia Disinvolta Capacità Di Fare Amicizia Con Tutti.
E così io e lei stiamo imparando a parlarci.
O meglio: io sto imparando a non nasconderla e a permetterle di esprimere i suoi bisogni.
Soprattutto quel suo desiderio di stare da sola.
È così che quest’anno ho deciso di non dare totalmente retta al mio Attivista.
Essere
sempre pronta ad ascoltare gli altri è un’arte che per rigenerarsi ha
bisogno anche di momenti trascorsi in silenzio e in solitudine.
Quella Bambina Antipatica e Brontolona lo sa.
E non se ne vergogna.
“Che senso ha la vita?
Se non per riconoscere se stessi?
Rifugiarsi negli altri serve spesso
per diluire l’impatto della verità.”
(Ok. Ok. Ho capito.)
Quest’estate
ho fatto le ferie più lunghe degli ultimi quarant’anni, ma questo non è
il risultato più importante del mio percorso di crescita personale.
Il cambiamento vero è nella pienezza, nell’appagamento e nella felicità con cui ho vissuto ogni singolo giorno.
Ogni minuto delle mie vacanze.
La mia Impresentabile Bambina Interiore è felice.
Libera
dal razzismo e dall’emarginazione con cui l’avevo stigmatizzata fino ad
adesso, può finalmente farmi dono del suo entusiasmo e della sua
gioiosa autenticità.
“Che senso ha la vita?
Se non per riconoscere se stessi?”
Carla Sale Musio